PERUGIA - Con il 5° posto di Perugia e il 13° di Terni, i due dei capoluoghi umbri risalgono la classifica delle città italiane di medie dimensioni nella XVII edizione di Ecosistema Urbano, il Rapporto annuale di Legambiente, Sole 24 Ore e Ambiente Italia.

Un risultato positivo che però merita un’ analisi più approfondita dei dati, infatti se dalla lettura della classifica si passa al dettaglio dei singoli indicatori emerge che rispetto agli anni precedenti non ci sono stati significativi cambiamenti per la sostenibilità ambientale dei due capoluoghi umbri. Anzi i principali problemi vengono sostanzialmente confermati.

Va segnalato che quest’anno non c’è un’unica vetta nella graduatoria di Ecosistema Urbano di Legambiente e non solo perché in nessun centro urbano italiano si vive al massimo della qualità ambientale, ma perché per la prima volta, la fotografia scattata dal rapporto di Legambiente diventa tridimensionale e raggruppa i 104 comuni capoluogo in tre categorie: 15 grandi città sopra i 200.000 abitanti, 44 medie città tra 200.000 e 80.000 abitanti e 45 piccole città sotto gli 80.000 abitanti. La nuova suddivisione rende perciò pressochè impossibile un confronto diretto con gli anni precedenti ma permette di restituire un’istantanea forse più equilibrata e trasparente della realtà.

E allora analizziamo qualche dato.

Un positivo miglioramento per la qualità dell'aria sia per Perugia che Terni tanto da far conquistare a Terni il 1° posto per il dato contenuto di NO2 media e a Perugia il 2° per la diminuzione nell'ultimo anno del PM10.

Migliore la qualità del trasporto pubblico a Perugia con 146 viaggi/ab/anno (5° posto) e 40 km/ab/anno (7° posto) rispetto a quella di Terni con 43 viaggi/ab/anno (30° posto) e 28/km/ab/anno (22° posto). Positivo per entrambe anche il dato per le politiche innovative di mobilità sostenibile con presenza di autobus a chiamata, parcheggi con interscambio bici e bike sharing.

Sia Perugia e Terni rimangono al palo invece per la gestione dei rifiuti attestandosi rispettivamente al 35,2% e al 33% di raccolta differenziata e con un'alta produzione procapite di rifiuti per Perugia (713 Kg ab/anno), entrambe quindi ben lontane dal 50% di Bolzano (il capoluogo di provincia in testa alla classifica delle città medie), dal 72% di Novara e dal 70% di Salerno. E se l’avvio di questi mesi della raccolta differenziata spinta in varie zone di Perugia, a cominciare dal centro storico, fa ben sperare nel raggiungimento di percentuali più alte di quelle registrate fino ad ora, il progetto di porta a porta del Comune di Terni che doveva partire subito dopo l’approvazione del Piano regionale dei rifiuti è rimasto nel cassetto.

Maglia nera alle città umbre per il numero di autovetture circolanti: 69 auto/100 abitanti per Perugia (43° posto) e 65 auto/100 abitanti per Terni (35° posto) sono indicative di come la densità automobilistica costituisce un elemento di criticità per le nostre città. Al numero di auto sono infatti strettamente collegate anche la qualità dell’aria, i consumi di idrocarburi, la vivibilità delle città. A questo si aggiunge anche la ridotta estensione delle ZTL, delle piste ciclabili e delle aree verdi.

Per i consumi energetici domestici Terni (al 3° posto con 993 kWh/ab) più virtuosa di Perugia (al 22° posto con 1156 kWh/ab).

Meritano attenzione anche i dati della gestione dei servizi idrici: ad alti consumi idrici (147,3 l/ab/gg a Perugia con il 13° posto e 139,9 l/ab/gg a Terni con il 9° posto in classifica) corrispondono anche alte perdite di rete (30% a Perugia con il 20° posto e addirittura 44% a Terni con il 37° posto) e la necessità di interventi nella rete di depurazione visto che nella classifica Perugia si ferma al 33° posto con l'86% di abitazioni servite e Terni al 27° posto con il 90% di abitazioni servite.

“Al di là della posizione in classifica – ha dichiarato Alessandra Paciotto, presidente di Legambiente – se si vanno a guardare i dati di Perugia e Terni, salta immediatamente agli occhi che non ci sono sostanziali variazioni rispetto al 2010. Questo in Umbria come nel resto d'Italia. Le città sono praticamente ferme e questo perché le amministrazioni locali hanno paura di cambiare passo e di imboccare con determinazione la strada del cambiamento ma anche perché mancano serie politiche a livello nazionale”.

“Migliorare l’ecosistema urbano vuol dire offrire un ambiente migliore agli abitanti e, nello stesso tempo, contribuire alla riduzione dei gas climalteranti che stanno facendo salire la temperatura del pianeta – continua la Paciotto – e se è vero che lo Stato investe pochissimo nelle politiche ambientali questo non può diventare l’alibi per l’immobilismo delle città che oggi invece potrebbero rappresentare il fulcro del cambiamento, approntando da subito interventi sostanziosi cominciando dalla gestione dei rifiuti, dalla mobilità e dal trasporto urbano, dalla gestione dei servizi idrici”.

Ecosistema Urbano, l’annuale ricerca di Legambiente e dell’Istituto di Ricerche Ambiente Italia, realizzata con la collaborazione editoriale de Il Sole 24 Ore, quest’anno alla sua diciottesima edizione, è realizzata attraverso questionari e interviste dirette ai 104 comuni capoluogo di provincia e sulla base di altre fonti statistiche, con informazioni su 25 parametri ambientali per un corpus totale di oltre 100mila dati. I dati di questa edizione del rapporto fanno quindi prevalentemente riferimento all’anno 2010. 

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