Aumento disoccupati, Terni la settima peggiore in Italia. Perugia la 24esima
Nuova indagine del settore Datajournalism di Mediacom043, diretto da Giuseppe Castellini, sull’andamento del mercato del lavoro 2017 (media d’anno) nelle province di Perugia e di Terni mettendole a confronto con tutte le altre province italiane. Un’indagine basata sui dati ufficiali forniti dall’Istat e dalla quale emerge che la provincia di Terni è la settima peggiore in Italia per andamento del numero dei disoccupati. Meglio, ma comunque male, anche la provincia di Perugia, che è 24esima per peggior andamento del numero dei disoccupati. I disoccupati, infatti, crescono del 22,4% in provincia di Terni e del 7,8% in quella di Perugia. Complessivamente, i disoccupati nel 2017 aumentano in Umbria dell’11,4% (da 37mila 494 aa 41mila 762) rispetto al 2016, secondo peggior risultato dopo quello del Molise. E il tasso i disoccupazione della regione supera per la prima volta quello del Centro. Ma leggendo i dati, compresi quelli del numero degli occupati, un filo di speranza c’è anche se solo per la provincia di Perugia, mentre quella di Terni marca un peggioramento a 360 gradi del mercato del lavoro. All’indagine sono allegate 4 tabelle.
Sintesi dell’indagine
Disoccupazione (Tabella 2) - Terni è la settima provincia italiana per peggior andamento del numero dei disoccupati nel 2017 rispetto al 2016, Perugia è la 24esima. In entrambe le province umbre i disoccupati aumentano, nel Ternano del 22,4% (da 9mila 267 a 11mila 342, +2mila 075 disoccupati), nel Perugino del 7,8% (da 28mila 227 a 30mila 420, +2mila 193 disoccupati), mentre nella media nazionale la situazione migliora, con un calo del 3,5% (da 3,012 a 2,906 milioni di disoccupati). Una situazione che, come rilevato in un precedente rapporto del settore Datajournalism di Mediacom043, vede l’Umbria come seconda peggiore regione italiana dopo il Molise per andamento del numero dei disoccupati nel 2017 rispetto al 2016, con una crescita dell’11,4% (da 37mila 494 a 41mila 762, +4mila 268). Si tenga presente che solo tre regioni presentano una crescita dei disoccupati: Molise, Umbria e Campania. Tutte le altre evidenziano invece un miglioramento.
Il quadro del mercato del lavoro nelle due province umbre, all’interno dell’andamento nazionale, regionale e di tutte le province italiane, emerge dalla nuova indagine effettuata dal settore Datajournalism di Mediacom043, diretto da Giuseppe Castellini, che ha elaborato i dati ufficiali forniti dall’Istat.
Quando si parla di disoccupati si intendono quello definiti ‘in senso stretto’, ossia coloro che, nei 30 giorni precedenti la rilevazione Istat, hanno cercato attivamente un lavoro senza tuttavia trovarlo e sono disposti ad accettare qualsiasi impiego qualora venga loro proposto (senza porre condizioni di orario e con la disponibilità spostarsi fino a 40 Km dal luogo di residenza). Ad esempio non rientrano tra i disoccupati in senso stretto, ma finiscono tra le non forze di lavoro coloro che, poiché magari scoraggiati dall’aver cercato molto l’occupazione senza trovarla, nemmeno fanno più una ricerca attiva di lavoro. In sostanza, più che di tasso di disoccupazione sarebbe meglio parlare di tasso di disperazione, con 4mila 762 persone (30mila 420 in provincia di Perugia e 11mila 342 in quella di Terni) che accetterebbero un lavoro subito, qualora venga loro offerto, senza porre particolari condizioni. Gente, insomma, che ha urgente bisogno di lavorare, ma che resta tagliata fuori.
Se, infatti, si andasse a vedere, invece che il tasso di disoccupazione in senso stretto, quello ‘allargato’ (che comprende coloro che un lavoro non lo cercano attivamente, metà circa dei quali perché scoraggiati, ma che lo accetterebbero qualora venga loro offerto), la situazione risulterebbe peggiore. Come riportato in un precedente rapporto di Mediacom043, per quanto riguarda l’Umbria il numero dei disoccupati ‘allargati’ sale nel 2017 a 67mila (ma in questo caso con un calo rispetto ai 69mila del 2016), con il tasso di disoccupazione ‘allargato’ che nella regione si situa al 15,8% (rispetto al 16,3% del 2016).
Tasso di disoccupazione (Tabella 4) – Tornando al tasso di disoccupazione in senso stretto, in provincia di Perugia nel 2017 è del 10,14%, in aumento rispetto al 9,45% del 2016 (+0,62 punti percentuali). Incremento più marcato in provincia di Terni, dove il tasso di disoccupazione in senso stretto sale dal 9,71% all’11,73% (+2,02 punti percentuali).
Così, se entrambe le province umbre nel 2016 restavano sotto la media nazionale del tasso di disoccupazione, nel 2017 Terni va sopra tale soglia e Perugia resta sotto. In Italia, infatti, il tasso di disoccupazione in senso stretto scende, sempre tra il 2016 e il 2017, dall’11,69% all’11,21%. Entrambe le province umbre, inoltre, presentano un tasso di disoccupazione in senso stretto superiore alla media del Centro (che nel 2017 è del 9.98%, in calo dal 10,43% del 2016).
L’Umbria, per avere un quadro di riferimento, passa da un tasso di disoccupazione del 9,6% a uno del 10,5%, restando sotto la media nazionale ma avvicinandosene molto e per la prima volta presentando una percentuale di disoccupati più alta di quella del Centro (fino al 2016, infatti, l’Umbria presentava un tasso di disoccupazione più basso del Centro).
Occupazione (Tabelle 1 e 3) – Anche sul fronte dell’andamento del numero degli occupati nel 2017 la provincia di Terni fa peggio di quella di Perugia. Nel Ternano gli occupati scendono infatti dell’1% (da 86mila 168 a 85mila 329), nel Perugino crescono dello 0,5% (da 268mila 059 a 269mila 474). La provincia di Perugia, nonostante il segno più, comunque non brilla e si posiziona nella parte media della classifica (al 57 posto su 110) delle province, come si può notare nella tabella 1. In Italia, infatti, il numero degli occupati sale nel 2017 dell’1,2% rispetto al 2016, in Umbria solo dello 0,2% (da 354mila 227 a 354mila 803).
Di conseguenza, come si può vedere nella Tabella 3 il tasso di occupazione nel 2017 scende in provincia di Terni (da 59,7% a 59,5%), mentre sale leggermente in quella di Perugia (da 63,8% a 64,1%), nettamente sotto la media nazionale e di quella del Centro (+0,8 punti percentuali). Un andamento che va avanti da qualche anno e che sta riducendo drasticamente il vantaggio che l’Umbria, sia nella provincia di Perugia che in quella di Terni, aveva rispetto al tasso di occupazione medio nazionale. Insomma, il vantaggio resta ma si assottiglia.
Per chiarezza, il tasso di occupazione è la percentuale di persone in età da lavoro che hanno un’occupazione (ad esempio, il tasso di occupazione nel Ternano del 59,7% significa che hanno un’occupazione, tra gli individui in età da lavoro, 59,7 persone su 100).
CONCLUSIONI
Dai dati un filo si speranza, ma solo per la provincia di Perugia
Non sarà sfuggito che, in provincia di Perugia (come nella media umbra) il numero dei disoccupati aumenta ma cresce, sebbene di poco, anche il numero degli occupati. Sembra una contraddizione, ma non lo è. Perché significa che persone prima inattive, ossia che non cercavano un lavoro (o ponevano particolari condizioni per accettarlo), si sono messe a cercare l’occupazione. Ma il mercato del lavoro umbro non è riuscito ad assorbire questo afflusso, determinando l’incremento dei disoccupati in senso stretto.
A ben guardare, se persone prima inattive si mettono a cercare un lavoro può significare che hanno maggiori speranze di trovarlo e questo dimostrerebbe che qualcosa di positivo si stia muovendo nell’economia umbra. Ma non è detto, perché la spinta a cercare lavoro potrebbe derivare anche dalla necessità di far quadrare i conti familiari, ad esempio il coniuge si metTe a cercare lavoro perché l’altro ha subito una riduzione dell’orario di lavoro, o è finito in cassa integrazione o in disoccupazione, o in contratto di solidarietà. Per avere un quadro più preciso di quello che sta realmente avvenendo bisogna quindi attendere i dati dei prossimi trimestri. Al momento non èpossibile dare una valutazione univoca.
Risposta univoca che invece c’è nel caso della provincia di Terni, dove i disoccupati aumentano e gli occupati scendono, marcando un peggioramento tout-court del mercato del lavoro.
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