Nando Mismetti marca la sua autonomia e assegna le deleghe all’insegna della continuità. Il presidente della Provincia di Perugia difende e impone la propria autonomia nel senso che, stando a fonti bene informate, avrebbe respinto le pressioni provenienti dai vertici di Palazzo Donini e da almeno un parlamentare del Pd – per conto sempre della presidenza della Regione – per nominare vice presidente dell’ente Federico Masciolini (consigliere comunale Pd ad Assisi), neo eletto nel consiglio provinciale in base al voto di domenica. A fare le spese della vice presidenza a Masciolini sarebbe stato il socialista Roberto Bertini, che domenica è stato rieletto in Consiglio, e che pare resterà invece al suo posto di vice presidente.

Il ragionamento di chi ha premuto e preme su Mismetti ha una sua logica e si può formulare in questo modo: Masciolini è risultato il primo degli eletti della lista di centrosinistra e, poiché nella precedente consiliatura ad arrivare primo era stato Bertini (che questa volta è invece arrivato quarto in seguito alle lotte interne che si sono scatenate nel Partito socialista) ed era stato nominato vice presidente, ora questa carica spetta a Masciolini. Anche se in verità l’obiettivo dei ‘mariniani’ è un altro: piazzare, all’interno della persistente e consistente ‘confrontation’ tra ‘bocciani’ e mariniani-Giovani turchi all’interno del Pd umbro, un loro uomo. I ‘mariniani-Giovani turchi’, infatti, nella battaglia interna al Pd per il rinnovo del consiglio provinciale hanno puntato tutte le loro carte su Masciolini, con l’intento di farlo arrivare primo per mandare um segnale di forza a Bocci e ai ‘bocciani’. Un’operazione riuscita, anche se c’è mancato poco che la ‘bocciana’ Erika Borghesi (consigliere comunale Pd a Perugia) non facesse fallire l’operazione (Masciolini ha ottenuto 9mila 649 voti ponderati, la Borghesi 9mila 435).

Ma la strategia dei mariniani-Giovani turchi più che una scelta era in realtà una strada obbligata. Perché sapevano benissimo che, sul piano dei consiglieri comunali Pd in provincia di Perugia, e ancora di più sulla loro ‘importanza’ in termini di peso dei voti (come noto, con la legge Delrio per la Provincia non votano più i cittadini, ma i consiglieri comunali, e ognuno di loro ha un voto ponderato in base alla grandezza del comune in cui esercita il ruolo di consigliere), Bocci è più forte e in grado di incassare la maggioranza degli eletti. Bocci, tuttavia, deve spalmare la sua maggiore forza su un numero maggiore di candidati, così per lui è più difficile cogliere sia l’obiettivo di avere la maggioranza del gruppo consiliare di centrosinistra, sia far arrivare primo uno dei suoi. E la sua forza Bocci la ha confermata, perché non solo mantiene il numero dei consiglieri ‘bocciani’ che c’erano, ma addirittura lo rafforza (delle 3 new entry, due derivanti dall’aumento da 7 a 9 dei consiglieri provinciali di centrosinistra, una dalla non ricandidatura del sindaco di Gubbio, Stirati, due sono ‘bocciani’ e uno, appunto, Masciolini, dell’area mariniani-Giovani turchi).

Tornando a Mismetti, il presidente – i cui rapporti con la Marini sembrano essersi assai raffreddati – fa invece un altro ragionamento. Innanzitutto dare un segnale di continuità, poi tenere conto degli alleati. Togliere Bertini avrebbe mandato un segnale di non continuità con la precedente consiliatura e avrebbe certamente irritato i socialisti, unico partito oltre al Pd che si è candidato nella lista di centrosinistra per la Provincia (la Sinistra, infatti, che aveva in consiglio Stirati, non ha partecipato al voto dopo che un eventuale intesa con il Pd era tramontata).

E qui si apre un altro fronte. Come noto, da molti la presenza in pompa magna di Bocci al convegno del Psi organizzato dalla segreteria regionale a Perugia è parso un segnale inviato dal Psi, e in particolare da Rometti, alla presidente della Regione e al Pd umbro. Non è un mistero che Rometti sia insoddisfatto di come stanno andando le cose in Regione, sia come attività della Giunta, sia come funzionamento del gruppo consiliare. Con più d’uno si è lamentato del fatto che c’è scollamento tra Giunta e gruppo consiliare, con quest’utimo che si riunisce raramente e con la Giunta che scodella in consiglio provvedimenti senza discuterli con i consiglieri di maggioranza. Atteggiamento che, sia nelle commissioni che in Consiglio, ha già provocato vari incidenti di percorso, spia di un malessere diffuso. Insomma, l’invito in pompa magna a Bocci in quel convegno è stato letto da molti, compresi i vertici del Pd, come un segnale di possibile avvicinamento del Psi umbro a Bocci come interlocutore privilegiato nel Pd. Non più di un segnale alla Marini, certamente. Ma che è arrivato perfettamente sia a Palazzo Donini, sia alla segreteria regionale dem.

Vista questa situazione di malessere socialista, che da Palazzo Donini siano arrivate pressioni per far fuori Bertini da vice presidente per mettere Masciolini si può allora spiegare in due modi assai diversi: il primo è che ormai Palazzo Donini giudica insignificante l’alleato socialista e non in grado di porre adeguate ‘ritorsioni’ a uno schiaffo; il secondo è che doveva arrivare un avvertimenti a Rometti e ai socialisti, del tipo che se si spostano verso Bocci ci sono prezzi da pagare e che si è pronti, eventualmente, a farglieli pagare.

Tra le due spiegazioni, indubbiamente al momento convince di più la seconda.

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