Altri segnali negativi per l’Università di Perugia. Il Corriere della Sera informa, dando notizia che, nella nella prestigiosa classifica internazionale Arwu della Jaotong university di Shanghai, l’Università di Perugia è uscita tra le prime 500 almondo insieme a quelle di Parma e Piacenza, precipitando di oltre 200 posizioni dal 2003 al 2016, di cui oltre 100 negli ultimi tre anni. Un’uscita molto dolorosa quella di Perugia, che da anni era presente in questa prestigiosa classifica. La graduatoria internazionale Arwu della Jaotong university di Shanghai, infatti, dal 2003 censisce più di 1.300 atenei su 17mila in tutto il mondo e pubblica i risultati delle migliori 500, valutando una vasta gamma di aspetti che vanno dalle pubblicazioni scientifiche allo staff accademico (l’articolo del Corriere della Sera può essere consultato su http://www.corriere.it/scuola/universita/cards/universita-classifica-sha...).

L’altra notizia negativa è la rapida perdita di posizioni dell’Università di Perugia in un’altra pretigiosa graduatoria nazionale, la QSWorld University Rankings). In tre anni, infatti, l’ateneo umbro è sceso di tre categorie. Nell’edizione 2015 della graduatoria (basata sui risultati 2014), infatti, l’Università di Perugia si posizionava tra l a551esima e la 600esima posizione al mondo, mentre nell’ultima edizione (che riguarda i risultati 2017) l’Ateneo è posizionato tra la 751esima e la 800esima posizione al mondo. Più in dettaglio, negli ultimi due anni è sceso dal 701° al 751° posto (i risultati completi di tutte le università possono essere consultati su https://www.topuniversities.com/qs-world-university-rankings).

Ed ecco in dettaglio la scivolata dell’Università di Perugia in entrambe le prestigiose classifiche internazionali della qualità universitaria.

Un’avvertenza

Prima però è necessaria un’avvertenza. Stiamo parlando di classifiche, quindi di comparazioni. Scendere in classifica, o all’inverso salire in graduatoria, non significa che la situazione sia peggiorata o sia migliorara in senso assoluto, ma che è peggiorata o migliorata rispetto alla media degli altri atenei. In altre parole, un’Università può migliorare le proprie posizioni, ma se la media delle altre fa di meglio la situazione in classifica di questa univeristà peggiora. E questo è evidente: se io faccio un passo avanti e gli altri ne fanno tre, la mia posizione in assoluto migliora, ma quella relativa rispetto agli altri peggiora. Questo, nello spòecifico, per dire che queste graduatorie non riguardano un peggioramento in assoluto dell’Università di Perugia, quanto un peggioramento della sua prestazione relativa rispetto alla media dell altre università.

Classifica internazionale Arwu della Jaotong university di Shanghai

Dopo aver affermato che questo ranking internazionale “è uno dei più prestigiosi e quotati”, il Corriere della Sera rileva che “gli indicatori presi in esame dall’Arwu comprendono premi Nobel e riconoscimenti accademici ricevuti, qualità della ricerca (paper pubblicati e ricercatori più citati) e le performance rispetto al numero degli iscritti. In particolare sono 6 i parametri su cui si basa la classifica: premi internazionali di ex studenti (10%) o di ricercatori della singola Università (20%), le citazioni di pubblicazioni scientifiche in Thomson-Reuters (20%), le pubblicazioni “Nature & science” (20%), le pubblicazioni tecnologico-sociali (20%). Questi parametri sono poi correlati con lo staff accademico, dando un ulteriore parametro di produttività pro-capite (10%)”.

Per quanto riguarda Perugia, come emerge dalla tabella riportata dalla classifica passa dalla 300esima posizione del 2003 a oltre la 500 nel 2016, uscendo come detto dai primi 500 Atenei del mondo. Di queste oltre 200 posizioni perse in 13 anni, oltre 100 sono state perse nell’ultimo triennio considerato dalla classifica, quello che va dal 2013 al 2016.

Più in dettaglio, come si può osservare dalla tabella l’Ateneo umbro ha avuto un crollo tra il 2003 e il 2008, passando dal 300° posto circa a oltre il 400°, per poi riprendersi un po’, ma con un miglioramento continuo, tra il 2008 e il 2013, tornando sopra la 400esima posizione. D qui un tracollo che che, in tre anni, l’ha portata ad uscire dalle prime 500 Università del mondo, posizione che occupava ormai da anni.

Classifica internazionale QS World University Rankings

Non meno prestigiosa è la QS World University Rankings, che valuta ciascun Ateneo del mondo in base a 6 parametri: reputazione accademica; citazioni in pubblicazioni scientifiche riconosciute; prestazioni occupazionali deglu studenti laureati nell’Ateneo; politiche di facilitazione per gli studenti; internazionalizzazione delle facoltà; internazionalizzaione degli studenti.

Ebbene, in base ai dati negli ultimi tre anni – dal 2015cal 2017 - l’Università di Perugia in graduatoria scende di tre blocchi (la classifica divide le università in blocchi da 50). Nel 2015, infatti, era posizionata nel blocco che va dal 551° al 600° posto, nel 2016 in quellotra il 700° e il 750° posto, calando quindi di due blocchi in un solo anno, mentre nel 2017 va giù di unaltro blocco ancora, finendo in quello tra il 751° el’800° posto.

Per il 2016 e il 2017 la classifica fornisce anche la posizione precisa dell’Università di Perugia: nel 2016 701esima posizione, nel 2017 751esima. In sostanza, dal 2015 al 2017 l’arretramento è tra 150 e 200 posti, im che significa essere scesa di circa un terzo rispetto alla posizione occupata nel 2015.

Brutti segnali, insomma, su cui riflettere. E che, abbinati ai dati sulle iscrizioni, che vedono l’Università di Perugia quinta in Italia per calo negli ultimi 3 anni (dall’anno accademico 2012-2013 a quello 2015-2016 il calo percentuale di iscritti nell’Università di Perugia è del 13,4%, da 25mila 388 a 21mila 979, con una flessione di 3mila 359 iscritti), fanno suonare un allarme fortissimo, a cui non sembra stiano dando il peso adeguato né le Istituzioni accademiche, ne le altre Istituzioni umbre. Da parte sua il Rettorato dell’Università ha anticipato che quest’anno, grazie anche all’eliminazione del numero chiuso in alcune facoltà attraendo così studenti rispetto ad Atenei che hanno mantenuto il numero chiuso, il numero degli iscritti dovrebbe avere un rimbalzo. Cosa auspicabile, anche se non certo rosolutiva, ma che ancora non è certa mancandone l’ufficialità da parte dell’Anagrafe studenti del Ministero.

Testo a cura di Multimediacom042 con la consulenza del collega Giuseppe Castellini

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