SPOLETO - Quella di oggi è un’accorata lettera scritta per i detenuti di Spoleto da un loro compagno, Carlo Marchesi, già laureato ma che difende il diritto alla scuola per coloro che quest’anno si sono visti negare la possibilità di continuare il 4 e il 5 anno dell’Istituto d’Arte. Pensate al valore rieducativo della Scuola, pensate a chi dopo una vita riprende a studiare in carcere e dopo tre/quattro anni si sente dire che non può frequentare il 4° o il 5° anno, perchè la classe quest’anno non viene istituita. Tagli su tagli, e allora i primi a rimetterci sono sempre gli studenti, ma questi studenti particolari non si possono permettere di andare in un’altra scuola di un altro quartiere o della città vicina… E allora???

"Gentile Ministro dell’istruzione, On.le Mariastella Gelmini,

e destinatari di questa lettera, siamo alcuni detenuti della C.R. di Spoleto, abbiamo bisogno del vostro aiuto. Necessita per subito sottolineare l’importanza della Carta costituzionale, che prevede tassativamente il diritto inviolabile della “umanizzazione” e della “tendenza alla rieducazione” di tutte le pene, detentive o meno che siano. Sulla rieducazione il discorso è molto lungo, e non è questa l’occasione per approfondirlo.

È certo, però, che tale finalità della pena può essere ottenuta principalmente con lo studio scolastico e, come ha detto la Corte costituzionale nella sentenza 2 luglio 1990, n.313, è cogente e non facoltativa, coesiste nella pena. Il carcere deve proseguire nel cambiamento, il trattamento penitenziario si realizza con il progetto dell’istruzione scolastica presente in quest’istituto da parecchio tempo, che deve favorire a non bloccare il percorso di orientamento e di reinserimento sociale, perché è anche utile a sottrarre molti detenuti all’angoscia dell’ozio forzato, in cui spesso maturano tensioni e conflitti verso l’istituzione. Non è possibile che 5 alunni del quarto e 5 del quinto “anno scolastico 2011-2012”, non possono più frequentare l’istituto statale della scuola d’arte I.I.S. “Pontano Sansi-Leonardi” di Spoleto. È stata un’amara sorpresa venire a sapere dalla polizia penitenziaria che non sono stati istituiti i corsi scolastici del 4° e 5°. È stata appresa la notizia senza l’intervento del Dirigente Scolastico, Dr.ssa Roberta Galassi, ci è sembrato molto indelicato, irriguardoso.

Tagliare il numero dei docenti per l’attuazione della riforma scolastica è un fatto a sé, ma chiudere la scuola a coloro che hanno intrapreso uno studio per 3 e 4 anni, è a dir poco sconcio, indecente. Studenti che hanno faticato studiando per anni, si vedono all’improvviso sbattuta in faccia la porta per completare lo studio, per ottenere un diploma, e magari successivamente intraprendere lo studio universitario, come è accaduto per tanti condannati. Anche l’anno scorso hanno accorpato in una unica classe il 2° e il 3°, per un totale di una decina di alunni, circostanza accettata da tutti, docenti compresi. Ci chiediamo: perché il Dirigente Scolastico, Dr.ssa Roberta Galassi, non ha accorpato in un’unica classe il 4° e il 5° ?

Lo dice e lo prescrive il legislatore, razionalizzando il sistema e mettendo tutti i condannati sullo stesso piano, realizzando una vera parità di trattamento. Sono stati autorizzati quest’anno i corsi scolastici del 1°, 2° e 3°, escludendo il 4° e il 5°. Per molti di noi lo studio è una passione, molti sono rammaricati nel non aver studiato da bambini, sarebbe stata forse la nostra salvezza, e adesso ci troviamo in un contesto che ci può sicuramente far crescere. Se potessimo tornare indietro, andremmo a scuola appena iniziato a muovere i primi passi.

Addirittura, per motivi di sicurezza è previsto fare socialità in poche persone, ma con la scuola cambia il metodo, dobbiamo essere invece numerosi, in barba alla sicurezza. Il legislatore ha imposto un punto fermo in modo chiaro: anche i condannati hanno dei diritti precisi, cui corrispondono doveri altrettanto precisi, la cui violazione, pur non specificatamente sanzionata, dà adito a responsabilità, anche sul piano etico, sociale e politico. Nel nostro caso è evidente addirittura la violazione di più disposizioni della Carta Costituzionale, il diritto alla scuola, sancito dalla L. n. 390/ 1991, la tendenza alla rieducazione del condannato, ecc.

Molti detenuti hanno voglia di imparare quale eventuale lavoro svolgere appena scontata la pena, imparare come muoversi preparati nel mondo del lavoro che fuori li attende. Con lo studio vogliono capire quello che non abbiamo capito prima, siamo certi che è un percorso che ci aiuterà a entrare nel mondo del lavoro.

Molti di Noi sono bravi nei lavori artigianali, il laboratorio è un ambiente che fa venire fuori delle doti straordinarie, ringraziando le figure professionali degli insegnanti. Anche il cameriere, se impara bene a farlo, ha una professionalità che sarà spendibile per sempre appena fuori. Se ci togliete lo studio, restiamo disillusi, senza speranza.

Noi non stiamo in carcere perché “bamboccioni”, che non vogliono uscire di casa, noi siamo l’eccezione , siamo stati puniti, ed anche ad essere un numero inferiore alla formulazione di una classe, non può esserci negata l’opportunità, perché non possiamo andare in un quartiere sito nell’altra parte della città, o in un paese vicinitorio, per trovare una classe completa, e concludere il nostro studio. Il pensiero di tutti i detenuti è racchiuso sinteticamente in questo scritto, è stato redatto da un condannato alla pena dell’ergastolo ostativo, tale Marchese Carlo, che grazie allo studio scolastico in carcere, si è laureato in legge con “11o e lode”, e siccome uscirà di carcere solo da morto, per la propria acquisita professionalità, sarà in grado di svolgere la funzione di avvocato nelle aule giudiziarie dell’aldilà, dove la Giustizia del nostro Signore è giusta e benedetta. Ci sono anche degli ergastolani ostativi nella lista dei 10 studenti appiedati per la frequenza scolastica. Se non è possibile istituire il corso scolastico per il 4° e il 5° in forma autonoma, in subordine, chiediamo che siano accorpate le due classi in una sola.

Siamo certi della disponibilità a venirci incontro due Direttori della C.R. Spoleto, Dr. Ernesto Padovani e Dr. Pantaleone Giacobbe,qualora fosse necessario, per la loro sempre dimostrata umanità, è giusto “dare a Cesare quel che è di Cesare”.

Ai destinatari di questa lettera, in primis al Ministro dell’istruzione, On.le Mariastella Gelmini, chiediamo cortesemente un rapidissimo impegno, perché ancora nulla è compromesso"

Condividi