CITTA' DEL VATICANO - Istituire un'Autorità pubblica mondiale che svolga le funzioni di una sorta di ''Banca centrale mondiale'' e regolare ''il flusso e il sistema degli scambi monetari''; prevedere ''la tassazione delle transazioni finanziarie, mediante aliquote eque''; ricapitalizzare le banche ''anche con fondi pubblici'', per sostenere l'economia reale: sono le principali proposte contenute nel documento del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace intitolato ''Per una riforma del sistema finanziario internazionale nella prospettiva di un'Autorità pubblica a competenza universale'', presentato in Sala Stampa vaticana.

''La costituzione di un'Autorità pubblica mondiale, al servizio del bene comune'' è ''l'unico orizzonte compatibile con le nuove realtà del nostro tempo'', si legge nella nota, che vuole offrire ''un contributo ai responsabili della terra e a tutti gli uomini di buona volontà'' di fronte all'attuale crisi economica e finanziaria mondiale che ''ha rivelato comportamenti di egoismo, di cupidigia collettiva e di accaparramento di beni su grande scala''.

''L'Autorità - ha spiegato il cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio consiglio giustizia e pace - dovrà avere il fine specifico del bene comune, e dovrà lavorare ed essere strutturata non come ulteriore leva di potestà dei più forti sui più deboli''. ''In questo senso - ha aggiunto - essa dovrà svolgere quel ruolo super partes che, attraverso il primato del diritto della persona, favorisca lo sviluppo integrale dell'intera comunità umana, intesa - in questo quadro - come comunità delle Nazioni".

''Sullo sfondo si delinea, in prospettiva - prosegue la nota - l'esigenza di un organismo che svolga le funzioni di una sorta di 'Banca centrale mondiale' che regoli il flusso e il sistema degli scambi monetari, alla stregua delle Banche centrali nazionali''. Sono queste alcune delle caratteristiche dell'autorità pubblica mondiale, già espresse - si afferma - da Papa Roncalli nella ''Pacem in terris'' del 1963 e poi riprese da Benedetto XVI: ''Si tratta di un'Autorità dall'orizzonte planetario, che non può essere imposta con la forza, ma dovrebbe essere espressione di un accordo libero e condiviso'' e ''dovrebbe sorgere da un processo di maturazione progressiva delle coscienze e delle libertà'', coinvolgendo ''coerentemente tutti i popoli'', nel pieno rispetto delle loro diversità.

''L'esercizio di una simile Autorità - si spiega - posta al servizio del bene di tutti e di ciascuno, sarà necessariamente super partes''. I governi non dovranno ''servire incondizionatamente l'Autorità mondiale. E' piuttosto quest'ultima che deve mettersi al servizio dei vari Paesi membri, secondo il principio di sussidiarietà'', offrendo il suo ''sussidio'' nel rispetto della libertà e delle responsabilità di persone e comunità: si evita così ''il pericolo dell'isolamento burocratico'' dell'Autorità, creando le condizioni indispensabili ''all'esistenza di mercati efficienti ed efficaci, perché non iperprotetti da politiche nazionali paternalistiche'' e promuovendo - attraverso l'adozione di ''politiche e scelte vincolanti'' - ''un'equa distribuzione della ricchezza mondiale mediante anche forme inedite di solidarietà fiscale globale''. La nota indica l'Onu come punto di riferimento di questo processo di riforma. E invita, in conclusione, a ''costruire un futuro di senso per le generazioni a venire'' ''liberando l'immaginazione''.

Secondo il dicastero vaticano oggi ''è in gioco il bene comune dell'umanità e il futuro stesso'': oltre un miliardo di persone vivono con poco più di un dollaro al giorno, sono ''aumentate enormemente le disuguaglianze'' nel mondo, ''generando tensioni e imponenti movimenti migratori''.

''Nessuno, in coscienza - ribadisce la nota -, può accettare lo sviluppo di alcuni Paesi a scapito di altri''. ''Se non si pone un rimedio'' alle ingiustizie che affliggono il mondo, ''gli effetti negativi che ne deriveranno sul piano sociale, politico ed economico saranno destinati a generare un clima di crescente ostilità e perfino di violenza, sino a minare le stesse basi delle istituzioni democratiche, anche di quelle ritenute più solide''.
Le cause della crisi sono riscontrate in ''un liberismo economico senza regole e senza controlli'', e in tre ideologie che hanno ''un effetto devastante'': l'utilitarismo, l'individualismo e la tecnocrazia. Per un mercato a servizio dell'etica bisogna recuperare il primato dell'etica e della politica sulla finanza, da qui le proposte di ''misure di tassazione delle transazioni finanziarie, mediante aliquote eque'', anche per ''contribuire alla costituzione di una riserva mondiale, per sostenere le economie dei Paesi colpiti dalle crisi, nonché il risanamento del loro sistema monetario e finanziario''; ''forme di ricapitalizzazione delle banche anche con fondi pubblici condizionando il sostegno a comportamenti 'virtuosi' e finalizzati a sviluppare l'economia reale''. La nota ipotizza ''la riforma del sistema monetario internazionale'' per dare vita ''a qualche forma di controllo monetario globale''.

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