PERUGIA - “Si sfrutti l'accordo di programma come si vuole ma la salvaguardia dei posti di lavoro o l'accompagnamento con ammortizzatori sociali non sono nodi eludibili. L'aspettativa suscitata dallo stesso accordo di programma deve avere questa, se non unica, certamente prevalente opportunità”. Lo afferma il consigliere regionale di Rifondazione comunista – Fds Orfeo Goracci, ricordando che “nell'ultima seduta della Seconda Commissione consiliare di mercoledì 21 settembre scorso, l'assessore alle attività produttive, Vincenzo Riommi, ha illustrato la situazione di alcune aziende umbre che vivono una fase molto critica quali la Antonio Merloni, la Isrim di Terni, la Trafomec di Tavernelle”.

Per Goracci la vertenza della Merloni di Colle di Nocera Umbra merita una considerazione particolare: “è purtroppo da anni che questa azienda detiene il 'primato' del punto più avanzato della crisi occupazionale dell'Umbria, cosa che avviene in un territorio che già per storia, per mancato sviluppo economico, per assenza di infrastrutture, rappresenta la parte o una delle parti più deboli di tutta la regione. La proposta attualmente sul tappeto e su cui si discute è quella del gruppo marchigiano QS, che prevede il riassorbimento di circa 350 lavoratori. No so se questa proposta è un passo avanti o indietro, è però certo che ci si deve subito chiedere cosa ne sarà degli altri 6/700 lavoratori. Questo è il nodo: qualsiasi sia la scelta che si compie, il principale obiettivo è e deve rimanere quello della salvaguardia dei posti di lavoro attuali. La dorsale appenninica, certamente per quanto riguarda la parte umbra (ma credo che la parte fabrianese e marchigiana abbia le sue difficoltà) non è in grado di assorbire un colpo di queste dimensioni”.

Il consigliere regionale reputa che: “Il Governo nazionale deve fare di più. Ho ripetuto fino quasi alla noia che la Antonio Merloni con i suoi numeri rilevanti (siamo sulle migliaia di dipendenti) pesa per l'Umbria e per le Marche in proporzione molto, molto di più di quanto Alitalia pesava e pesa per il paese intero. Di questa cosa si deve avere piena consapevolezza ed agire di conseguenza. Ogni scelta dovrà essere comunque partecipata da tutti i lavoratori e da essi condivisa. Il lavoratore medio della Merloni di Colle di Nocera ha un'età intorno ai 40 anni ed un percorso lavorativo di alcuni lustri di lavoro a catena che non gli consentono di avere le condizioni per poter essere riassorbito altrove. Per molti di loro, probabilmente per la maggior parte – conclude - sia per le condizioni individuali sia per il contesto nel quale vivono e per la crisi delle attività industriali in atto, non c'è futuro lavorativo al di fuori della stessa Merloni. Di questo tutti devono tenere conto”.

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