La siderurgia italiana sta attraversando da anni di profonda crisi, che viene pagata ogni giorno dalle decine di migliaia di lavoratori impiegati nel settore, costretti a confrontarsi con il costante ricorso alla cassa integrazione, con i ritardi nei pagamenti degli stipendi e, in ultimo, con i licenziamenti. Il Governo Monti non solo si rifiuta di affrontare il problema: la riforma delle pensioni, l’attacco al contratto nazionale e le modifiche che distruggono l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, esprimono infatti la volontà dell'esecutivo e di chi lo sostiene di smantellare i diritti e le tutele dei lavoratori, a vantaggio di un sistema privatistico e classista che aumenta le disuguaglianze, impoverisce i più poveri e arricchisce i più ricchi, favorendo ulteriori, sciagurate speculazioni.

 

Anche a Terni, dietro le tante, troppe rassicurazioni sulla continuità delle produzioni e sul mantenimento dei posti di lavoro, sulla funzione strategica del sito ternano per l'economia nazionale, sulla presenza di soggetti interessati a rilevarne la proprietà, si profila infatti la realtà di un Paese privo di politiche industriali, di un governo che continua a subire senza batter ciglio le scelte imposte dalla Comunità Europea, di una classe politica che sa solo invocare l'arrivo di nuovi padroni “alla Marchionne” da elevare a salvatori della patria. Il timore che lo scorporo del polo siderurgico ternano servisse a garantire il mantenimento delle attività industriali in Germania è ormai una realtà, come pure il probabile dirottamento delle  commesse dell'AST  verso altri impianti.

 

Dobbiamo impedire che i settori vitali della nostra economia siano condannati ad una morte lenta e progressiva.

Dobbiamo impedire che gli interessi dei banchieri e della grande finanza si sostituiscano alla sovranità popolare.

 

Per questo serve una nuova presenza dello Stato nell'economia: all'ILVA di Taranto, alle Acciaierie di Piombino ed all'AST di Terni. Il Fondo Strategico e la Cassa Depositi e Prestiti potrebbero essere gli strumenti per tale operazione, scongiurando in questo modo sia la speculazione al ribasso sugli impianti, sia il loro spezzettamento. Gli esempi non vanno cercati lontano, visto che proprio Outokumpu è una public company, partecipata dal fondo d'investimento statale finlandese.

Facciamo come in Europa! Costruiamo anche in Italia una società pubblica che garantisca produzioni e lavoro.

 

A chi, nei prossimi giorni, verrà a promettere mari e “Monti” per strappare il vostro voto alle primarie, rispondetegli che avete detto già come la pensate firmando i referendum sul lavoro e sulle pensioni.

 

     Federazione provinciale PRC di Terni

Condividi