PERUGIA - La Figisc dell’Umbria, l’Associazione dei gestori di impianti di carburante aderente a Confcommercio, la più rappresentativa del settore, non aderisce, così come la Figisc nazionale, allo sciopero della categoria proclamato da altre sigle sindacali per il 26 e 27 luglio, quindi i disagi per i consumatori si preannunciano limitati.

“Non aderiamo a questa protesta – spiega il presidente Figisc dell’Umbria e vice presidente nazionale Giulio Guglielmi – perché non condividiamo le ragioni che la motivano, ovvero lo stop del Governo alla proposta avanzata da Faib e Fenica incentrata, nei fatti, sulla attribuzione al gestore della facoltà di rifornirsi da chi vuole. Questa proposta, infatti, lungi da favorire – come invece viene affermato – un risparmio per i consumatori e una maggiore libertà di manovra per gli operatori del settore, determinerebbe in realtà due seri pericoli: da un lato una liberalizzazione ancora più ampia del settore, dall’altro una maggiore difficoltà di rapporti tra i gestori e le compagnie, perché al contratto di comodato – che comunque dura 6 anni e offre delle garanzie – subentrerebbero altre forme contrattuali, ad esempio la compartecipazione, con tutele molto minori”.

Gli effetti di una riforma del settore in questa direzione, secondo Guglielmi, sarebbero negativi anche per i consumatori: “Andremmo infatti – spiega – sempre più verso una desertificazione degli impianti, con una loro forte rarefazione, e incentiveremmo l’impoverimento o addirittura la soppressione totale del servizio alla pompa, con forti disagi per molte categorie di utenti – ad esempio le persone anziane - che comunque – per svariate ragioni – hanno problemi ad usare il self service”.

Altri sono – a giudizio del presidente Figisc-Confcommercio – le questioni per le quali oggi il comparto è preoccupato e in dissenso rispetto alle politiche del Governo: a cominciare dal fatto che la recente manovra ha reso definitivo l’aumento di accise sul carburante di 4 eurocent al litro, che invece avrebbe dovuto essere temporaneo, colpendo così pesantemente ancora una volta le tasche dei cittadini e costringendo i gestori impianti di carburante all’ingrato compito di fare esattori per conto dello Stato.
 

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