Di Ciuenlai – IL Pd Umbro è di nuovo nel caos. Dopo le grandi disfatte delle politiche e delle recenti amministrative ha urgenza di trovare una nuova guida, un sostituto al dimissionario Leonelli. Gli ex Ds e i “diversamente renziani”, Marini compresa e Giulietti escluso, sembrano orientati su Walter Verini, che potrebbe godere anche della neutralità di Giampiero Bocci. Tutto fatto? Neanche per sogno.

Il Pd Umbro rischia infatti di restare senza la sua figura apicale fino allo svolgimento del prossimo Congresso Regionale. L'elezione del segretario, stavolta, più che una questione di nomi rischia di essere un problema regolamentare. Il dirigente “massimo” del Pd lo eleggono i 250 componenti dell'Assemblea Regionale (in realtà molto meno, perché circa 60/70 membri lo hanno abbandonato). L'organismo deve essere convocato dal Presidente. Piccolo particolare : Il Presidente attualmente non esiste. Era Juri Cerasini che è passato “armi e bagagli” a Leu .

E allora come si fa? Lo Statuto prevede che “In via straordinaria l'Assemblea può essere convocata (ma sempre dal suo Presidente), se lo richiedono almeno un decimo dei suoi componenti”. Già, ma se questo benedetto Presidente e, in subordine, pure il Segretario non ci sono, a chi e a cosa si fa la richiesta? Questo lo Statuto non lo dice, offrendo più di una sponda alla possibilità di lunghi e noiosi contenziosi giudiziari. Ma ammesso che si trovi un qualcuno a cui indirizzare la lettera per far convocare questa benedetta riunione, ai problemi normativi si aggiungerebbero quelli politici, che sono, molto, ma molto più complicati.

Intanto non è facile trovare 25 persone che firmano per favorire questa anomala convocazione (e infatti chi ci sta provando non c'è ancora riuscito). La balcanizzazione e parcellizzazione della sigla (si sigla perché per il Pd partito è una parola troppo grossa) rende tutti sospettosi verso “i compagni”. Le domande i timori, le paure che attraversano le menti dei grandi e piccoli esponenti piddini sono sempre le stesse “Perché me lo chiede, chi vuole sostenere, a che mira, chi c'è dietro, mmm... non mi fido ecc.”.

La perdita secca di potere nella Regione ha determinato una situazione interna che nessuno, nemmeno i vecchi capibastone (Bocci, Marini ecc.) riescono più a controllare.” E' uno dei timori di Verini” afferma un suo sostenitore. Avere il loro appoggio non è più sufficiente perché le correnti sono ormai formate da personaggi screditati dalle recenti sconfitte ed ormai “cotti” agli occhi di numerosi iscritti ed elettori. La “disgregazione” del Pd è ormai giunta a livelli di sgretolamento nudo e crudo.

Non esistono più punti di riferimento sicuri in nessun luogo, anche in quello più piccolo. Nemmeno a livello centrale dove manca tutto (Presidenze, Segreterie, Segretari, Capi di gabinetto, accompagnatori , uscieri e addetti alle pulizie) . Ora in questa situazione di stampo Kafkiano è spuntato pure un avversario per Verini. A lui si è contrapposto, “per restare al centro della scena” Vinicio Guasticchi che si è auto-dichiarato paladino dei moderati e degli ex Dc. Ma non è certo lui la maggiore preoccupazione del deputato di Città di Castello.

Ricordo che per essere eletti a norma di statuto occorrono la metà più uno dei membri dell'organismo, cioè 126 “assemblearisti”; una tombola. E i contrari, al momento, non mancano. La gran parte del nuovo mondo del Pd, quello emerso dal renzismo, quello che ha robuste radici negli organismi dirigenti “non accetterà mai – afferma un suo illustre esponente – di tornare al passato” “Fare segretario Verini – continua - sarebbe come sconfessare il progetto di rinnovamento messo in campo in questi anni”. “Certo -conclude - occorre una figura nuova, giovane, non legata a quella esperienza, che permetta di resuscitare la fiducia dell'elettorato di centrosinistra finito in altri lidi”. Ma se chiedi un nome che abbia queste caratteristiche non riesci ad averlo. E capisci subito che non è reticenza è inesistenza.

P.s. L’Assemblea regionale, per statuto dovrebbe essere convocata ordinariamente dal suo Presidente almeno due volte all’anno. Non si riunisce da più di tre anni a conferma dell'amore, della considerazione e del rispetto dei piddini verso i propri organismi dirigenti

Condividi