Di Ciuenlai - La notizia della vendita della storica sede di Piazza della Repubblica l'avevamo data circa un anno fa. Stupisce quindi la sorpresa con cui è stata accolta. Non è stato un fulmine a ciel sereno ma l'effetto di una linea, più volte annunciata da parte dei proprietari dell'immobile , gli amministratori della Fondazione Pietro Conti. Una linea che prevedeva e prevede la vendita di alcuni pezzi pregiati ed in primis di Piazza della Repubblica, per sistemare i conti e pagare i debiti pregressi. E non è stato l'unico sacrificio.

Anche un'altra sede storica di Perugia, magari meno famosa ma non per questo priva di significato perlomeno per una parte della città, è stata ceduta a privati. Mi riferisco al mitico “Barrino” di via Birago (che poi sta in via del Lavoro), conosciuto anche come sede del “Milan Club”. Un luogo creato, nella principale zona di espansione urbanistica di Perugia tra gli anni 50 e 60, che è stato per circa 25 anni un polo di attrazione per i giovani e meno giovani di quell'area cittadina (allora considerata di profonda periferia).  Ma le vendite suscitano reazioni solo nelle persone che quelle storie hanno vissuto. In quelli che hanno salito milioni di volte quegli scalini, per andare ad una riunione, per prendere dei volantini o del materiale di propaganda, per parlare con un dirigente del Pci. Loro la vogliono riacquistare. Ma la storia non si ricompra.

Quella sede è stata di fatto “politicamente” venduta 10 anni fa, in occasione della nascita del Pd, quando una delle parti fece capire chiaramente che era iniziata un'altra era. E lo fece capire rifiutando proprio le sedi simbolo. La prima segretaria regionale del Pd Maria Pia Bruscolotti, di cultura democristiana, disse che non avrebbe mai messo piede nella casa dei comunisti. Pretese ed ottenne che la direzione regionale del partito venisse spostata in corso Cavour. Allora fummo in pochi a far notare che la decisione metteva in evidenza, da subito, quale delle due culture che si erano fuse utilizzasse meglio il criterio (sic) Gramsciano dell'egemonia.

Da allora Piazza della Repubblica appartiene al passato. E non c'è nessuna “recompra” che può resuscitarlo e renderlo vivo, se accanto all'immobile non c'è un progetto capace di riattivare quelle emozioni, quegli entusiasmi e, soprattutto, quel grande sogno che un altro mondo è possibile.

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