Regione - Il punto sul vino, il declassamento, l'Adisu e la pillola abortiva
PERUGIA - A conclusione del consiglio regionale odierno si tirano le somme e si pens al futuro. Ci si è interrogati su molti argomenti più o meno importanti ma che comunque erano all'ordine del giorno.
Enoteche umbre. Alla richiesta del consigliere Fausto Galanello (Pd) di sapere se è nelle intenzioni della Giunta rilanciare l'Enoteca regionale dell'Umbria, nata ad Orvieto nel 1996 per reclamizzare l'intera produzione vinicola umbra ma oggi funzionante solo sporadicamente per iniziativa di due organismi, Palazzo del gusto e Cuttàslow international, l'assessore all'agricoltura Fernanda Cecchini ha dato una risposta sostanzialmente positiva. L'assessore ha ipotizzato un nuovo progetto di rilancio, da elaborare nell'ambito del confronto in atto nel settore vinicolo regionale, in particolare con i titolari degli strumenti che operano sulla promozione, come le Strade del vino e i consorzi. Solo con un progetto così concepito, sarà possibile attingere dal Piano di sviluppo rurale quelle risorse finanziarie pubbliche, che sono venute a mancare dopo il tentativo di rilancio datato 2007, quando entrarono alcuni soci, successivamente defilatisi.
Dell'Adisu. Sulla interrogazione di question time posta dal consigliere Massimo Monni (Pdl) per sapere dalla Giunta per quale motivo, nonostante sia in corso la riforma delle Comunità montane, l'Agenzia per il diritto allo studio ha deciso di rinnovare alla Comunità Montana Monti del Trasimeno una convenzione non ancora scaduta ma più onerosa di un milione di euro, ha risposto a Palazzo Cesaroni l'assessore Gianluca Rossi.
A Monni, che oltre a definire “peregrina” la scelta dell'Adisu di rinnovare l'incarico ad un ente in riorganizzazione, per una spesa che rispetto alla precedente sarebbe aumentata di “un milione di euro”, l'assessore Gianluca Rossi ha così risposto: “Smentisco categoricamente questa cifra. Il nuovo importo della convenzione, valida per il triennio 2011-14, aumenta di 300 mila euro, per effetto di una rimodulazione dei servizi resi dalla Comunità montana; ma è bene precisare che con la convenzione rinnovata l'Adisu ha risparmiato il 40 per cento rispetto all'affidamento all'esterno di servizi quali: la manutenzione delle aree, la sorveglianza delle sedi e il portierato, sia giornaliero che notturno. Si tratta pertanto di una rimodulazione di servizi già gestiti”.
Quella pillola abortiva che fa infuriare Maria Rosi. Interrogazione di Maria Rosi (Pdl) all'assessore regionale alla Sanità, Franco Tomassoni, sulle possibili problematiche connesse alla somministrazione della pillola abortiva RU486 in regime di day hospital. Durante la seduta di question time di oggi Rosi ha chiesto di sapere: “nei casi di complicazioni successive al di fuori della struttura ospedaliera: chi paga se la donna fa causa e chiede i danni, il medico o la Regione?”.
“L'organizzazione mondiale della sanità e la Federazione internazionale di ginecologia ed ostetricia – ha risposto Tomassoni - considerano questo tipo di interruzione un metodo sicuro. Il risarcimento danni paventato può essere richiesto soltanto se si verifica un danno connotato da colpa di chi eroga la prestazione. Non può considerarsi pertanto danno la mera espulsione del prodotto del concepimento al di fuori dell'ambiente ospedaliero, in quanto la donna stessa, preventivamente ed esaurientemente informata, ha scelto di optare per tale procedura, in maniera libera e consapevole sottoscrivendo il relativo consenso”. L'assessore regionale ha anche tenuto a sottolineare come “l'interruzione farmacologica precoce con la pillola RU 486 rimane un'opzione la cui scelta è riservata esclusivamente alla donna solamente se sussistono rigidi criteri di inclusione previste da precise linee guida. La somministrazione di questo farmaco – ha aggiunto - avviene rigorosamente in ambiente ospedaliero e sotto il diretto controllo di un medico non obiettore.
In materia di declassamento. “Non resta che valutare in maniera più approfondita la nota esplicativa dell'assessorato. Credo che l’argomento sia serio e per questo sospendo il giudizio in attesa di una maggiore e più puntuale definizione del tutto”. Così il capogruppo regionale Udc, Sandra Monacelli, ha replicato alla risposta che l'assessore Gianluca Rossi ha fornito all'interrogazione discussa oggi in Consiglio regionale “sull'intervenuto declassamento del rating della Regione Umbria da parte delle agenzie Standard & poor's e Moody's”.
Rispondendo al consigliere regionale centrista, l'assessore Gianluca Rossi ha annunciato la consegna di un rapporto scritto (motivato dalla complessità della materia) ed ha spiegato che “il declassamento del rating dell'Umbria, così come quello delle altre Regioni è automatico ogni qualvolta quello dell’Italia subisce un declassamento, in quanto sia Standard & Poors che Moodys assumono nella loro metodologia che gli enti locali abbiano una certa dipendenza dallo Stato e siano intrinsecamente legati”. Rossi ha però rimarcato che “i rating attribuiti alla Regione Umbria corrispondono a un posizionamento elevato nella scala degli stessi di entrambe le agenzie interessate pari a una notevole capacità di rimborsare le proprie obbligazioni. Inoltre, c’è da sottolineare che il rating attribuito da Moodys, che prima del 5 ottobre era di un gradino sotto quello della Repubblica italiana e di alcune Regioni come la Toscana e il Veneto viene oggi valutato alla pari, il posizionamento relativo sia rispetto all’Italia che alle altre Regioni è quindi migliorato”.
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