di Luca Benedetti

Perugia. Le Province non sono il tema su cui costruire la nuova Umbria e farla uscire dalla crisi. Ma se proprio si deve affrontare la questione meglio farlo presto e bene e puntare su due dipartimenti. Parole e musica di Stefano Vinti, una vita da segretario di Rifondazione Comunista e adesso assessore regionale nella giunta Marini. Vinti canta fuori dal coro e anzi, a dire la verità, sulle Province non grande entusiasmo a cantare. Il PRC preferisce guardare ai temi della crisi, lanciando la sfida all’evasione fiscale che ruba un tesoro agli umbri.

 

Vinti, ma Rifondazione che dice su tutto questo affannarsi per le Province?
“Innanzitutto che e Province nate nel 1927, oggi siano morte. Che abbiano competenze equivalenti a quelle delle Comunità Montane che abbiamo sciolto. Perdono ruolo e funzioni perché non saranno più neanche organismi elettivi”.

 

Cioè meglio pensare ad altro? 
Innanzitutto pensiamo a togliere nomi e simboli. Anzi cambiamo anche i nomi. Vorrei ricordare che nella prima metà del primo secolo avanti Cristo, Ottaviano Augusto aveva indicato le regioni con numeri romani. C’era la Regio IV, cioè la Sabina; la Regio VI l’Umbria e la Regio VII l’Etruria. Poi Napoleone istituì i dipartimenti”.

 

Su assessore torniamo all’attualità.
“Facciamo due Dipartimenti, uno Perugia e uno Terni con funzioni gestite dai Comuni e non ne parliamo più”.

 

E tutto il dibattito sul destino dell’Umbria? Lo liquida così?
“Tutt’altro. L’idea dei Dipartimenti, per i quali ci vorrebbe una legge costituzionale, serve per mettere un freno alla seconda fase di questo riassetto: lo smembramento dell’Umbria. Non dobbiamo aspettare di essere la periferia di chissà chi. Bisogna lavorare per l’Umbria che stia a pieno titolo nell’Italia mediana. Ma serve anche molto altro…”.

 

Prego, Vinti, si accomodi…
“Altro significa che devono esserci altre priorità da parte delle istituzioni delle imprese e dei sindacati. Dovremo pure tenere conto che in Umbria ci sono 37mila disoccupati, che in un anno il tasso di disoccupazione è passato dal 6,5% al 9,1%, che da qui a fine anno rischia di sparire il trenta per cento delle piccole imprese”.

 

Assessore, ma è quello che dice la Cgil. Che fa, sfida Bravi?
“Proprio no. Anzi, visto che è un anno che dice di affrontare i temi di lavoro e sviluppo e che nessuno se ne occupa, dovrebbe spiegarmi perché quando il gruppo di Rifondazione in Consiglio Regionale ha proposto una vertenza Umbria ed è stata bocciata lui non ha aperto bocca. Forse è il caso che la Cgil riacquisti un po’ di autonomia invece di comportarsi come la commissione lavoro del Pd”.

 

Vinti, così è proprio un bello strappo…
“No, è un dato di fatto. Ma, al di la di questo, è meglio guardare un’altra partita che riteniamo decisiva”.

 

Quale?
“Guardiamo all’evasione fiscale. I dati dell’Eurispes dicono che l’Umbria è la prima regione del centro-Nord per evasione fiscale misurati con il differenziale tra tenore di vita e ricchezza prodotta. Il nostro differenziale è di 42, quello delle Marche di 29, la Toscana ha 23 e il Lazio si ferma a 13. Aggiungo un dato: la Commissione sulla riforma fiscale voluta dal governo Berlusconi aveva stimato, per la nostra regione, un’evasione fiscale di 4 miliardi l’anno. Escludendo, badate bene, quella assicurativa, contributiva e l’Iva. Sarà il caso di muoversi”.

 

Come? 
“Non pensando dalla mattina alla sera solo alle Province, ma pensando a come recuperare i 4 miliardi. Potenzialmente fossero tutti disponibili in Umbria, con essi si potrebbe istituire il reddito sociale. Però di questo nessuno parla, evidentemente non abbiamo una classe politica all’altezza. Che si muove esclusivamente per interessi elettoralistici”.

 

Vinti, vuol fare fischiare le orecchie al Pd?
“Non l’ho detto, ma credo che anche Pdl e Udc abbiano gli stessi interessi. Gli interessi che hanno fermato la nostra richiesta di aprire una vertenza Umbria con il Governo Monti, che sta facendo a pezzi l’Italia”.

 

A proposito di vertenze, Vinti. Non sembra che il Prc su Umbria Mobilità la veda come una buona fetta della giunta regionale?
“Qui c’è poco da girarsi intorno. L’azienda deve rimanere pubblica. E’ un’azienda regionale? Bene offriamo parte del capitale ai Comuni umbri, ognuno sottoscriverà per i servizi che paga”.   

Fonte: Il Messaggero di mercoledì 5 settembre 2012 

 

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