Diga Montedoglio-Relazione colpe in mano magistrati. E dal 2012 invaso più ricco
Di Nicola Bossi
PERUGIA – Il ritorno alla normalità alla Diga di Montedoglio resta ancora lontano, ma qualcosa ,dopo il cedimento di una parte della struttura, si sta muovendo per evitare due grandi spauracchi: la siccità cronica del Tevere e il non poter rispettare gli accordi con gli agricoltori per l’approvigionamento idrico per le loro culture. L’estate appena passata è stata difficile per via delle condizioni meteo dove i rovesci sono stati scarsi, rendendo così sempre di più indispensabile la Diga gestita dall’ente irriguo umbro-toscano che al momento sta lavorando con un invaso esattamente la metà rispetto al quantitativo di acque prima del mezzo disastro invernale.
Da qui la decisione della magistratura toscana – che sta cercando di capire di chi sono le cause del crollo – di autorizzare nonostante il sequestro dei lavori per rendere sicura la struttura con un quantitativo di metri cubi superiori a quelli attuali. “Gli interventi concessi – ha spiegato l’ingegnere Diego Zurli, presidente dell’ente irriguo umbro-toscano – non riguardano la struttura dello sfioro dell’acqua dell’invaso, ma sono altrettanti necessari per poter dall’anno prossimo invasare un quantitativo di 90 milioni di metri cubi di acqua a fronte dell’attuale stimato in 70 milioni. Prima del cedimento, normalmente, stavamo sui 140milioni. Un aumento a garanzia di tutti gli utenti della Diga”.
Zurli però ammette allo stesso tempo che mai come quest’anno, nonostante le polemiche, è stato sversato sul Tevere e verso gli agricoltori collegati direttamente alla Diga un quantitativo di acqua così importante. Ma i consumi sono stati altissimi, segno di quanto la cultura del tabacco dall’Alto Tevere al perugino è ancora forte, radicata e soprattutto assetata. “Stiamo assistendo ad un aumento dei consumi rilevantissimo anche rispetto al passato – ha spiegato Zurli – dato che si continua ad innaffiare soprattutto le piante di tabacco ancora oggi e forse anche fino all’inizio di ottobre, quando in passato si smetteva appena dopo Ferragosto. Dovremo riflettere su questo dato anche con le associazioni di agricoltori”.
Il ritardo nel taglio del raccolto potrebbe essere una delle cause del prolungarsi delle necessità idriche. Una mano però deve venire soprattutto dal meteo (si spera in maggiori rovesci) per cercare di ridare smalto al Tevere che resta il grande bacino per molti agricoltori da Trestina in giù dove il fiume viene preso da assalto da pompe agricole. Intanto sul fronte giudiziario i periti nominati dalla Procura di Arezzo avrebbero consegnato le loro relazioni sulle cause dell’incidente e sulle eventuali responsabilità. L’ipotesi è di disastro colposo per il quale la polizia giudiziaria si è fatta dare documenti dall’ente ma ha reperito anche foto dell’epoca della costruzione per valutare il lavoro dei costruttori privati.
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