L'economia umbra ha ripreso la marcia, ma restano ancora nodi da sciogliere
L’economia umbra ha ripreso la marcia: più fatturato e più addetti, ma su valore aggiunto e redditività aziendale l’andamento è inferiore a quello delle altre tre regioni di confronto (Marche, Toscana e Abruzzo)
Grande interesse per l’incontro “L’economia umbra e i bilanci delle imprese”, svoltosi questa mattina a Perugia presso il Centro Servizi G. Alessi, organizzato dalla Camera di Commercio dell’Umbria in collaborazione con la filiale di Perugia della Banca d’Italia e con la partecipazione dell’Istituto Tagliacarne. Presente per la Regione l’assessore Michele Fioroni. Presi in considerazione cinque parametri chiave per: economia generale, comparti manifatturiero, commercio ed edilizia e per i tre settori con più addetti del manifatturiero (metalli, abbigliamento e industrie alimentari). Pubblico numeroso e attento che, dopo le relazioni, ha fatto domande ed effettuato interventi. Le conclusioni sono state tirate dal Presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, Giorgio Mencaroni.
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In uno scenario italiano in chiaroscuro (il Pil è cresciuto del 6,6% nel 2021 e si avvia chiudere il 2022 con +3,7%, ma nel 2021 solo 26 province su 107, tra cui le due province umbre, avevano superato i livelli pre-Covid, mostrando quindi un tasso di concentrazione della ripresa piuttosto elevato, mentre l’impatto della crisi energetica è più forte in Italia rispetto agli altri partner europei, con un peso dei costi energetici sull’economia che nel 20220 sono al 10% rispetto al 7% della Germania e al 4% della Francia) l’Umbria mostra un andamento più sul chiaro che sullo scuro, anche se ci sono alcuni strutturali elementi di fragilità.
Uno scenario tracciato dall’Istituto Tagliacarne che trova conferma nell’approfondita analisi realizzata dalla Camera di Commercio dell’Umbria sui bilanci aggregati 2019-2021 delle imprese regionali che operano in forma di società di capitali (S.p.A., S.r.l. e società cooperative), confrontati con quelli di Marche, Abruzzo e Toscana. Bilanci dai quali ad esempio emerge che il valore della produzione per impresa in Umbria non solo ha avuto nel triennio un andamento migliore (+16,1%) rispetto alle tre regioni di confronto, ma presenta in cifra assoluta un valore di gran lunga più elevato delle altre tre regioni. E il valore aggiunto per impresa, benché nel triennio sia cresciuto meno di quello delle tre regioni di confronto, ha messo comunque a segno +6,9%, superando di oltre il 16% il valore pre-Covid e risultando in valore assoluto il più alto tra le quattro realtà regionali considerate. Come anche l’occupazione delle imprese umbre è andata meglio delle altre regioni. Il fatto è che, quando invece si vanno a vedere andamento del valore aggiunto e redditività per impresa (Roe), l’Umbria in genere sta sotto l’andamento medio. Insomma, bene su andamento del fatturato e su numero di addetti, ma tanto sforzo produce molto meno in termini di valore aggiunto e margini di redditività per azienda. Il che vuol dire meno spazio per gli investimenti futuri finanziati con le risorse proprie dell’azienda e posti di lavoro non ben remunerati.
La scaletta dell’incontro “L’economia umbra e i bilanci delle imprese”
È emerso dall’evento di questa mattina, dal titolo “L’economia umbra e i bilanci delle imprese”, svoltosi questa mattina a Perugia presso il Centro Servizi G. Alessi, organizzato dalla Camera di Commercio dell’Umbria in collaborazione con la filiale di Perugia della Banca d’Italia e con la partecipazione dell’Istituto Tagliacarne. Un incontro in cui è stata presentata una mole considerevole di dati, elaborando cifre e grafici grazie all’enorme banca dati camerale, con l’aggiunta degli elementi elaborati dalla filiale di Perugia della Banca d’Italia e, per il quadro nazionale, dal Tagliacarne. I lavori sono stati aperti dall’introduzione di Federico Sisti, Segretario Generale della Camera di Commercio, che ha anche tenuto un fil rouge tra i vari interventi e relazioni. Quindi ha parlato la Direttrice di Banca d’Italia filiale di Perugia, Miriam Sartini, che ha svolto un quadro sull’attento monitoraggio che Bankitalia svolge sull’economia regionale. Ha fatto seguito l’intervento dell’Assessore regionale Michele Fioroni. Gaetano Fausto Esposito, Direttore Generale del Centro Studi Tagliacarne, ha quindi illustrato il report dell’Istituto di ricerca e subito dopo il Professor Luca Ferrucci, Ordinario nel Dipartimento di economia - Università degli Studi di Perugia, ha presentato l’indagine della Camera di Commercio dell’Umbria sui bilanci delle imprese, a cui sotto la direzione di Ferrucci hanno collaborato Giuseppe Castellini e Andrea Massarelli. Quindi Paolo Guaitini (Nucleo per la ricerca economica della Banca d’Italia di Perugia) ha illustrato il report di Bankitalia sul credito in Umbria. Sono seguiti gli interventi del pubblico, coordinati da Castellini. Le conclusioni le ha tirate il Presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, Giorgio Mencaroni.
L’indagine della Camera di Commercio dell’Umbria sui bilanci delle imprese di capitali e delle cooperative.
Economia umbra in generale
Oltre al valore del valore della produzione e del valore aggiunto in generale, di cui si è già detto, va evidenziato che il Roe (Return on equity) per impresa (return on equity, in sostanza il profitto ottenuto dai soci di un'impresa), che nel 2019 era superiore a quello delle altre regioni, nel 2021 in Umbria è invece inferiore. E anche l’andamento 2019-2021 non è andato bene (peggio fanno tuttavia le Marche), tanto che nel 2021 il Roe per impresa in Umbria è sotto del 13,2% a quello esistente nel 2019. Più in dettaglio, in Umbria il profitto per impresa ottenuto dai soci o azionisti delle società è calato rispetto al 2019, nelle Marche è sceso ancora di più, mentre è cresciuto in Toscana e Abruzzo. Notevole la crescita degli addetti nelle imprese dell’Umbria che marca il risultato più elevato tra le 4 regioni.
Sul fronte degli investimenti per impresa, è da considerare che l’Umbria viene subito dopo la Toscana, lasciando alle spalle Marche e Abruzzo.
Settore Manifatturiero
Il comparto manifatturiero umbro mostra, in termini di valore della produzione per impresa, una buona crescita nel triennio 2019-2021 (+13,3%) ed è da notare che il valore assoluto della produzione per impresa è decisamente il più elevato tra le regioni di confronto, con la Toscana al secondo posto.
Il valore aggiunto per impresa del comparto manifatturiero chiude il 2021 sopra i livelli del 2019, ma le altre tre regioni fanno tutte meglio. Va tenuto presente che comunque, tra il 2020 e il 2021, l’Umbria ha performato meglio delle tre regioni di confronto, mostrando un forte colpo di reni post-Covid. Il problema è che, però, la caduta del valore per aggiunto per impresa in Umbria era stata più pesante rispetto altre tre regioni. Bene la crescita degli addetti, che è la più elevata tra le 4 regioni.
Per il Roe del manifatturiero umbro stessa dinamica già descritta per il Roe dell’economia regionale complessiva, con una compressione dei profitti per impresa nel triennio.
Sugli investimenti per imprese l’Umbria è la prima, come anche nel valore della produzione, stracciando letteralmente le altre tre regioni di confronto e l’andamento del triennio 2019-2022 è stato nella media delle quattro regioni considerate. Nel 2021 gli investimenti per impresa in Umbria sono più elevati del 27,5% rispetto a quelli esistenti nel 2019. Tuttavia la redditività aziendale non brillante fa temere per l’auto finanziamento degli investimenti aziendali nel futuro.
Comparto Commercio
Umbria regina del Commercio: non solo il valore della produzione per impresa è il più elevato, ma anche la crescita 2019-2021 (+20,9%) è la più alta rispetto a quella di Marche, Toscana e Abruzzo. È chiaro che qui c’è anche lo zampino del turismo, andato assai bene sia nel 2019 che nel 2021, facendo anche assai meglio rispetto nel 2019.
Bene l’Umbria anche nel valore aggiunto per impresa, che è il valore più elevato tra le 4 regioni e che è cresciuto tra il 2019 e il 2021 del 15,1% (anche se meno rispetto al valore della produzione). Quanto all’andamento del numero degli addetti, l’Umbria nel comparto manifatturiero è di gran lunga la prima per incremento.
In definitiva, possiamo dire che il comparto ha messo a segno in Umbria ottimi risultati. Si tratta di un settore di grande importanza per la regione: basti pensare che, per quanto riguarda le società di capitali e le cooperative il valore complessivo della produzione del commercio in Umbria è uguale (e nel 2021 addirittura superiore) a quello delle Marche, nonostante quest’ultima in termini di abitanti sia del 42% più grande rispetto all’Umbria.
Il Roe per impresa nel commercio umbro, pur restando inferiore rispetto ai tre competitor, mostra comunque una crescita del 21,2% tra il 2019 e il 2021. Ed è superiore a quello registrato nel Manifatturiero.
Comparto Costruzioni
Pur crescendo del 20,6% tra il 2019 e il 2021, e pur restando primo in valore assoluto rispetto a quelli delle altre tre regioni, il valore della produzione per impresa del comparto umbro delle costruzioni ha avuto una dinamica 2019-2021 decisamente inferiore rispetto alle altre tre regioni.
Idem per il valore aggiunto per impresa, che resta comunque il più alto in valore assoluto rispetto a quelli di Marche, Toscana e Abruzzo
Da notare che l’Umbria è però prima nella crescita 2019-201 per investimenti per impresa nelle costruzioni, con un valore assoluto secondo solo a quello della Toscana.
Il Roe umbro nelle costruzioni, pur essendo nel 2021 al 10,3% (ben sopra l’8% del 2019), ha anch’esso avuto una dinamica peggiore rispetto a quella delle altre regioni. Quanto agli addetti, nelle costruzioni l’Umbria non è la prima per crescita nel triennio 2019-2021 ma è comunque al secondo posto.
In sintesi, il comparto umbro delle costruzioni è cresciuto nel triennio 2019-2021 in maniera importante, ma non al parti dei tre competitor. E l’andamento del Roe sotto la media fa temere per il finanziamento con risorse aziendali degli investimenti futuri.
I tre settori più rilevanti del manifatturiero
L’indagine della Camera di Commercio ha preso in considerazione anche i bilanci delle imprese dei tre settori del Manifatturiero più importanti in termini di addetti:
Fabbricazioni di prodotti in metallo – L’andamento del valore della produzione per impresa è cresciuto in Umbria nel triennio 2019-2021 dell’8,1%, meno delle tre regioni di confronto, ma la regione continua a presentare in valore assoluto un valore della produzione per impresa nettamente più elevato rispetto ai competitor. Stessa situazione per il valore aggiunto per impresa, con le distanze rispetto alle tre regioni di confronto più strette. La crescita del Roe umbro del settore prodotti in metallo è la più marcata, frutto anche di un andamento modesto dell’occupazione (l’Umbria è ultima tra le quattro regioni).
Abbigliamento – Qui l’Umbria accusa un ritardo importante rispetto alle regioni di confronto, con il valore della produzione per impresa che marca un andamento decisamente peggiore. Nel 2021 il valore della produzione per impresa in Umbria è inferiore del 13,4% rispetto al 2019, mentre le altre tre regioni sono leggermente sotto il pieno recupero. Redditività aziendale in forte calo, mentre il numero degli addetti cresce, anche se nel 2021 resta ben sotto i livelli 2019-
Industrie alimentari – Nel settore Industrie alimentari l’Umbria brilla, con un andamento del valore della produzione per impresa (+12,1%) superiore a Marche, Toscana e Abruzzo nel triennio 2019-2021 e con un valore assoluto della produzione per impresa che è oltre il doppio a quello dei competitor. Meno brillante, tuttavia, l’andamento del valore aggiunto, mentre la redditività aziendale è in forte flessione mentre sale il numero degli addetti, anche se non di molto.
Le dichiarazioni
Giorgio Mencaroni, Presidente della Camera di Commercio dell’Umbria: “I dati ci dicono in modo chiaro una cosa: che dobbiamo aumentare il valore aggiunto e la redditività delle imprese per una crescita futura economicamente sostenibile. Per questo è necessario, ora più che mail, che tutte le forze, dalla Regione alla Camera di Commercio, alle Associazioni imprenditoriali e così via, facciano sistema, per utilizzare in modo efficace ed efficiente le risorse per aggredire i nodi che determinano alcune fragilità dell’economia regionale, pur in un quadro di crescita che l’Umbria ha registrato nel triennio 2019-2021, con una fortissima ripartenza dopo il 2020, annus horribilis del Covid, tanto che entrambe le province umbre sono, per Pil, tra le 26 province italiane che hanno già recuperati i livelli pre covid 2019. Fare sistema ormai non è più una scelta, ma un obbligo, una necessità prioritaria”.
Michele Fioroni, Assessore regionale allo Sviluppo economico, Innovazione, Digitale e Semplificazione: “La Regione dell’Umbria, in collaborazione con enti come la Camera di Commercio dell’Umbria e con le Associazioni imprenditoriale, è impegnata convintamente nello sforzo di incentivare l’ammodernamento e la competitività del sistema produttivo dell’Umbria. Alcuni risultati già si vedono e il trend di declino che ha caratterizzato l’Umbria nell’ultimo ventennio è stato invertito. La spinta delle imprese che emerge su green e digitale è anche frutto di queste politiche di incentivazione e di rafforzamento”.
Prof. Luca Ferrucci, Ordinario Università di Perugia: “Dai dati dell’indagine che ho coordinato emerge che, delle cinque leve per spingere la crescita l’Umbria ne utilizza soprattutto due, puntando su crescita del fatturato e aumento degli addetti. Meno attenzione viene posta, ad esempio, su crescita del valore aggiunto e del Roe, la redditività aziendale. In altre parole, tanto sforzo ma risultati inferiori a quelli che tale sforzo meriterebbe. E valore aggiunto e Roe con un andamento inferiore a quello delle altre regioni di confronto determinano imprese più fragili e posti di lavoro poco remunerati e anch’essi fragili. Il grande tema sta qui ed è qui che deve concentrarsi l’attenzione per rilanciare la competitività del sistema economico umbro”.
Gaetano Fausto Esposito, Direttore Generale del Centro Studi Tagliacarne: “L’Umbria è stata una delle pochissime regioni che nel 2021 ha superato il tonfo dovuto al Covid, registrando il più alto tasso di crescita del valore aggiunto tra il 2021 e il 2019. E, secondo il nostro Osservatorio, nel 2022 quasi un quarto delle imprese umbre supererà i livelli produttivi pre-pandemia. Per accompagnare la crescita, gli imprenditori umbri spingeranno più degli altri loro colleghi sulla duplice transizione green e digitale: entro il 2024, il 53% investirà in tecnologie green e il 41% in digitale (contro rispettivamente il 47% e il 32% delle imprese del Centro e il 50% e il 35% della media nazionale). Il 64% delle imprese umbre non intende attivarsi per utilizzare le risorse del PNRR, un dato che seppure inferiore di otto punti al valore medio delle imprese dell’Italia centrale, evidenzia la necessità di svolgere una più capillare attività di informazione”.
Il report della filiale di Perugia della Banca d’Italia
Nell’illustrare il report della filiale di Perugia della Banca d’Italia Paolo Guaitini, del Nucleo per la ricerca economica di Bankitalia, ha tracciato un ampio quadro da cui emergono alcuni punti chiave: il grosso problema delle sofferenze bancarie nella regione, che frenava l’erogazione del credito a favore delle imprese umbre e che determinava tassi di interesse più elevati della media si è risolto e anzi oggi il sistema bancario umbro registra un trend di sofferenza inferiore alla media nazionale. Non a caso l’erogazione del credito alle imprese umbre è cresciuta e anche oggi si situa a un buon livello, anche se è venuta meno il propellente delle garanzie poste dallo Stato sui crediti erogati.
I tassi di interesse praticati in Umbria dalle banche sono molto legati alla dimensione imprenditoriale, con un divario molto forte tra il costo del denaro praticato alle piccole imprese e quello alle medio-grandi. Per le piccole imprese i tassi sono di oltre cinque punti più elevati di quelli praticati alle grandi. Idem del costo del credito per settori, con le imprese delle costruzioni che, pur avendo visto calare notevolmente i tassi di interesse, hanno un costo delle erogazioni assai più alto a quello pagato dalle imprese del settore manifatturiero.
Va rilevato comunque che la stretta del credito, subita in maniera pesante dal sistema imprenditoriale umbro durante la grande recessione scoppiata nel 2009, stavolta non c’è stata. E anche adesso non c’è: il credito è più o meno caro per dimensione d’impresa e per settore, ma viene erogato, tanto che i prestiti bancari sono stati e sono in crescita per tutti i settori.
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