di Armando Allegretti

PERUGIA - Le streghe di Halloween si aggiravano ancora per la città quattro anni fa quando qualcuno strappò la vita alla giovane studentessa Meredith Kercher. La stessa Mez, prima della sua morte si era mascherata da strega, come dimostrano le foto che le scattarono nei pub di Perugia.
Martedì prossimo saranno quattro anni dall’omicidio della giovane studentessa inglese arrivata a Perugia per studiare la lingua italiana e sempre martedì prossimo la famiglia Kercher, con l'atteggiamento composto che l'ha contraddistinta in tutti questi anni la ricorderà in una cerimonia intima e privata.

A quattro anni dall’omicidio di Meredith sono in molti a chiedersi se giustizia sia stata fatta. Ora come ora, c’è una sola persona in carcere per il suo omicidio: Rudy Hermann Guede, l’ivoriano condannato a 16 anni con sentenza passata in giudicato per aver ucciso Meredith in “concorso con qualcun altro”, e questo è un fatto.
Fino a qualche mese fa, quel qualcun altro, erano Amanda e Raffaele, poi assolti dalla Corte d'Assise d'Appello di Perugia il 4 ottobre scorso. Amanda e Raffaele adesso si trovano con le loro famiglie negli Stati Uniti e in Puglia, intenti a riprendere le loro vite.

Intanto di Meredith che resta se non il ricordo e una tomba spoglia? E’ proprio così quello che resta di Meredith Kercher è una targhetta nera di 10 cm appoggiata sulla terra del cimitero di Croydon, prima periferia sud di Londra. Sulla targhetta le parole “temporary marker”, segnaposto temporaneo, un sigillo temporaneo poiché la storia non ha avuto ancora fine. E’ così, perché nessuno nella sua famiglia, tra i suoi ex compagni di liceo della Old Palace School e dell’università di Leeds, riesce a credere che sia stato solo Rudy Guede ad ucciderla. Con la sentenza che ha assolto Raffaele Sollecito e Amanda Knox siamo tornati al punto di partenza. Stop. Tutto da rifare o un grossolano errore giudiziario?

Questo di certo non sta a noi a dirlo, l’unica cosa certa è che ci poniamo una domanda sola arrivati a questo punto, stasera andrete di casa in casa gridando “dolcetto o scherzetto” o vi fermerete per un minuto a riflettere su un’altra storia tragica che dopo quattro anni ancora non vede scritta la parola fine?
 

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