Primarie Pd – Brutti segnali dal futuro
Di Ciuenlai - Fare un commento senza dati ufficiali non è facile ma ci proveremo. Direi , niente di nuovo sotto il sole. I numeri delle primarie del Pd in Umbria confermano il lento, ma inesorabile, declino di questo partito.
Rispetto al 2013 sono andati ai gazebo 30 mila umbri in meno. Una diminuzione del 40% tonda, tonda. Per un partito che ha 14 mila iscritti, che è al Governo e controlla gli apparati periferici dello stato, che amministra la Regione , le Province e il 60% dei comuni, le Usl e le Asl, tutti i consorzi intermedi, le aziende dei trasporti, dei rifiuti e dell'acqua, la cooperazione, pezzi di sindacato e diverse associazioni di massa, 40 mila partecipanti sono francamente pochini. Qualcuno, vicino allo sconfitto Orlando, l'ha definita “una partecipazione di apparato”. Ma non basta.
E' fortemente diminuito anche il consenso verso il segretario “bulgaro”. A Renzi mancano all'appello 21 mila voti. Un 38,5% in meno. Peggio a Perugia (- 41%), meglio (si fa per dire) a Terni (- 38,5%). E il dato è particolarmente negativo se si tiene conto che, questa volta, gran parte degli ex votanti di Cuperlo sono passati nelle file del “Bomba”. E non si tratta di personaggi minori ma del Sottosegretario Bocci , dell'On. Giulietti e della Governatrice Marini, cioè dei tre pezzi forti del partito in questa Regione. Infine, guardando quei pochi risultati locali a disposizione (ma perchè a due giorni dal voto non si hanno i risultati ufficiali e completi?) si nota che ad andarsene è stato il popolo che veniva da sinistra, confermando e consolidando il processo di “pentapartitizzazione renzista” di questo soggetto politico.
Di fronte a questi numeri a dir poco preoccupanti si sono levate le grida di gioia dei dirigenti Pd. Per loro è andata bene perchè avevano stabilito (loro e solo loro) che la soglia minima da raggiungere era 35 mila votanti. Ne hanno fatti 40 mila ed è partita la festa a “barbera e champagne”. Solo che la volta scorsa (che in ogni analisi che si rispetti è il parametro da seguire) erano in 71 mila.
E sta proprio qui una delle chiavi del declino di questo partito. La manipolazione a scopo propagandistico della vera situazione fa perdere loro il contatto con la realtà. Ogni sconfitta viene rimossa, ogni segnale negativo derubricato a noiose critiche da “gufi”. Eppure avrebbero bisogno di leggerli questi dati e di dare vita ad un periodo di profonda e accurata riflessione (scusate la noiosa ripetizione che andiamo ripetendo da anni). Eh si perchè le scadenze che hanno davanti, non sono delle più semplici.
Le prossime amministrative sono cruciali. C'è da riconquistare Perugia e c'è da evitare lo spettro della perdita di Terni e Foligno. Per la prima volta, dal dopoguerra, gli eredi della sinistra “che guarda sempre più a destra” potrebbero trovarsi all'opposizione nelle tre maggiori città umbre. Roba da far tremare i polsi. E, oltre alla mancata discussione sulle ragioni di tante sconfitte e sui tanti, troppi segnali negativi, c'è una ulteriore preoccupazione. La segreteria regionale del Pd stavolta non ne fa mistero. Si chiama congresso regionale. Se non verrà anticipato all'autunno 2017 i piddini rischiano di consegnare tutto, o gran parte del 2018 a questo evento. La conseguenza è quella di avere poco tempo per preparare le elezioni comunali della svolta. Ma gran parte di loro non se ne cura e festeggia le “ riperdite” . Senza accorgersi che non sono soli a brindare. Lo fanno, e da tempo e ad ogni sconfitta, anche i loro avversari che, a forza di trincare, sono ormai vicini all'ubriachezza.
P.S. - Come dite? Ah! Cos'è la pentapartitizzazione renzista? Vi risponderò come il cinese che picchiava la moglie, io non lo so, ma loro lo sanno benissimo.
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