Povertà, dati Istat tragici per l'Umbria. Umiliata la storia civile regionale
di Giuseppe Castellini
Se mai ce ne fosse stato bisogno, continua la sequela di dati che evidenziano come la situazione economica dell’Umbria sia scesa a un livello così basso da provocare problemi sociali serissimi, che mettono ormai a rischio la coesione sociale. Dati che sono perfettamente in linea con la percezione sociale che gli umbri hanno della situazione della propria regione. L’ultimo dato Istat, di particolare rilevanza e diffuso oggi, certifica che la percentuale di famiglie povere (nel senso della povertà relativa, che per una famiglia di due componenti è pari alla spesa media per persona nel Paese - ovvero alla spesa pro-capite e si ottiene dividendo la spesa totale per consumi delle famiglie per il numero totale dei componenti - Nel 2016 questa spesa è risultata pari a 1.061,35 euro mensili) in Umbria non solo è diventata la più elevata nel Centro-Nord, ma è diventata superiore a una regione del Sud come l’Abruzzo. Inoltre, per la prima volta la percentuale delle famiglie povere rilevate in Umbria supera lamedia nazionale Nel 2016, infatti, secondo il rapporto dell’Istat su “La povertà in Italia”, in Umbria risulta povero l’11,8% delle famiglie, contro il 10,6% della media nazionale e il 7,8% del Centro. In altre parole, in Umbria il tasso di povertà relativa delle famiglie è superiore di oltre il 51% rispetto al dato del Centro.
Non solo, ma ad impressionare è la progressione dell’aumento della percentuale delle famiglie umbre povere negli ultimi anni. Basti dire che, mentre in Italia nel 2014 la percentuale di famiglie povere era del 10,3% (quindi tra il 2014 e il 2016 è cresciuta di 0,3 punti percentuali), in Umbria nello stesso periodo è aumentata dall’8% all’11,8%. In soldoni, in due anni il numero delle famiglie povere in Umbria è cresciuto da circa 30mila 600 a circa 45mila 400, con un aumento di 14mila 800 nuclei entrati in povertà (+48,3%). Un incremento che non trova uguali in Italia.
Infine, guardando agli anni ancora precedenti va rilevato che all’inizio della grande recessione, nel 2008, in Umbria l’Istat censiva il 4,9% di famiglie povere sul totale, contro il 9,9% della media italiana. Fino al 2014 il dato umbro, pur crescendo, è rimsto inferiore a quello medio nazionale (nel 2014 le famiglie povere in Umbria erano il 7,1% del totale, comntro il 10,4% della media italiana). Per il 2015 l’Istat non fornisce il dato dell’Umbria, mentre come detto nel 2016 la situazione dell’incidenza di famiglie umbre supera in Umbria la media nazionale.
Un dato insomma gravissimo, che demolisce l’ottimismo di facciata di un ceto dirigente regionale che, ed è questo il guaio più grosso, sembra di non sapere più quali pesci pigliare e per questo nega la realtà, mettela testa sotto la sabbia, si produce in un ottimismo di maniera che per l’Umbria è ormai come un veleno che stiamo pagando caro ogni giorno di più.
Dati, quelli forniti dall’Istat sulla povertà, che umiliano la storia civile dell’Umbria degli ultimi 40 anni. Il volto della regione così è sfigurato.
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