Morti bianche in silo, cisterne e pozzi. L'analisi di Vega Engineering
PERUGIA - L’ultima tragedia si è consumata meno di una settimana fa a Somma Vesuviana, dove due lavoratori, rimasti intossicati, hanno perso la vita in un pozzo. Ma il bilancio delle morti bianche in silos, cisterne, pozzi, serbatoi, impianti di depurazione, cunicoli e gallerie è ancor più duro se si analizza il periodo che va da gennaio 2010 a ottobre 2011.
Sono stati infatti 17 i decessi avvenuti nel nostro Paese (19, purtroppo, con gli ultimi due casi di Somma Vesuviana). Le cause? Intossicazioni da gas, il soffocamento e l’esplosione dovuta a reazioni di agenti chimici.
A renderlo noto è l’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro di Vega Engineering nel corso del seminario sulla “Sicurezza nei lavori in ambienti confinati o sospetti di inquinamento e il nuovo DPR del 14/09/2011” del 3 novembre scorso.
Un pomeriggio dedicato alla formazione in cui si è entrati concretamente nel dettaglio degli eventi mortali verificatisi in Italia per dare più forza alla nuova disciplina in materia.
“Il Decreto, assieme alla Guida Operativa dell’ex ISPESL sui lavori in ambienti confinati – spiegano a Vega Formazione - ha la chiara finalità di arginare le drammatiche morti sul lavoro causate da accessi “insicuri” in ambienti confinati, delle quali più volte anche l’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro ha dato rilievo”.
E l’ultima elaborazione ne è una chiara testimonianza.
A fare da relatori sono stati l’ingegner Federico Maritan – Direttore dell’Osservatorio Sicurezza di Vega Engineering, l’ingegner Cristian Masiero – Esperto in Sicurezza di Vega Engineering e l’ingegner Giorgio Basile – Vice Comandante dei Vigili del Fuoco di Venezia, che ha illustrato le procedure utilizzate dai Vigili del Fuoco per operare in ambienti confinati, sia in condizioni normali che di emergenza.
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