Riforma del lavoro tra pacchi, paccate e silenzi.
Continua con l'acceleratore tirato la trattativa sulla riforma del mercato del lavoro. Da un lato la Fornero che insiste perché si arrivi prima di subito ad un accordo, altrimenti niente "paccata di miliardi". La proposta del governo è sempre la stessa ovvero il passaggio dalla cassa integrazione ai modelli tedesco e danese, per una maggiore flessibilità in uscita che rischia di produrre una marea di licenziamenti in Italia. Perché farlo? Secondo la Fornero questo massacro sociale può attirare investimenti stranieri in grado di generare nuova occupazione.
Dall'altro i sindacati sembrano compatti sul "no" alla ricetta Fornero, ma preoccupa la decisione di Cgil, Cisl e Uil di mantenere il silenzio su ciò che è stato discusso oggi al tavolo. La leader della Cgil, Susanna Camusso, al termine dell'incontro dei sindacati con il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, spiega solo che "è stato un incontro utile. Abbiamo concordato con il governo che i contenuti di questa conversazione resteranno patrimonio di chi li ha fatti". Camusso conferma che un altro appuntamento "ci sarà nei prossimi giorni", ma tiene a ribadire di non voler aggiungere altro perché "le trattative non si fanno sui giornali". Perché tutto questo segreto su una materia così importante che riguarda milioni di lavoratori?
La Marcegaglia, dal canto suo, non vuole essere ai margini di questo spettacolo mediatico e conferma la posizione di Confindustria: "Attendiamo anche la proposta sulla flessibilità in uscita perché la riforma si tiene su tre gambe, tre temi: contratti, ammortizzatori, flessibilità in uscita. Daremo un giudizio complessivo quando vedremo tutte le parti". Marcegaglia risponde anche a Susanna Camusso e alle dichiarazioni sull'articolo 18: "In un momento così difficile non bisogna alimentare tensioni. Dobbiamo fare una buona riforma e questo riguarda anche l'articolo 18. Stiamo lavorando su ciò che ci ha chiesto la Bce".
Dunque, aspettiamo di vedere cosa accadrà, ma il rischio che questi pacchi, paccate e silenzi alla fine cadranno tutti insieme come macigni sulle teste dei lavoratori è più che concreto. Questo potrebbe accadere soprattutto se la partita si complicasse e si decidesse di passarla direttamente in mano a Monti, che con una bella fiducia potrebbe chiuderla senza troppo clamore con l'appoggio del suo parlamento "amico".
Fonte: controlacrisi.org
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