Ma quale fiducia, coliamo a picco
di Roberto Tesi
È proseguita anche in gennaio la caduta della produzione industriale. Secondo l’indagine rapida del CsC, il Centro studi Confindustria, nel primo mese del 2012 si anticipa una flessione dello 0,6% rispetto a dicembre, mese nel quale si era già registrata una variazione negativa dello 0,5% sul mese precedente. Nel primo trimestre del 2012, l’attività industriale registra ora una variazione acquisita dello 0,8%. Contrazioni si sono avute nel quarto (-2,9%, stimato dal Csc) e nel terzo trimestre del 2011 (-0,4%). Inoltre, sostiene il Csc, è salito al -20,8% la distanza dal picco pre-crisi (aprile 2008) e si è ridotto al +7,1% il recupero dell’attività dai minimi della recessione del marzo 2009.
I dati di Confindustria confermano che la strada verso la ripresa, almeno in Italia, si annuncia lunga e tortuosa: Moody’s ha stimato che il decreto Salva-Italia «ridurrà il reddito disponibile delle famiglie» e l’economia italiana registrerà un calo del Pil dell’1% nel 2012, mentre il tasso di disoccupazione in Italia segnerà in media un aumento all’8,8% nel 2012 dalla media dell’8,2% del 2011. Secondo Moody’s, il rialzo della disoccupazione porterà a un aumento dei tassi di morosità nel mercato immobiliare. In realtà le previsioni dell’agenzia di rating sono meno pessimiste di quelle del Fondo monetario che la scorsa settimana ha previsto per l’Italia una caduta del Pil del 2,2% nel 2012.
Intanto, sempre ieri, la Commissione Ue ha comunicato i dati dell’indagine di gennaio sul Sentimento economico (Esi) e sulla fiducia delle imprese (Bci). Per quanto riguarda l’indice Esi è la prima volta dal marzo 2011 che l’indice registra una crescita: l’indice sale di 0,6 punti nell’Eurozona e di 1,2 punti nella Ue a 27. In Italia, tuttavia, scende di 1,1 punti e in Francia di 2,1 punti. Sale invece in Germania di 2,3 punti e in Spagna di 1,8 punti. L’indice della fiducia delle imprese è in salita, secondo Bruxelles, per la valutazione positiva dei trend di produzione osservati negli ultimi mesi e per le previsioni sull’export. I manager restano però pessimisti sugli ordinativi in generale mentre le loro previsioni sulla produzione restano invariate. Il miglioramento é dovuto all’aumento della fiducia nel settore dei servizi e in misura inferiore tra i consumatori e nelle costruzioni. Nel commercio, invece, è ai minimi dal 2003.
Eurostat invece conferma che in tutta Europa diminuiscono le entrate e per tirare avanti le famiglie europee devono attingere ai risparmi. Nel terzo trimestre del 2011, i redditi delle famiglie nell’Eurozona sono scesi, in termini reali, dello 0,4% rispetto al trimestre precedente mentre la spesa per consumi è salita dello 0,1%, con il tasso di risparmio che è passato dal 13,7 al 13,3%. Nell’insieme dei Paesi Ue il tasso di risparmio è sceso dall’11,7 al 10,9%. Il reddito reale é sceso a causa della diminuzione del reddito nominale (-0,1%) mentre i prezzi sono aumentati dello 0,4%.
Fonte: Il Manifesto
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