Marini, Vinti, Rossi:"E' doveroso ascoltare le ragioni alla base dello sciopero"
PERUGIA - Si è svolto nel pomeriggio di ieri, 30 agosto, a palazzo Donini, l'incontro istituzionale tra la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, in rappresentanza della giunta regionale, accompagnata dagli assessori Gianluca Rossi e Stefano Vinti, e la segreteria regionale della Cgil dell'Umbria, in vista dello sciopero generale proclamato dal sindacato per il 6 settembre, con due manifestazioni in Umbria (a Perugia in piazza della Repubblica e a Terni in viale della Stazione, alle ore 10.00).
Il segretario generale della Cgil dell'Umbria, Mario Bravi, ha illustrato alla presidente le ragioni della mobilitazione della Cgil e le proposte contenute nella contromanovra predisposta dal sindacato, sottolineando in particolare la preoccupazione per gli effetti che la manovra, ulteriormente peggiorata dopo gli ultimi “aggiustamenti” usciti dal vertice di Arcore, avrà sull'Umbria e sul suo welfare.
“La Cgil è la più grande organizzazione sociale di questo Paese ed è dovere di ogni Istituzione ascoltare le ragioni che l'hanno indotta alla proclazione dello sciopero generale”, ha esordito Marini che ha poi osservato come molte delle preoccupazioni del sindacato coincidano con quelle manifestate dagli enti locali e dalle Regioni in questi giorni. La presidente ha quindi illustrato nel dettaglio gli effetti che le manovre (“dall'inizio dell'anno ne abbiamo avute quattro, tredici dal 2008”, ha ricordato Marini) avranno sull'Umbria. “La nostra preoccupazione è fortissima soprattutto per il welfare – ha spiegato – perché se finora siamo riusciti a tamponare i tagli con risorse nostre, dal prossimo anno questo non sarà possibile e si avranno ripercussioni su settori vitali come asili nido, servizi agli anziani e non autosufficienza”.
Per non parlare della sanità, “dove arriveranno tagli per 88 milioni di euro, ovvero circa la metà del bilancio dell'Azienda ospedaliera di Terni”, ha spiegato ancora Marini.
Se a questo si somma che nella manovra “non c'è nulla su crescita e politiche industriali”, mentre il Patto di stabilità interno “blocca le uniche risorse che potremmo mettere sul tavolo per favorire la ripresa”, il quadro è completo.
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