Grandi movimenti e ribaltoni nel Pd umbro, in prospettiva delle primarie (dovrebbero tenersi a gennaio) per eleggere il nuovo segretario nazionale e per rinnovare il gruppo dirigente. Al momento in pista per la segreteria c’è solo il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ma Matteo Renzi ha annunciato che ci sarà anche un altro candidato. Non lui stesso, ma uno della sua area (Renzi punta su Delrio, che però finora si è defilato). La coda lunga della dura sconfitta subita nelle elezioni del 4 marzo e la probabile fine della parabola renziana stanno producendo terremoti politici interni e riposizionamenti un po’ in tutte le regioni. La galassia renziana si sfarina (ma il problema è che più che i renziani a sfarinarsi sembra essere il Pd, visti i risultati elettorali e i sondaggi che continuano a darlo in discesa, sotto il pessimo 18,7% del 4 marzo) e in Umbria, secondo fonti autorevoli, sono in transito verso Zingaretti due che erano renzianissimi: l’assessore regionale Fabio Paparelli e Matteo Burico, che punta alla candidatura a sindaco di Castiglione del Lago e che ha avuto un ruolo importante nella segreteria regionale ‘renziana’ di Giacomo Leonelli. Non ci sono notizie su altri esponenti reziani del Pd, che per ora se ne stanno coperti. Una situazione in cui affonda la lama la diplomazia zingarettiana, affidata in Umbria alle cure di Valentino Valentini, amico da sempre di Zingaretti e del quale si era anche parlato come coordinatore della campagna del presidente della Regione Lazio per le primarie e per il congresso.

La presidente Catiuscia Marini, invece (della cui segretaria tra l’altro Valentino fa parte), sembra invece che resterà nell’alveo renziano, nel gruppo di quello che resta dei ‘Giovani turchi’, capeggiati a livello nazionale da Orfini e che ambiscono ad avere il ruolo di sinistra renziana.

 

Elezioni per il comune di Perugia, cosa bolle in pentola

Intanto fervono, un po’ catacombali, gli incontri riservati per delineare la strategia del Pd per le comunali di Perugia. Si era parlato di una volontà a candidarsi sindaco di esponenti come Andrea Cernicchi e Valeria Cardinali, entrambi assessori nella giunta Boccali (Cardinali poi lasciò quando fu eletta senatrice, nella primavera del 2013), come pure si era parlato di una disponibilità a candidarsi della consigliera regionale Carla Casciari. Da quanto emerge da questi incontri (tutti rigorosamente non pubblici) sembra invece che tutti siano disposti a fare un passo indietro, favorendo la ricerca di un candidato esterno, in grado di provare a mettere insieme una coalizione di centrosinistra più larga possibile con la quale sfidare il sindaco Andrea Romizi, che secondo i ‘rumors’ parte nettamente in vantaggio e che sarà sostenuto da tutte le forze di centrodestra e da vari movimenti civici (la Lega chiede tuttavia in cambio la designazione per la presidenza della Regione, nelle elezioni che si terranno tra un anno e mezzi circa, per le quali il centrodestra potrebbe giocare la carta Donatella Tesei, leghista, attuale senatrice e presidente della commissione Difesa).

Ma “l’indietro tutti’ del Pd non è detto che sia così completo. Marco Vinicio Guasticchi, ad esempio, non ha partecipato – benché invitato – a nessuna di queste riunioni e molti pensano che abbia una sua carta da giocare per la candidatura del centrosinistra a sindaco di Perugia. Come in silenzio sta la componente di stretta osservanza ‘bocciana’. Oltre al fatto che, al momento, una parte della sinistra, a cominciare dall’ex consigliere regionale Stefano Vinti, non appare per nulla disposta a fare coalizione con il Pd, puntando su un’autonoma candidatura a sindaco di una figura della società civile ben caratterizzata a sinistra.

 

L’ultima battaglia, siamo alla linea del Piave (e forse anche oltre)

Fatto sta che, dopo i disastri delle elezioni amministrative e politiche (il centrosinistra in Umbria ha perso in tutti e 5 i collegi uninominali e il Pd in due elezioni politiche nella regione ha visto sparire il 51,4% dei voti), la battaglia per il Comune di Perugia è la linea del Piave per i dem e più in generale per il centrosinistra. Persa quella, è matematicamente persa anche la Regione nel 2020. Nel senso che se si votasse oggi la Regione non andrebbe certo al centrosinistra, ma con un colpi di reni su Perugia la partita potrebbe riaprirsi, anche se sarebbe comunque dura. Se invece Romizi verrà confermato, per il centrosinistra umbro – e in particolare per il Pd –varrà il famoso motto popolare: morto Cristo, spenti i lumi.

 

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