Rapporto del settore Datajournalism di Mediacom043, diretto da Giuseppe Castellini, sull’andamento del mercato del lavoro 2017 (media d’anno) dei laureati e dei diplomati in Italia, nelle circoscrizioni territoriali e in Umbria. Emergono dati molto interessanti. Il boom dei disoccupati umbri laureai (+19%) e di quelli diplomati (+9%), con la regione che presenta in entrambi i casi il secondo peggior risultato d’Italia, è tuttavia controbilanciato almeno per i laureati da altri dati di segno diverso (ad esempio, tra i laureati in Umbria aumentano i disoccupati, ma anche gli occupati) che vanno interpretati. Il Rapporto è corredato di due tabelle, una che riguarda i laureati e l’altra i diplomati. Chi volesse avere il Rapporto completo, comprensivo di tabelle, può chiederlo inviando mail a news-lettere@mediacom.it, oppure a giuscastellini@gmail.com.

Sintesi del Rapporto

Nel 2017 boom in Umbria dei disoccupati laureati e di quelli diplomati. Il numero dei disoccupati laureati rispetto al 2016 sale nella regione del 19% (secondo peggior risultato dopo quello del Friuli Venezia Giulia), passando da 4mila 900 a quasi 5mila 900, mentre il numero dei disoccupati diplomati cresce del 9% ( da 18mila 500 a quasi 20mila 200), anche in questo caso peggior risultato d’Italia dopo quello del Molise. Il tasso di disoccupazione umbro, tra il 2016 e il 2017, sale dal 5,7% al 6,4% per i laureati e dal 9,3% al 10,2% per i diplomati.

Ma guardando dentro questi dati le cose, pur mostrando un andamento del mercato del lavoro per laureati e diplomati peggiore della media nazionale e di quella del Centro (per non parlare del confronto con le regioni del Centro-Nord), non sono così disastrose. Ad esempio, se è vero che c’è un aumento boom dei disoccupati laureati, è vero che c’è anche un aumento degli occupati con la laurea, il che a prima vista potrebbe sembrare inspiegabile. Per i diplomati, invece, le cose in Umbria vanno peggio rispetto ai laureati, perché per loro aumenta il numero dei disoccupati e scende quello degli occupati (andando in decisa controtendenza rispetto alla media nazionale). Anche se, come vedremo, in lontananza anche per l’occupazione dei diplomati si vede una piccola, piccolissima luce.

È, in estrema sintesi, quanto emerge dal Rapporto sul mercato del lavoro di laureati e diplomati in Umbria nel 2017 elaborato dal settore Datajournalism di Mediacom043 sulla base dei dati forniti dall’Istat (i dati sono tutti in media d’anno).

 

Il Rapporto

 

Il mercato del lavoro dei laureati (Tabella 1)

Per il mercato del lavoro dei laureati in Umbria ci troviamo davanti a un’apparente contraddizione. Il numero dei disoccupati laureati nel 2017 rispetto al 2016 cresce addirittura del 19% (peggior risultato dopo quello del Friuli Venezia Giulia, che marca +40,1%), passando da 4mila 900 a 5mila 850, ma aumenta anche il numero degli occupati laureati: da 81mila 800 a 85mila 550 (+3mila 750), con una crescita del 4,6%. Come è possibile?

È possibile perché nel 2017 scendono i laureati inattivi, cioè le persone laureate che nel 2016 non rientravano tra le forze di lavoro perché non cercavano attivamente un’occupazione o comunque non rispettavano i criteri Istat (che si basano su quelli Eurostat) attraverso i quali una persona che non ha un’occupazione viene considerata disoccupata. Va chiarito che tra questi criteri c’è quello di aver svolto una ricerca attiva di lavoro nel mese precedente la rilevazione. Una persona senza lavoro che, nel mese precedente la rilevazione non ha svolto una ricerca attiva di lavoro (magari perché scoraggiato da vari tentativi andati a vuoto) statisticamente non è un disoccupato, ma finisce nelle non forze di lavoro.

Insomma, sia l’aumento dei disoccupati che quello degli occupati laureati deriva dal fatto che gli inattivi sono scesi, ossia nel 2017 più persone si sono messe a cercare attivamente un’occupazione e 3mila 700 in Umbria l’hanno trovata. Ma il mercato non è riuscito ad assorbire del tutto questo afflusso e da qui l’aumento di quasi mille disoccupati laureati, cresciuti appunto in Umbria del 19%.

Il fatto che più persone laureate in Umbria si siano messe a cercare lavoro potrebbe essere un segno positivo, perché generalmente si cerca quando si ha qualche concreta possibilità di trovare. In altre parole, un maggior numero di persone laureate che si mette a cercare attivamente un’occupazione può voler dire che viene percepita una maggiore possibilità di trovare il lavoro.

Non è inusuale, infatti, che quando l’economia migliora aumenti sia il numero degli occupati che quello dei disoccupati, appunto perché la maggiore possibilità di trovare un’occupazione porta più persone a cercarla, trasformandole statisticamente da inattive a forze di lavoro (occupate e/o disoccupate). Così, visto che gli inattivi laureati in Umbria sono scesi da oltre 15mila 300 a 13mila 300, è possibile che ciò derivi anche dal fatto che la ripresa economica, offrendo più opportunità di lavoro, abbia stimolato più laureati umbri a mettersi (o a rimettersi, nel caso degli scoraggiati) a cercarlo.

Chiarito questo c’è da dire che, se la situazione umbra del mercato del lavoro dei laureati appare migliore di quello che non dica l’aumento record dei disoccupati, certamente le cose nella regione vanno peggio che nel resto del Paese. Come si può vedere nella Tabella 1, l’aumento degli occupati laureati umbri (da 81mila 800 a 85mila 550), +4,6%, è più basso sia della media nazionale (+6,4%) che di quella del Centro (+6,8%), sia di qualsiasi altra circoscrizione territoriale compreso il Mezzogiorno, dove il numero degli occupati laureati nel 2017 sale del 5,6% rispetto al 2016.

Non solo, ma mentre nella media nazionale il numero dei disoccupati non cresce (ossia il calo degli inattivi laureati è stato assorbito dal mercato del lavoro, facendo aumentare gli occupati senza far crescere quello dei disoccupati), in Umbria come visto aumenta invece del 19% (+950 persone circa). Ed è da rilevare di conseguenza che in tutte le circoscrizioni territoriali il tasso di disoccupazione dei laureati scende (nella media nazionale dal 6,7% al 6,4%), mentre in Umbria sale dal 5,7% al 6,4%: Con il risultato che, se nel 2016 il tasso di disoccupazione dei laureati era in Umbria inferiore a quello del Centro (5,7% contro 6%), nel 2017 diventa superiore (6,4% contro 5,8%).

In definitiva, per i laureati umbri le cose stanno meglio di come appare guardando solo al boom dei disoccupati con la laurea, ma stanno andando peggio rispetto a quanto avviene in tutte le circoscrizioni del Paese.

 

Il mercato del lavoro dei diplomati (Tabella 2)

Se Atene piange, Sparta davvero non ride. Perché, se per i laureati in Umbria c’è l’aumento boom dei disoccupati ma nello stesso tempo crescono anche gli occupati, per i diplomati nella regione la situazione vede crescere i disoccupati e calare gli occupati. Nel 2017, rispetto al 2016, in Umbria il numero degli occupati diplomati cala infatti da 180mila 300 a 176mila 900 (-3mila 400), con una flessione dell’1,9%. Il numero dei disoccupati diplomati sale invece da poco meno di 18mila 500 a quasi 20mila 200 (+1.700), con un un aumento del 9%, che come detto è il più alto d’Italia dopo quello del Molise (+28,3%).

Impietoso il confronto con il resto d’Italia (Tabella 2), dove i diplomati occupati scendono solo nel Centro (-0,5%), ma molto meno che in Umbria. La media nazionale vede aumentare, sebbene di un soffio (+0,1%), il numero degli occupati diplomati, che presentano il risultato migliore nel Nord-Ovest (+0,5%) e crescono anche nel Mezzogiorno (+0,2%).

Il tasso di disoccupazione dei diplomati sia nella media nazionale che nelle circoscrizioni territoriali scende dappertutto (Tabella 2) ma non in Umbria, dove aumenta dal 9,3% del 2016 al 10,2% del 2017. Nella media nazionale cala dall’11% al 10,4% e nel Centro dal 10,8% all’11%. Così,come nel caso dei laureati, anche per i diplomati se il tasso di disoccupazione nel 2016 era più elevato nel Centro che in Umbria (10,8% contro 9,3%), nel 2017 avviene l’inverso, anche se di pochissimo (tasso di disoccupazione diplomati Centro 10,1%, Umbria 10,2%).

Una luce tuttavia c’è. Anche per i diplomati in Umbria scende il numero degli inattivi (da 64mila 900 a 62mila 800), il che fa pensare che un maggior numero di diplomati si sia messo a cercare attivamente un’occupazione, passando dalla condizioni di inattivi a forze di lavoro (occupati e/o disoccupati). Ma che un maggior numero di diplomati abbia percepito una maggiore possibilità di trovare lavoro sembra smentito dal fatto che nella regione l’occupazione per i diplomati è scesa, non cresciuta, come invece è avvenuto per i laureati. Per i diplomati si tratta quindi una luce, benché molto debole, tutta da verificare.

 

Conclusioni

“Il mercato del lavoro umbro, sia dei laureati che dei diplomati – afferma Giuseppe Castellini, direttore del settore Datajournalism di Mediacom043 – mostra un andamento peggiore, nel caso dei diplomati consistentemente peggiore, rispetto a quanto avviene nella media italiana e in tutte le circoscrizioni territoriali. Con il corollario che per la prima volta, sia per quanto riguarda i laureati che per i diplomati, il tasso di disoccupazione in Umbria supera quello del Centro. Interessante comunque, sia a livello nazionale che a livello umbro, l’aumento degli occupati laureati. A nostro parere – prosegue Castellini – è l’effetto di una spinta dell’economia italiana e regionale, dettata dalla competizione internazionale e anche interregionale, a qualificarsi su standard più elevati di processo e di prodotto. Un fenomeno che è potenziato dal fatto che, stagnando il mercato interno, un maggior numero di imprese guarda – direttamente o indirettamente attraverso la subcommittenza – ai mercati esteri, ai quali si accede con standard elevati di qualificazione di processi e di prodotti, oltre che di marketing. Funzioni più elevate per una maggiore competitività per le quali occorrono figure più qualificate. Da questo punto di vista, l’aumento degli occupati laureati potrebbe essere la spia della reazione italiana e umbra ai colpi subiti a causa della recessione, attraverso un riposizionamento tecnologico e di mercato basato su una maggiore innovazione (tra cui, centrale, quella digitale) che comporta l’assorbimento di qualifiche professionali più qualificate. Un trend che, tuttavia, come dimostrano altri dati oltre a quelli della tipologia dell’occupazione, in Umbria è più debole che altrove”.

 

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