(di Claudio Sebastiani) (ANSA) - PERUGIA - Ha interferito con alcuni dei maggiori appalti per i Grandi eventi degli ultimi anni, dal G8 che doveva tenersi alla Maddalena ai lavori per i 150 anni dell'Unita' d'Italia, facendone lievitare, talvolta ''a dismisura'' i costi: per questo quella ''cricca'' che godeva di una sorta di ''protezione globale'' dell'ex capo della protezione civile Guido Bertolaso, deve essere processata. A chiederlo, per 19 tra funzionari pubblici, imprenditori e liberi professionisti, sono i pm di Perugia che hanno concluso l'indagine avviata dalla procura di Firenze.

Ad avviso dei magistrati c'e' la ''prova incontrovertibile dell'asservimento della pubblica funzione'' di Bertolaso che aveva ''diretti contatti'' con Diego Anemone, costruttore considerato la figura centrale dell'indagine. I pm descrivono una situazione di ''sistematica violazione delle regole che caratterizzava la gestione dei Grandi eventi''. E pur potendo convenire con la tesi difensiva che l'allora sottosegretario ''non abbia approvato almeno formalmente e direttamente atti aggiuntivi'' nonche' sull' ''indubbia attivita''' di Gian Michele Calvi per il contenimento dei costi, considerano provata la ricostruzione accusatoria.

Di diverso avviso i difensori di Bertolaso che ritengono di avere gia' prodotto ''inoppugnabili prove documentali'' che confermano la sua ''totale estraneita' ai fatti''. Dalla richiesta di rinvio a giudizio (che riguarda pure 11 societa' per illeciti amministrativi in relazione ai reati contestati) emerge pero' anche la richiesta di patteggiamento, alla quale ha gia' dato l'assenso la procura, dell'architetto Angelo Zampolini, accusato di riciclaggio in relazione ai contanti (che gli inquirenti sospettano provenissero da Anemone) trasformati in assegni circolari destinati poi a contribuire all'acquisto della casa romana di Claudio Scajola, del generale della guardia di finanza Claudio Pittorru (mai indagati a Perugia) e nell'interesse di Angelo Balducci.

''Mi sono sempre proclamato totalmente estraneo a questa vicenda. La chiusura dell'inchiesta, lo conferma in modo ufficiale e definitivo'' il commento Scajola con il quale il Guardasigilli oggi si e' compiaciuto ''dell'attestazione di estraneita' all'inchiesta''.

Hanno chiesto di patteggiare anche l'ex procuratore aggiunto di Roma Achille Toro e il figlio Camillo per la rivelazione di segreti d'ufficio loro contestata. Per entrambi pero' i pm hanno chiesto di archiviare l'accusa di corruzione.

Proprio il coinvolgimento di Achille Toro aveva spostato a Perugia la competenza dell'indagine avviata a Firenze e scaturita da accertamenti sull'urbanizzazione di un'area alla periferia della citta'. A Perugia i pm Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi hanno cosi' ricostruito quello che era - a loro avviso - il sistema per gestire gli appalti per i Grandi eventi sotto il controllo del Dipartimento per lo sviluppo e la competitivita' del turismo.

Accusando funzionari quali Balducci, Mauro della Giovampaola, Fabio De Santis e Claudio Rinaldi di averlo fatto ''in maniera del tutto antieconomica per le casse pubbliche, a favore degli imprenditori''. Ricevendo in cambio il coinvolgimento in operazioni immobiliari ma anche l'uso di telefoni e auto, nonche' prestazioni sessuali a pagamento.

''Un sodalizio stabile'' accusano i pm che ''consentiva una gestione pilotata'' degli appalti. In particolare nei confronti di Anemone, favorito anche da Bertolaso. Questi - secondo l'unico capo d'imputazione per corruzione contestato - ''compiva scelte economicamente svantaggiose per la pubblica amministrazione'', consentiva che i funzionari sottoposti operassero affinche' le imprese facenti capo al costruttore ''risultassero aggiudicatarie degli appalti'' e che il costo ''aumentasse considerevolmente''. In cambio Bertolaso - secondo l'accusa - aveva ricevuto la disponibilita' di un appartamento in via Giulia, la dazione di 50 mila euro da Anemone e ''prestazioni di tipo sessuale'' presso il Salaria Sport Village.

L'inchiesta perugina non e' comunque di fatto ancora conclusa. I magistrati sono infatti in attesa delle decisioni in merito alla richiesta di autorizzazione a procedere al Parlamento per l'ex ministro Pietro Lunardi nel filone che coinvolge il cardinale Crescenzio Sepe per la compravendita di un palazzo di Propaganda Fide guidata allora dal prelato.
 

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