PERUGIA - "Se verrò assolto a chi dirò il primo grazie? Ma quale grazie? A chi dovrei dire grazie dopo quasi 4 anni di carcere da innocente? Molti invece dovrebbero chiedermi scusa". A parlare, al settimanale 'Oggi', in edicola da domani, è Raffaele Sollecito, che sta affrontando il processo d`appello per il delitto di Meredith Kercher, a Perugia. "Amanda è stata trascinata come me in questa situazione, nello stesso modo. Lei è estranea ai fatti che ci vengono addebitati tanto quanto lo sono io. La sera e la notte in cui è stata uccisa Meredith, lei e io eravamo a casa mia. Non siamo usciti - racconta - Mai avuto sospetti su di lei, non avrei motivo per averli", dice Raffaele. Il giovane ribella all`immagine che gli è stata cucita addosso, quella di un ragazzo debole, che si è fatto plagiare da Amanda: "Penso di essere un ragazzo onesto, buono e sincero. In questa storia assurda l`unica persona che si è fatta 'plagiare' è stata Amanda (durante gli interrogatori, ndr), ma non per colpa sua. Né io né Amanda siamo ragazzi deboli. Fragili sicuramente sì, con la sofferenza che nel tempo ci smembra... E Amanda è solo una ragazza dolcissima, bella, sensibile, brava, solare e un po` stramba. Sicuramente speciale. Distante anni luce - conclude - da una personalità da ape regina...Amanda e io ci scriviamo spesso da qualche mese. Dopo il nostro arresto i rapporti si erano interrotti. Questo dramma ci ha in un certo modo avvicinato ancora di più". Condannato a 25 anni in primo grado, Sollecito si dice ottimista per l`esito dell`appello: "Sono sempre stato ottimista. Ho sempre avuto fiducia che la verità sarebbe emersa. Oggi sono ancora più ottimista". E ai genitori di Meredith fa sapere: "Fino a quando io e Amanda resteremo in carcere non ci sarà giustizia né per noi né per vostra figlia".

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