di Nicola Bossi

PERUGIA - "Per quest'anno teniamo botta. Dal 2012 i fondi privati e pubblici sono a rischio e questo è un problema grave per il futuro di Umbria Jazz": aveva detto questo Carlo Pagnotta, fondatore e patron di Umbria Jazz, alla trasmissione di Agora di Tef del direttore Migliosi. Un campanello di allarme che è risuonato da tempo ma che nessuno ha ancora trovato una soluzione o una rassicurazione. Umbria Jazz non è carrozzone; vive di un terzo di fondi pubblici, di sponsor privati e di incassi. Il ritorno per Perugia e per l'Umbria tutta è straordinario: più cultura, più turisti, più vita, più centro, più estate. Ci sono aziende e commercianti che per il periodo di Umbria Jazz salvano tutta la stagione estiva e un pezzo di quella autunnale. Umbria jazz rappresenta una opportunità anche per quei studenti universitari che trovano un lavoretto e allo stesso tempo si godono la kermesse, dimenticando le mancate borse di studio dopo i tagli del Governo. Pagnotta in Rai, oggi, ha ribadito che "Umbria Jazz riporta il sole in una Perugia ultimamente un poi' buia".

Umbria jazz ha bisogno di fondi. Il popolino non lo capirà. La Regione, la Provincia e il Comune invece devono trovare i denari: meglio qualche buca in più, qualche mercatino in meno e meno fondi alle altre associazioni. In caso contrario ha ragione Pagnotta: Chiudiamo in grande stilo e al massimo della popolarità, piuttosto che fare una Umbria jazz mutilata.

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