"Legambiente esprime piena solidarietà ai lavoratori dell’Acciaieria di Terni. Sappiamo bene – dichiara Andrea Liberati segretario regionale di Lgemabiente - così come tanti lavoratori e cittadini, che l’industria e gli impianti siderurgici in particolare, hanno inquinato per decenni le nostre città minando la salute delle persone e dell’ambiente. E’ successo a Terni come fatte le dovute proporzioni, a Taranto,  ma l’industria a Terni come a Taranto ha allo stesso tempo creato, le premesse per la conquista, da parte del movimento operaio e democratico di una nuova dignità basata sul lavoro. Ma ora è tempo di cambiare perché questo modello industriale è sempre meno sostenibile economicamente, socialmente ed ecologicamente".

"Ma la “conversione ecologica dell’economia”, che è il nostro orizzonte di cambiamento, non può non comprendere anche l’industria anzi è proprio dall’industria che dobbiamo partire per facilitare l’avvento di una nuova economia sempre più verde, di nuove imprese sempre più verdi e soprattutto di nuovo lavoro sempre più verde - continua Andrae Liberati - Non è un buon ecologista chi si augura la chiusura delle fabbriche e non è un buon ecologista chi si augura in Umbria la chiusura dell’Acciaieria di Terni".

"Crediamo invece che sia dovere di ogni buon ambientalista impegnarsi perché l’industria siderurgica impari a produrre, a Terni come a Taranto, acciaio di qualità senza inquinare, senza compromettere la salute e l’ambiente, rispettando i diritti ecologico-ambientali e quelli dei lavoratori. 

Deve essere chiaro a tutti però – mette in guardia il rappresentante di Legambiente - a Terni come a Taranto, che adesso è davvero ora di cambiare direzione e di pensare subito ad nuova industria italiana e le vertenze di Terni e di Taranto ci raccontano in maniera inequivocabile l’insostenibilità di un modello industriale che non rispetta o addirittura devasta l’ambiente e calpesta i diritti dei lavoratori."

"Scrive Luciano Gallino, sociologo dell’economia, sul numero di ottobre del nostro mensile “La nuova ecologia” : l’Italia deve pensare ad una produzione diversa in cui l’industria impiega il lavoro e le tecnologie in maniera più rispettosa dell’ambiente e per realizzare beni più utili alla collettività. Queste parole pensate per Taranto – conclude Liberati - valgono pure per Terni e per tutta l’Italia in declino industriale".

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