A Perugia serve un’amministrazione democratica vera e innovativa

di Giuseppe Mattioli // La Sinistra per Perugia

L’analisi, che Sara Bistocchi fa nell’articolo su Perugia: una città ferma e immersa in una crisi profonda d’identità e di crescita, è pienamente condivisibile.

Sono passati, ormai più di sei anni, da quando la destra, vinte le elezioni comunali, ha suonato la gran cassa del rinnovamento, del cambio di passo, sostenendo che una stagione politica era finita.

I risultati politici e sociali disastrosi di queste due amministrazioni sono sotto gli occhi di tutti i cittadini.

Perugia, oggi è una città ai margini della vita politica nazionale, non esprime nessuna spinta propulsiva al rinnovamento, manca dell’audacia necessaria per avviare i tanti progetti annunciati, pur ambiziosi, come quello del risanamento di Fontivegge, strombazzato, ma mai realizzato. Tutti i vari progetti per il centro storico, ripetuti nelle campagne elettorali, sono fermi.

La situazione del traffico cittadino è di un caos totale, nella città vecchia continua l’inesorabile chiusura di bar, negozi e perdita di popolazione. Il sistema parcheggi, quasi tutti a pagamento, penalizza le classi più povere della città.

Lo stato di degrado dell’intero tessuto urbano, per mancanza di manutenzione delle strade, delle aiuole e dei parchi, sta sollevando la protesta d’interi quartieri.

L’aggravarsi continuamente dell’ordine pubblico, l’aumento della disoccupazione, della cassa integrazione, dei licenziamenti, della povertà diffusa, il crescente disagio manifestato dai giovani, disegnano una popolazione in grave difficoltà.

Come sostiene, anche, la Bistocchi, a poche settimane dalla riapertura delle scuole, la situazione desta molte preoccupazioni fra i genitori, per la mancanza di un progetto generale che comprenda la gestione degli orari, degli spazi, delle mense, delle infrastrutture.

Una cosa diversa, però, rispetto al passato si è realizzata. Quest’amministrazione di destra è bloccata, anche, perché non è riuscita ad approvare il bilancio comunale.

Inoltre, per la cattiva amministrazione, sta emergendo un buco di bilancio e per farvi fronte s’ipotizza di vendere quote del patrimonio pubblico.

Nel passato le giunte di centro sinistra hanno, sempre, operato costruttivamente grazie ad un bilancio approvato e in regola, come tuttora fanno in molti comuni della regione.

La Sinistra per Perugia ritiene che stiano maturando le condizioni per una svolta radicale, democratica e di sinistra per la nostra città.

È necessario ricreare una giunta comunale che sia presente nei vari quartieri, dialoghi con i cittadini, li ascolti, e ne accolga i suggerimenti: questa è l’essenza stessa di una democrazia reale.

Sempre più cittadini dicono basta a una politica populista e demagogica, fatta più di silenzi che di partecipazione attiva, che prende le decisioni fra gli equilibri di gruppi di potere al chiuso delle stanze comunali.

L’obiettivo per cui lottiamo è quello di un cambiamento vero, rispetto all’attuale gestione della cosa pubblica.

Per questo progetto riteniamo necessario che, al più presto, riparta un confronto fra tutti i cittadini che si riconoscono nei valori del centro sinistra, a prescindere dall’appartenenza ai partiti politici, partitini, o gruppi, ma con un unico scopo: ritrovarsi sotto le insegne di una Nuova visione per Perugia.

Noi siamo convinti che i nuovi gruppi dirigenti, veri e riconosciuti tali, potranno nascere, solo, nel vivo delle iniziative sociali e politiche, nella costruzione di un’opposizione di massa e di piazza, e non sicuramente nell’equilibrio fra i vari gruppi, dentro quello che rimane dei partiti o del potere.

 

 

A Perugia serve un’amministrazione democratica vera e innovativa / 2

di Leonardo Caponi

Ho letto l’articolo di Giuseppe Mattioli de La Sinistra per Perugia, che condivido in larga misura. Anche di recente ho scritto sui problemi della mia città, che credo di conoscere bene e mi pare che i giudizi e le opinioni di Mattioli siano in sintonia con le mie.

Bisogna muoversi nell’ottica di “riconquistare” Perugia.

Riconquistare a chi? Questo è il punto.

Se la si deve riconquistare al Pd, non mi interessa. Cioè, voglio dire, se alla giusta critica alle inconcludenti amministrazioni di centro destra, si risponde con la riproposizione di quel che c’era prima, mi pare che siamo fuori strada. Il centrosinistra, Peppe, non esiste più, né in Italia, né a Perugia. Non esiste più nemmeno il Pd che, alle ultime elezioni comunali, ha preso il 17% dei voti. Il centro destra ha conquistato e governato la città più per demeriti dell’avversario che per forza propria.

Forse (forse) oggi, dopo la delusione integrale delle attese suscitate dalla faccia da bravo ragazzo di Romizi, c’è la possibilità di avviare una nuova prospettiva di rinascita affidata ad un largo schieramento progressista e di sinistra politico, sociale, associativo e culturale, aperto, libero, inclusivo ma, caratterizzato.

È decisivo, a mio giudizio, adottare un programma di svolta, a cominciare dallo strumento fondamentale dell’urbanistica, che segni una rottura non solo e questo è scontato, con la Giunta Romizi, ma anche con i contenuti del centro sinistra di prima. Occorre ricostruire una nuova sinistra in città che sia componente di quel più vasto schieramento di cui sopra. Una sinistra aperta, plurale, fatta di sensibilità e aree diverse, unificata programmaticamente.

Questa nuova sinistra può avere rapporti di alleanza col Pd? È per me un bel interrogativo. Comunque, si, a patto che il Pd non pretenda di indicare il candidato sindaco, di essere il perno e la guida dell’alleanza e che la alleanza stessa (sapiente mix di tradizione e innovazione) bandisca i trasformismi, gli eclettismi, i candidati che vanno bene da una parte e dell’altra, i capi senza storia, radici e principi.

Di questi ne abbiamo fin troppo.

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