Di Urbano Barelli*

PERUGIA - Fin dall’inizio l’arrivo dell’Ikea in Umbria ha suscitato forti perplessità e contrarietà.
Non solo da parte delle associazioni ambientaliste Italia Nostra e Legambiente che hanno sottolineato in particolare come il piano regolatore di Perugia classifica i terreni di S.Martino in Campo come inedificabili in quanto terreni agricoli di pregio, ma anche da Sviluppumbria, Federmobili, Confcommercio, Confesercenti, Rifondazione comunista.

Il direttore di Sviluppumbria, Vinicio Bottacchiari, ha dichiarato che non c’è da gioire per l’arrivo in Umbria dell’Ikea perché quello del consumo standardizzato non è lo sviluppo adatto per la nostra regione e che la creazione di posti di lavoro è a somma 0, visto che accanto alla crescita di grandi superfici distributive si assiste all’essiccamento delle piccole realtà. Noi dobbiamo mirare ad altro – ha aggiunto Bottacchiari – alla filiera corta, alla realizzazione di sbocchi commerciali per i prodotti umbri.

La Federmobili di Perugia ha dichiarato che l’arrivo di Ikea potrebbe avere un effetto devastante per le strutture che già operano in Umbria, mentre la Confesercenti che ha dichiarato che “se qualcuno pensa di fare e disfare a proprio piacimento e sulle spalle delle piccole e medie imprese dell’Umbria, dovrà assumersene tutte le responsabilità sapendo sin d’ora che la Confesercenti non rimarrà a guardare”.

Sulla vicenda è intervenuto ripetutamente il segretario regionale di Rifondazione comunista, Stefano Vinti, dicendo che gli incassi della megastruttura non saranno reinvestiti in ambito locale, ma saranno trasferiti alla sede nazionale, con soldi che se ne vanno dall’Umbria in un periodo sicuramente non favorevole all’economia delle famiglie: “mentre la crisi attanaglia i piccoli commercianti che non riescono ad arrivare alla fine del mese – ha dichiarato Vinti - si sceglie un modello di sviluppo incomprensibile per le esigenze del territorio”. Inoltre, ha aggiunto Vinti, la legge sul commercio non consente l’insediamento Ikea e “se per ogni grande impianto commerciale che si presenti in Umbria dobbiamo cambiare le leggi, cosa le facciamo a fare queste leggi; dobbiamo pensare che la politica si possa asservire ai poteri economici?”

Il problema di fondo che Italia Nostra ha voluto sollevare è proprio questo: a cosa serve dichiarare che la programmazione è un principio fondamentale della regione e degli altri enti locali, a cosa servono i piani del commercio, i piani regolatori e gli altri piani se alla richiesta di un potente privato tutto si modifica e si piega alle sue esigenze? Dov’è il principio di legalità e di certezza del diritto? Che fine fa il principio di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge se un privato potente ottiene tutto quello che chiede, mentre il semplice cittadino senza santi in paradiso si vede ripetere che quello che chiede non si può fare?

I due esposti presentati da Italia Nostra sulla vicenda Ikea mirano a ristabilire il principio di legalità sostanziale nella gestione della cosa pubblica e si confida nel lavoro dei magistrati per ridare il giusto valore sia ai principi di programmazione e pianificazione dell’uso del territorio sia ai principi di certezza del diritto e di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge.

*Presidente di Italia Nostra di Perugia
 

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