PERUGIA - “Con la preapertura di oggi, domenica 4 settembre – dichiara Alessandra Paciotto, presidente di Legambiente Umbria – la Regione Umbria dimostra, per l'ennesima volta in questo campo, che la conservazione della fauna selvatica e della natura non sono una priorita' della sua azione politica”.

Le associazioni Enpa, Fare Verde, Lav, Legambiente, LIPU e WWF, quando ancora il calendario venatorio era in discussione, hanno sollecitato la Regione Umbria a ripensare radicalmente il testo proposto al fine di rispettare i termini dettati dalla guida dell'ISPRA, coerentemente con la concertazione tra le parti sociali avviata nel tavolo fortemente voluto dalla Conferenza delle regioni (apertura dalla terza domenica di settembre e riduzione, ad esempio, della caccia ad anatre, ai tordi e alla beccaccia). Nella legge vigente, così come modificata dalla legge comunitaria dl 2009, è infatti obbligatoria la tutela attiva delle specie in stato di conservazione sfavorevole e il divieto assoluto di caccia nei periodi di riproduzione fino allo svezzamento della prole e durante la migrazione preriproduttiva degli uccelli.

Invece la Regione Umbria ha ritenuto di essere più furba e con alcuni giochi di parole, di poter disattendere le indicazioni scientifiche dell'ISPRA - l'autorità scientifica nazionale in materia – pur di accontentare le richieste del mondo venatorio meno attento e culturalmente evoluto.
"Questa scelta è soprattutto una sconfitta per l'istituzione - continua la Paciotto - e per tutti i cittadini che credono all'importanza della difesa dell'interesse generale e della natura".

“Con questo calendario venatorio – commenta Nino Morabito responsabile nazionale fauna di Legambiente – l'Umbria viola norme e principi nazionali e comunitari, arrecando un consapevole e irreparabile danno al patrimonio comune. Con calendari venatori come quello dell'Umbria l'Italia rischia nuovi contenziosi con l'Unione Europea. Lo scorso anno la Corte Europea del Lussemburgo ha condannato l'Italia per la legge varata dalla Regione Lombardia che autorizzava la caccia in deroga a quattro specie protette, e l'ha sanzionata per le deroghe sistematiche decise dalla Regione Veneto; invece la Corte di Giustizia europea ha condannato la Liguria per l'uso scorretto delle deroghe a cacciare uccelli protetti e si potrebbe continuare citando molti altri casi. Quando la classe politica e amministrativa sentirà forte il dovere di fare buona amministrazione della cosa pubblica, fauna compresa?”.  

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