Perugia – Il The End di “mattone e carrello”
di Ciuenlai
PERUGIA - Chiude una grande catena di elettrodomestici ed elettronica di via Settevalli. Non è la prima in quella zona zeppa di super ed ipermercati. Altri due magazzini di altre due grandi catene avevano abbassato le saracinesche, sempre in quel quartiere. La cosa fa il paio con la vicenda dei palazzoni sequestrati a Ponte San Giovanni.
Edilizia e commercio non possono mai rappresentare il principale volano di sviluppo di un territorio. Perché, soprattutto al tempo della crisi e del ridimensionamento del pubblico impiego, rischiano di lasciarlo in mutande. E’ una semplice considerazione che chiama in ballo la politica del “mattone e carrello”, seguita dal Comune di Perugia negli ultimi 15 anni. Chiama in ballo l’assessorato all’urbanistica che annuncia la costruzione di due nuovi quartieri e progetti edilizi e commerciali che, per il loro volume, farebbero storcere la bocca perfino al Consiglio Comunale di New York.
Le conseguenze sono quelle che vediamo tutti i giorni : chiusure di attività commerciali e una marea di invenduto nell’edilizia. Cose che, notoriamente, favoriscono speculazione e riciclaggio. Fenomeni, di fronte ai quali, poi sorprendersi è come versare lacrime di coccodrillo. E allora; non è forse venuto il momento di fermarsi e ripensare Perugia? Non è forse venuto il momento di costruire un progetto alternativo di città, fondato sull’innovazione, la riscoperta dell’artigianato e il recupero edilizio, chiamando tutte le forze sane del capoluogo, a partire dalle Fondazioni bancarie, a parteciparvi? Una cosa è sicura; se si vuole fermare il degrado bisogna cambiare musica e alla svelta.
Domenica
09/10/11
13:33
Perugia è una città che sta crescendo cosi, sotto molte facce sbigottite dei suoi abitanti. Basti guardare San Sisto come sta diventando. I supermercati sono cosi tanti e cosi tutti uguali nei costi da fare impressione. Le domande sono sempre le stesse: come fanno a guadagnarci, dove sta la truffa?
Ripensare Perugia per me vuol dire ripensare al modo di fare impresa ed ai troppi imprenditori che hanno fatto i soldi è poi hanno chiuso tutto. Sembra diventato uno sport quello di sfruttare Perugia ed andarsene.
Domenica
09/10/11
16:25
Una città dove il cemento (uno dei maggiori prodotti della regione), i capitali di origine occulta incontrano una politica superficiale, miope, che vede nell'edilizia frenetica e nell'espansione urbana, un segno di modernità. Io ci vedo solo una deprecabile distruzione del paesaggio e della storia della città e l'infiltrazione profonda della speculazione malavitosa nel territorio umbro. Molti per fortuna iniziano a capirlo, tranne che i nostri politici.