PERUGIA - l capogruppo Damiano Stufara annuncia l'adesione del Gruppo Prc – Fds a Palazzo Cesaroni allo sciopero, convocato dalla Cgil per il 6 settembre, contro la manovra economica del Governo nazionale. Per Stufara è importante scendere in piazza per “difendere la nostra democrazia, proporre una politica e una cultura diverse: la cultura del diritto, della giustizia sociale, del bene comune”.

“Contrastare una manovra economica ingiusta e recessiva, che demolisce lo stato sociale, cancella i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori lasciando indenni i grandi patrimoni, attaccando la democrazia”. È questa la ragione per la quale il Gruppo consiliare di Rifondazione comunista per la Federazione della Sinistra in Consiglio regionale aderirà “alla giornata di sciopero e mobilitazione indetta dalla Cgil il prossimo 6 settembre alla quale parteciperà anche il sindacalismo di base, condividendo le ragioni che stanno a fondamento di questa iniziativa”.

Il capogruppo Damiano Stufara spiega che “lo sciopero è solo il primo passo. Vi parteciperemo con i nostri contenuti: nazionalizzazione delle banche, introduzione di una tassa patrimoniale (sulla quale si stanno accogliendo firme di adesione), dimezzamento delle spese militari, taglio dei costi della politica, restituzione dei finanziamenti pubblici per le aziende che ne hanno beneficiato e che ora delocalizzano, contrasto della politica dell'Unione Europea e della sua Banca centrale, tassazione per chi ha usufruito dello scudo fiscale, eliminazione di ogni spazio per gli evasori”.

Per l'esponente di Rifondazione comunista “in una situazione di grave crisi come quella che sta attraversando il Paese, la responsabilità della ricerca degli equilibri di bilancio non possono essere caricate sui soliti noti, e cioè, su chi paga le tasse e soprattutto chi è collocato nelle fasce meno abbienti della nostra società. Saremo in piazza – evidenzia Stufara - per difendere la nostra democrazia, per proporre una politica e una cultura diverse: la cultura del diritto, della giustizia sociale, del bene comune.

Ora più che mai – conclude il consigliere regionale - è necessario percorrere la strada della coerenza, riconnettendosi al paese reale, abbandonando una volta per tutte scelte come l'accordo del 28 giugno che è intervenuto su tutti i temi decisivi del rapporto di lavoro: democrazia e rappresentanza e dunque validità degli accordi, esercizio del conflitto, modello contrattuale”.

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