Di Loris Campetti

Un fantasma è pronto ad aggirarsi nei cieli della campagna elettorale prossima ventura. Non è il fantasma del comunismo, ma quello del lavoro, cancellato, precarizzato, silenziato e svuotato dei diritti. Ciò avverrà grazie ad un impegno che coinvolge molti soggetti e alla disponibilità che Antonio Di Pietro esprime sul nostro giornale a trasformare in due referendum sull’art.8 e sull’art.18 in una battaglia comune per il ripristino della democrazia nei luoghi di lavoro. Una sfida che vedrà protagoniste nella raccolta delle firme, insieme e con un comitato promotore ampio, le forze politiche, sindacali, editoriali, dell’intellettualità e dell’associazionismo impegnato nella difesa dei diritti dei lavoratori.
Questo vuol dire che un’alleanza naturale, basata su comune impegno per il ripristino della democrazia negata (almeno dagli ultimi due governi), imporrà all’attenzione di chi si presenterà alle elezioni un confronto di merito, concreto, sul lavoro. Come scrivono Di Pietro e Zipponi, che i Sì siano Sì e i No siano No.

 

Chi scende in campo contro le destre e per superare l’anomalia del governo Monti deve assumersi precise responsabilità verso i cittadini e i lavoratori. Per dare il nome alle cose, o il Pd si impegna a liberarci dall’art.8 della manovra berlusconiana del 2011, che cancella i contratti nazionali del lavoro e a liberare dalla gabbia che gli hanno costruito Monti e Fornero l’art.18, che impone(va) la riassunzione dei lavoratori ingiustamente licenziati, oppure la parola tornerà ai cittadini con i referendum che si svolgeranno tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014.
Senza questo impegno, partiti schieramenti in lizza dovranno mettere in conto la punizione, nell’urna, di chi aspetta una rottura con le politiche liberiste, subalterne a un modello che ieri ha provocato la grande crisi facendo strame di lavoro e diritti e oggi pretende di farne pagare le conseguenze, ancora una volta, alle vittime.

 

L’annuncio di una campagna referendaria unitaria finalmente, una buona notizia che il manifesto ha contribuito a costruire, come anche le forze che hanno denunciato lo scempio dei diritti dei lavoratori. A cominciare dalla Fiom, per prima e quasi in solitudine con la denuncia del carattere autoritario e classista del modello Marchionne, assunto invece dall’insieme del padronato, da gran parte dei partiti e dei governi Berlusconi e Monti. E’ anche importante che uno schieramento, che comprende con l’Idv anche le forze oggi extraparlamentari di sinistra, da Sel al Prc, nasca a partire dai contenuti, tanto più che i contenuti si possono riassumere in una parola: democrazia.

Fonte: il manifesto del 6 settembre 2012
            

 

Condividi