PERUGIA - Due ore intense di serrato confronto tra i dirigenti artigiani della Cna, conclusosi con l’intervento della presidente della giunta regionale, Catiuscia Marini, che ha parlato di fronte a una platea attentissima, riunitasi ieri sera per discutere della drammaticità della situazione economica e delle ricadute locali della manovra economica presentata dal Governo.

“Non possiamo accettare di essere diventati un peso per l’Europa, dopo essere stati tra coloro che l’hanno pensata e realizzata. Non possiamo e non vogliamo accettare di essere destinati al declino. Riteniamo che questa manovra abbia eluso ciò che servirebbe effettivamente per la ripresa economica. Non è vero che non si possa fare di più per razionalizzare e contenere la spesa pubblica, passando una volta per tutte dalle parole ai fatti e liberando risorse indispensabili allo sviluppo prima che sia troppo tardi. Le imprese non ce la fanno più, domani potrebbe essere troppo tardi”. Questo il grido di allarme dei dirigenti Cna, a cominciare da quelli del presidente regionale della Cna, Luigi Quaglia, e del direttore Paolo Arcelli. “Chiediamo si intervenga su 5 ambiti fondamentali – ha affermato Arcelli – , cominciando dal credito per le piccole imprese per aiutarle nella crescita dimensionale; da investimenti nel turismo e nella promozione dell’export; dalla liberazione di risorse per far ripartire le infrastrutture e l’edilizia; dall’avvio delle privatizzazioni per liberare il mercato facendolo tornare all’impresa; dalla semplificazione e sburocratizzazione coniugata alla sussidiarietà pubblico – privato. Noi appoggeremo tutte le politiche che andranno concretamente in tal senso”.

Non si è sottratta al confronto la Marini, che al grido di allarme degli imprenditori ha risposto confermando l’impegno della Regione a proseguire sulla via delle riforme. “Noi non siamo controparte di nessuno, né degli altri livelli istituzionali, né degli attori economici e lo dico senza demagogia: siamo invece partecipi e consapevoli del momento eccezionale che stiamo vivendo e pronti a fare la nostra parte. Intendiamo continuare il cammino iniziato con l’approvazione della legge sulla semplificazione amministrativa e con la riforma delle Comunità montane. Quindi sì al controllo della spesa sanitaria attraverso l’accorpamento delle Asl; sì all’abolizione di enti superflui; sì a un percorso condiviso per la gestione di risorse e servizi; sì a una legislazione a misura della micro – piccola impresa. Ma per liberare risorse – ha proseguito la Marini - occorre assolutamente una deroga al patto di stabilità, penalizzante per gli enti con i conti in regola. Sarebbe ingenuo pensare che si possa far ripartire lo sviluppo senza l’intervento pubblico, sia esso statale o regionale. È per questo che, insieme alle altre Regioni, ci stiamo battendo affinché chi ha i bilanci sotto controllo possa avviare alcune opere pubbliche. La Regione Umbria ha 200milioni di euro in cassa che non può spendere per i vincoli posti dal patto. Lo stesso vale per i fondi Fas, che potremmo cofinanziare anche in quota maggiore rispetto al dovuto. In poche parole – ha concluso la Presidente - non siamo più disposti alla paralisi operativa per coprire il deficit crescente dell’amministrazione centrale dello Stato, colpito dal 20% dei tagli contro l’80% imposto agli enti locali”.

Positivo il commento della Cna, che rispetto alle deduzioni della presidente ha riconfermato il proprio appoggio sulla strada di riforme compiute che non possono essere più procrastinate.
 

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