PERUGIA - E' incentrata sulla ''societa' di fatto'' alla quale avevano dato vita - secondo i pm di Perugia - Diego Anemone e Angelo Balducci, l'inchiesta sugli appalti per i Grandi eventi per la quale i magistrati hanno chiesto il rinvio a giudizio di 19 persone. Un'inchiesta nata a Firenze e finita a Perugia e non a Roma per il coinvolgimento del procuratore aggiunto della capitale Achille Toro, la cui posizione e' stata stralciata dal fascicolo principale dopo la sua richiesta di patteggiamento per il reato di rivelazione del segreto d'ufficio e quella dei pm di archiviazione per il reato di corruzione.

Indagando in particolare sulla ''comunanza di interessi economici'' che legava il costruttore e l'ex capo Dipartimento per lo sviluppo e la competitivita' del turismo della Presidenza del Consiglio, i magistrati del capoluogo umbro hanno ricavato molti degli elementi per ricostruire l'attivita' di quella che negli atti dell'indagine e' stata definita ''la cricca''. Sono stati vagliati numerosi conti correnti bancari, in Italia e all'estero e gli ingenti movimenti di denaro su di essi transitati.

Un'indagine complessa condotta dal nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Roma e dai carabinieri del Ros coordinati dai sostituti procuratori Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi, che ha prodotto 60 faldoni di atti. Di questi una ventina sono relativi all'attivita' condotta dalla procura del capoluogo umbro, gli altri da quella fiorentina.

I reati contestati agli indagati - oltre ai 19 per cui la procura ha chiesto il giudizio oggi ci sono Achille Toro e suo figlio Camillo e Angelo Zampolini, considerato il riciclatore del denaro di Diego Anemone - vanno, a vario titolo, dalla corruzione all'associazione a delinquere e dalla rivelazione del segreto d'ufficio al riciclaggio.

Oltre al filone principale che e' stato chiuso oggi dalla procura rimane aperto quello relativo alla compravendita di un palazzo di proprieta' di Propaganda Fide che coinvolge l'ex ministro Pietro Lunardi e l'arcivescovo di Napoli (allora alla guida della congregazione) Crescenzio Sepe. La procura perugina ha infatti chiesto alla Camera l'autorizzazione a procedere che per due volte e' stata negata. Ora gli atti sarebbero stati nuovamente rinviati alla Giunta.

Quanto a Zampolini, l'architetto non figura tra i 19 indagati perche' anche lui ha chiesto di patteggiare. L'accusa nei suoi confronti e' di riciclaggio in relazione all'utilizzo di assegni circolari emessi con denaro ritenuto di provenienza illecita e destinati a contribuire all'acquisto di case per il figlio di Balducci, per l'ex ministro Claudio Scajola e per il generale della guardia di finanza Francesco Pittorru, questi ultimi due mai indagati dalla procura perugina.
 

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