Occupazione, l'autunno-inverno si fa freddo. Ma l'Umbria tutto sommato tiene
FOCUS SULL’UMBRIA che si mostra resiliente ed è la seconda in Italia per minore arretramento. A ottobre nella regione 5mila390 assunzioni, e nel trimestre 13mila 880, ma è quarta per percentuale di avviamenti considerati “di difficile reperibilità” e resta indietro, pur facendo qualche miglioramento, sulle chiamate per i laureati. Assume l’11% delle aziende umbre.
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L’annunciata gelata autunno-inverno sulle assunzioni, che avevano visto diversi trimestri di crescita sull’onda del forte aumento del Pil post-pandemia, è arrivata, in linea con i venti di recessione che tirano.
In Italia gli avviamenti al lavoro nelle imprese scendono a ottobre 2022, rispetto allo stesso mese del 2021, del 5,4% (da 504mila 910 a 477mila 510, -27mila 400 avviamenti al lavoro), mentre nel trimestre ottobre-dicembre il calo previsto è assai più marcato, -10,4%, che vuol dire 141mila 300 assunzioni in meno rispetto a quelle che c’erano state nello stesso trimestre dello scorso anno.
Nel trimestre ottobre-novembre tutte le regioni mostrano il segno meno, anche se Sicilia, Umbria e Valle d’Aosta riescono a contenere di molto le perdite (rispettivamente -1,7%, -3,1% e -3,6%), che appaiono poca cosa rispetto al profondo rosso di regioni come Molise, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Basilicata e Veneto.
Nello specifico mese di ottobre, invece, pur con il -5,4% del dato medio nazionale, ci sono regioni che riescono ancora a incrementare le assunzioni (Sicilia +4,1%, Lazio +2%, Emilia Romagna +1,1%, Basilicata +0.9%, Liguria +0,3%, Calabria +0,1%) e altre che mostrano cali contenuti, a cominciare dall’Umbria (-1,6%).
Sembra insomma che, finita la spinta propulsiva del turismo estivo, il motore degli avviamenti al lavoro abbia iniziato una brusca frenata. E si aggrava sempre più la difficoltà delle imprese a reperire personale: a ottobre le assunzioni “di difficile reperibilità” nella media nazionale sono il 45,5%, oltre due punti percentuali in più rispetto a settembre (43,3%) e ben nove punti in più rispetto a ottobre 2021 (36,5%)
Il quadro emerge dalla nuova rilevazione del Sistema Informativo Excelsior, realizzata da Unioncamere in accordo con l’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro (Anpal) e diventata da anni un punto di riferimento essenziale per quanto riguarda le previsioni sulle assunzioni da parte delle imprese sia a livello nazionale che circoscrizionale e regionale, lavorando sul campo con un ampio campione rappresentativo del totale delle aziende.
L’andamento delle assunzioni nelle regioni
Guardando al trimestre ottobre-dicembre, dove come detto tutte le regioni mostrano il segno meno rispetto allo stesso trimestre 2021, le regioni che evidenziano i risultati migliori sono Sicilia (-1,7%), Umbria (-3,1%), Valle d’Aosta (-3,6%), Lazio (-4,9%) ed Emilia Romagna (-5,6%). Il resto è da semaforo rosso, con il profondo rosso nelle ultime cinque regioni della graduatoria nazionale: Molise (-17,7%), Friuli Venezia Giulia (-16,7%), Trentino Alto Adige (-15,7%), Basilicata (-14,5%) e Veneto (-14,4%).
A guardare l’andamento delle circoscrizioni territoriali, è evidente come la gelata degli avviamenti al lavoro sia più pesante nel cuore produttivo del Paese (Nord-Ovest -12,5%, Nord-Est -11,8%), a dimostrazione delle difficoltà che stanno vivendo, dopo i forti aumenti della produzione di beni e servizi nel 2021 e nel primo semestre 2022, il settore manifatturiero e alcuni pilastri chiave dei servizi, a cominciare dal commercio. Per il Centro nel trimestre si prevede un calo delle assunzioni del 7,1% e nel Mezzogiorno d’Italia (Sud+Isole) dell’8,8%.
Nel Nord-Ovest la regione che scende meno è la Valle d’Aosta (-3,1%), mentre quella che cala di più è la Lombardia (-13,4%), anche se viste le dimensioni della sua economia è pur sempre la regione italiana dove nel trimestre si assume di più (previsti 258mila 510 avviamenti). Nel Nord-Est la migliore è l’Emilia Romagna (-5,6%), che continua a dimostrare una notevole resilienza del suo tessuto economico, mentre la peggiore è il Friuli Venezia Giulia (-16,7%). Nel Centro come detto è l’Umbria quella che scende meno (-3,1%), mentre le Marche sono fanalino di coda dell’Italia centrale (-12,7%). Il Lazio fa -4,9%, dimostrando anch’esso una buona capacità di resilienza. Nel Mezzogiorno ultimo il Molise (-17,7%), mentre la regione che tiene più botta è la Sicilia (-1,7%).
Le imprese continuano a non trovare, quasi in un caso su due, il personale di cui hanno bisogno. Le regioni più afflitte dal problema
La difficoltà delle imprese a reperire il personale nel mese di ottobre fa un ulteriore balzo in avanti, a ulteriore dimostrazione che si tratta ormai di un fenomeno strutturale. Nel quintetto di regioni più afflitte da questo problema appaiono, nell’ordine, Valle d’Aosta (qui, segnala Excelsior, il 55,7% delle assunzioni previste dalle aziende è considerato di difficile reperimento), Friuli Venezia Giulia (43,9%), Veneto (52%), Umbria (51,6%) e Toscana (49,8%).
Le regioni che invece, pur presentando valori elevati, si presentano come quelle con le percentuali minori di difficoltà delle aziende a reperire personale sono Lazio (37,9%), Campania (39,4%), Sicilia (39,5%), Calabria (40,7%) e Molise (41%).
FOCUS SULL’UMBRIA
Nel trimestre ottobre-dicembre 2022 l’Umbria, secondo le previsioni di assunzioni fornite dalle imprese della regione, registrerà 13mila 880 assunzioni contro le 14mila 320 dello stesso trimestre 2021, mentre il bilancio dello specifico mese di ottobre è di 5mila 390 avviamenti, contro i 5mila 480 di ottobre 2021. Ad assumere è l’11% delle imprese, la stessa percentuale dello scorso anno.
La regione esce bene anche da questa rilevazione Excelsior: nel trimestre ottobre-dicembre è, dopo la Sicilia, la seconda per minor arretramento delle assunzioni previste (-3,1%, contro il dato italiano del -10,4% e il -7,1% del Centro) e anche nello specifico mese di ottobre accusa una flessione degli avviamenti al lavoro dell’1,6% contro il -5,4% del dato medio nazionale e il -2,5% del Centro.
Quanto alla difficoltà di reperimento del personale, resta tra le regioni dove il problema è più acuto: più di un’assunzione su due (esattamente il 51,6%, quasi 10 punti percentuali in più rispetto a ottobre 2021, quando era il 42%) è considerata di difficile reperibilità. Si tratta della quarta posizione a livello nazionale. Se si guarda al trimestre, in Umbria in pratica sono di difficile reperibilità oltre 7mila 100 delle 13mila 800 assunzioni previste dalle imprese.
Nel 25% dei casi (con un leggero incremento rispetto al 24% del2021) le entrate previste nella regione saranno stabili, ossia con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato, mentre nel 75% saranno a termine (a tempo determinato o altri contratti con durata predefinita);
Gli avviamenti al lavoro concentreranno per il 62% nel settore dei servizi e per il 70% nelle imprese con meno di 50 dipendenti (con un incremento rispetto al 68% del 2021) e il 15% sarà destinato a dirigenti, specialisti e tecnici, quota inferiore alla media nazionale (22%).
Aumenta, rispetto al 2021, la quota delle assunzioni di giovani con meno di 30 anni sul totale: era il 31% nel 2021, mentre ad ottobre 2022 sale al al 34%.
Cresce in Umbria, sebbene di poco, la percentuale delle assunzioni di laureati (11% contro il 10% di ottobre 2021), ma la distanza con la media nazionale (17%) resta molto ampia.
Infine, per una quota pari al 61% delle entrate viene richiesta esperienza professionale specifica o nello stesso settore.
LA DICHIARAZIONE
Giorgio Mencaroni, Presidente Camera di Commercio dell’Umbria: “La spinta propulsiva del turismo, che nei mesi estivi ha contribuito molto alla crescita delle assunzioni, va a smorzarsi e dall’indagine Excelsior emerge un quadro di arretramento degli avviamenti previsti dalle imprese per il trimestre ottobre-dicembre 2022. Un rallentamento pesante figlio della frenata dell’economia fino a prevedere entro l’anno, come ormai concordano tutti gli economisti, l’arrivo di una recessione, che speriamo essere lieve e di breve durata, come stimano non pochi esperti. In questo contesto l’Umbria mostra una grande resilienza, perché gli avviamenti al lavoro a ottobre tengono e nel trimestre sono visti in un calo inferiore di circa il 70% di quello previsto a livello nazionale. Le imprese umbre dimostrano ancora una volta, quindi, non solo di essere resistenti, ma di avere margini importanti di crescita, come avvenuto dal 2021 nel post-pandemia. Un aiuto significativo arriva anche dall’export, che nel 2021 e nella prima parte del 2022 in Umbria ha superato i già buoni dati nazionali. Ora occorre evitare che le nostre imprese si impantanino nella recessione e per questo servono misure precise, tra cui il taglio del cuneo fiscale, supportando i redditi dei lavoratori e sostenendo quindi i consumi in un momento in cui il reddito disponibile scende a causa dell’alta inflazione; misure energiche per ridurre l’impatto dei maxi aumenti dell’energia; rispetto puntuale dei tempi di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), dotato di una mole molto ampia di fondi per sostenere l’economia e aumentare la competitività del Paese. Un’occasione davvero da non perdere e gestire bene. In Italia come in Umbria”.
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