Di Ciuenlai - La missione di Enrico Rossi, secondo ambienti ben informati, è quella di fare in modo che Bori diventi “segretario subito”, cercando di recuperare un clima di unità nel Pd umbro, che al momento è più utopia che scienza. Per la serie “me lo chiede Zingaretti”.

Missione facile la prima, difficilissima la seconda.  Le poche chance di riuscire a ricompattare il Pd sono legate ad un processo fatto di governance concordata e condivisa tra le parti, di conferenze di organizzazione legate alla costruzione di un progetto politico “di tutti” (che comprende naturalmente anche la spartizione di incarichi, nomine e quanto fa piccolo, piccolissimo potere).

Un processo che si scontra però con il  fattore tempo. Un fattore che potrebbe non riguardare tanto Bori, quanto lo stesso Rossi. Voci insistenti provenienti dalle sponde dell’Arno danno l’ex Presidente della Toscana come il candidato più gettonato e papabile a sostituire Padoan nel collegio per la Camera dei Deputati di Siena. Dopo le dimissioni dell’ex Ministro per incompatibilità,  le consultazioni per eleggere il nuovo Senatore dovrebbero svolgersi in primavera. Nel caso di candidatura del nuovo Commissario la  “disfida” umbra si dovrebbe quindi concludere, al massimo,  entro febbraio, primi di marzo. Si voterebbe cioè , all’inizio del 2021, con gli iscritti di due anni prima (2019), senza aver fatto, in pratica , la campagna di tesseramento del 2020 ed avendo “ibernato” quella del 2021.

Cioè la gran parte dei votanti potrebbero non essere più iscritti al Pd.  Tranquilli è tutto regolare, sono iscritti a Bori, De Rebotti, Prosciutti e Torrini. Una qualche tessera ce l’hanno,un partito no. “Perché se ci fosse – dichiara un incavolatissimo pezzo grosso della sinistra umbra -  non si affiderebbe a gente che ha preso parte alla più grande ed incredibile sconfitta del secolo 

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