OTTIMISMO, COOPERAZIONE E CONCRETEZZA AL CONVEGNO “CONIUGARE L’UMBRIA AL FUTURO. COESIONE, INNOVAZIONE E COMPETENZE PER IL FUTURO DEL MADE IN ITALY SUI MERCATI INTERNAZIONALI”, NELL’AMBITO DELLA 31ESIMA CONVENTION MONDIALE DELLE CAMERE DI COMMERCIO ALL’ESTERO

Il messaggio Per coniugare l’Umbria al futuro la regione non deve rinnegare se stessa, la sua storia, le sue tradizioni, le sue vocazioni produttive e di coesione sociale. Perché l’innovazione non si fa cambiando pelle, ma cambiando sguardo. C’è voglia di ‘reconquista’.

Gli interventi di Andrea Romizi, Stefania Stefanelli, Valerio De Cesaris, Giorgio Mencaroni, Andrea Prete, Mario Pozza, Lorenzo Tagliavanti, Brunello Cucinelli, Roberto Morroni, Paolo Taticchi, Eugenio Guarducci, Andrea Margaritelli, Luca Mattioni, Alessio Damiani, Dominga Cotarella, Giovanni Musella , Patrizia Dalmasso, Annamaria Andretta, Massimo Allegri, Alberto Carlo Milani.

(Link a video interviste e alle immagini dei momenti salienti del convegno. L’ordine delle interviste è questo: Brunello Cucinelli; Lorenzo Tagliavanti, Presidente di Infocamere; Prof. Paolo Taticchi; Roberto Morroni, Vice Presidente Regione Umbria. Le immagini dei momenti salienti del convegno si trovano alla fine del video).

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Per coniugare l’Umbria al futuro la regione non deve rinnegare se stessa, la sua storia, le sue tradizioni, le sue vocazioni produttive e di coesione sociale. Perché l’innovazione non si fa cambiando pelle, ma cambiando sguardo. Si può essere innovativi, o ‘disruptive’ come dicono gli anglosassoni, anche nei cosiddetti settori maturi, se si riempiono di nuovi contenuti, di apertura al nuovo e non di chiusura, se si riesce a far prevalere la cooperazione rispetto alla competizione smodata che non si fa sistema. E poi non piangiamoci troppo addosso: siamo migliori di quello che spesso pensiamo e abbiamo in mano carte importanti che dobbiamo, questo sì, saper giocare al meglio. Perché l’Italia è pur sempre l’ottavo Paese al mondo per volume di Pil (Prodotto interno lordo), vanta corpi sociali intermedi che, pur indeboliti, tengono la coesione sociale e rappresentano un bene prezioso, e può contare su un welfare che altri Paesi non hanno. E vanta, da una decina d’anni, di un avanzo commerciale annuo che in media è stato di 43 miliardi di euro, con le esportazioni che nel 2022 dovrebbero arrivare a 600 miliardi di euro, in crescita di oltre il 10% sul 2021, anno che a sua volta era cresciuto di quasi il 19% rispetto al 2020, superando i livelli pre-pandemia. E sull’export l’Umbria ha fatto ancora meglio dell’Italia, mettendo a segno +24% circa nel 2021 (prima per crescita delle esportazioni tra le regioni del Centro) e +8,5% nel primo trimestre 2022, ancora una volta sopra il dato nazionale.

È stato all’insegna dell’ottimismo, e della voglia di ‘reconquista’ dopo un ventennio di bassissima crescita, il convegno “Coniugare l’Umbria al futuro. Coesione, innovazione e competenze per il futuro del Made in Italy sui mercati internazionali”, nell’ambito della sessione pubblica – che si è svolta stamattina lunedì 10 ottobre a Perugia alla Sala dei Notari - della 31esima Convention mondiale delle Camere di Commercio Italiane all’estero. Un ottimismo non ingenuo o provinciale, ma realista e accorto, con gli interventi - numerosi e tutti molto interessanti – che sono scesi sul concreto, sui nodi da sciogliere, sui limiti da superare.

Il ‘la’ – dopo l’inno d’Italia cantato dal coro dell’Università di Perugia - lo ha dato subito il sindaco Andrea Romizi, nel suo intervento di benvenuto: “Siete importantissimi – ha detto rivolto ai delegati delle Camere di Commercio Italiane all’estero - perché aiutate le nostre imprese ad affermarsi nei mercati esteri, ma anche per il fondamentale contributo informativo che ci offrite per affrontare al meglio una stagione complessa. Un periodo che impone lucidità e sinergie rafforzate e che possiamo vivere con fiducia dando ciascuno un contributo a tutela di valori non solo economici, ma anche umani e sociali”.

Cooperazione, apertura, sinergia e internazionalizzazione anche nell’intervento della Professoressa Stefania Stefanelli, Delegata all’internazionalizzazione e alla cooperazione internazionale dell’Università degli Studi di Perugia, che ha anche portato l’esempio concreto del progetto “Improve your Talent”, frutto del lavoro comune tra Università degli Studi di Perugia, Assocamerestero e Camera di Commercio dell’Umbria, finalizzato a favorire esperienze di tirocinio per gli studenti universitari presso le sedi delle Camere di Commercio Italiane all’Estero. Sulla stessa linea il Rettore dell’Università per Stranieri di Perugia, Valerio De Cesaris, che ha ribadito come l’internazionalizzazione sia nel dna della Stranieri ha evidenziato l’ottima collaborazione con il Sistema Camerale.

L’intervento del Presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, Giorgio Mencaroni, che ieri peraltro è stato eletto nel Consiglio Generale di Assocamerestero, è stato una sorta di diktat: o si agisce come sistema, “flessibile nelle sue articolazioni” ma che guardi all’obiettivo di una crescente internazionalizzazione come obiettivo prioritario, o si perde un’occasione storica. “Le imprese umbre - ha scandito Mencaroni - con la loro resilienza durante la fase acuta del Covid e con lo sprint che hanno mostrato sul fronte della crescita dell’export  hanno mandato un grande segnale. È il frutto del grande lavoro fatto negli anni scorsi e che in Umbria ha visto in prima fila la Camera di Commercio in stretto raccordo con tutto il Sistema Camerale. Ora, nonostante le difficoltà contingenti, molto serie, si respira un’altra aria. Non possiamo mancare e non mancheremo ai nostri impegni di player dell’internazionalizzazione nella regione, in raccordo con tutti i soggetti in campo, istituzionali e non. La mission deve essere quella di allargare la platea delle aziende internazionalizzate che non possono essere solo le grandi e le medie, ma anche le piccole e oggi perfino le micro. Ci sono grandi spazi e nicchie di mercati internazionali su cui dobbiamo e possiamo esprimere concretamente grandi potenzialità”.

L'intervento di Brunello Cucinelli

Cucinelli ha invitato a scacciare l’idea di una crisi permanente, perché non veritiera, e sollecitato a guardare i
tanti aspetti positivi. A cominciare dal fatto che l’Italia vanta un welfare tra i più importanti del mondo, che “ha
permesso durante la pandemia alle imprese di non licenziare, mantenendo quindi integra la base produttiva – a
differenza di Paesi con un welfare più debole dove si è licenziato e che sono stati più lenti di noi nella fase di
ripartenza perché si sono trovati con una base produttiva disarticolata - cosa che si è vista quando l’economia
è ripartita. Abbiamo realizzato un grosso aumento del Pil, superando i livelli pre-pandemia, e siamo volati

nell’export. Il tasso di disoccupazione si è ridotto di oltre tre punti percentuali. Certo che ci sono difficoltà, ma
non fasciamoci la testa, perché possiamo essere protagonisti, se guardiamo avanti, non solo una fase di
crescita economica, ma anche sociale e umana. Perché se la crescita non è sociale, umana, culturale, se non
libera la creatività e garantisce una buona vita, è una crescita malata. E, tra i problemi che dobbiamo superare,
segnalo sia quello dell’aumento delle retribuzioni, sia quello di un approccio diverso al lavoro: si può lavorare
meno, restando più concentrati, e ormai le esperienze ci dicono che un lavoratore meglio trattato, meno
affaticato, quindi più creativo, dà una spinta in avanti importante alla produttività”
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