Al carcere di Spoleto l'inedito incontro di calcio fra operai e detenuti
SPOLETO - Si è svolto Sabato 29 Ottobre nel supercarcere di Spoleto l'incontro di calcio fra detenuti e operai. La “partita solidale” ha visto contrapporsi in campo una squadra composta da ergastolani ostativi (senza cioè la possibilità di qualsiasi “trattamento extramurario”) ed una composta da dirigenti e militanti del nostro partito (tra cui Giovanni Russo Spena, Responsabile Giustizia del PRC, Mario Pontillo, responsabile dello sportello di segretariato sociale del circolo di Ponte Mammolo, e Damiano Stufara, Consigliere regionale del PRC-FdS) e lavoratori in lotta. Comune è la condivisione della lotta contro il capitalismo autoritario che nei luoghi di lavoro come negli istituti di pena impone, in varie forme e con vari gradi d'intensità, la legge inumana della privazione dell'esistenza; alle magliette dei detenuti con scritto “No all'ergastolo” fanno eco quelle della delegazione, “Pomigliano non si piega”.
Le rigide regole del carcere – per questa occasione adattate all'apertura di un corridoio fra il “dentro” e il “fuori” - vietano categoricamente l'esecuzione di registrazioni audiovisive; a testimoniare l'evento saranno dunque le foto che la direzione stessa ha consentito e la memoria diei partecipanti.
Prima della partita, mentre si aspetta che si trovi un pallone per giocare, alcuni detenuti si raccontano, confermando le tante iniquità che troppi preferiscono ignorare: chi sconta l'ergastolo si trova addirittura privato del diritto ad una fine della pena, senza la quale il principio stesso della funzione rieducativa della detenzione – sancito dalla Costituzione - perde qualsiasi senso.
il carcere in Italia è un sistema dell'illegalità di stato; oltre 67 mila detenuti, di cui solo la metà condannata in via definitiva, a fronte di una capienza regolamentare di 45 mila e 500; i tagli al budget per le “mercedi” dei detenuti e per le loro assunzioni da parte di cooperative sociali e imprese determina un vero e proprio supplemento di pena, fatto di inedia e ripetitività. In risposta a tutto ciò il Governo non ha saputo far niente di meglio, con la legge 199/2010 (la cosiddetta “svuota carceri”), che far uscire appena 2 mila e 500 detenuti; un provvedimento ininfluente, congegnato per garantire alla magistratura la massima discrezionalità.
Alla fine arriva il pallone e si comincia a giocare: sul campo nessuna delle due squadre prevale e finisce 5 a 5. Alla fine il colloquio in biblioteca con Carmelo Musumeci – autore de “Gli uomini ombra” - e altri condannati all'ergastolo; al momento dei saluti un detenuto ringrazia “per la giornata diversa”. L'impegno di chi torna fuori è anche rivendicare il diritto, oltre che ad un mondo diverso, anche a giornate diverse.
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