Bravi: "Dati di Bankitalia confermano che serve Piano per il Lavoro in Umbria"
"La recente indagine della Banca d’Italia sulla nostra regione - sostiene Mario Bravi, Segretario Generale Cgil Umbria - conferma che in Umbria siamo di fronte ad una vera e propria stagnazione: nel 2011 l’Umbria si troverà di fronte alla crescita zero. Se pensiamo, che, come sostengono molti economisti, per mantenere lo stesso livello di occupati occorrerebbe un aumento del PIL del 2% emerge con forza, anche da altre fonti, la validità dell’analisi che la CGIL sostiene anche in Umbria e cioè che le vere priorità si chiamano: occupazione e lavoro. Come se non bastasse, la Camera di Commercio di Perugia sostiene che nell’anno corrente si sono persi oltre 2.200 posti di lavoro e l’Osservatorio della CGIL Nazionale sulla CIG ci dice che nel mese di settembre 2011 nella nostra regione i lavoratori interessati agli ammortizzatori sociali sono stati 20.191, mentre 10.095 sono i lavoratori in Cassa Integrazione a zero ore, dei quali 6.418 interessati alla cassa in deroga".
"Se a questo aggiungiamo il fatto che il perimetro delle crisi industriali si va allargando -afferma ancora Bravi- come dimostrano le tante vertenze aperte, emerge con nettezza che la priorità vera su cui concentrare la nostra iniziativa e anche quella delle istituzioni si chiama: Piano straordinario per l’occupazione e per il lavoro, a partire dalla questione giovanile. Su questo si è avviato un confronto con la Regione, ma le emergenze in atto ci dicono che occorre irrobustire l’iniziativa e l’azione. La drammatica situazione nazionale anche nello scenario nuovo che si sta aprendo, impone non solo di lavorare sulla crescita, ma anche sul lavoro, sconfiggendo l’ortodossia restrittiva focalizzata solo sul rigore, cara ai governi europei di destra guidati dal tandem Merkel – Sarkozy".
"Non possiamo accettare - ribadisce Mario Bravi - un atteggiamento acritico nei confronti della lettera della Bce, ma occorre coniugare crescita e lavoro. Pensiamo che occorre liberarsi di un liberismo che, nonostante il suo fallimento acclarato, si riproduce di continuo. Occorre cambiare e voltare veramente pagina, dicendo no alla precarizzazione del mercato del lavoro e ai bassi salari, che in Umbria sono già del 7% inferiori alla media nazionale e che, come la crisi in atto dimostra, non danno risposte in prospettiva".
"L’obiettivo - conclude Bravi -deve essere quello di lavorare ad una patrimoniale che contribuisca alla realizzazione di un piano straordinario per il lavoro, indirizzato ai giovani e alle donne, incentrato su una nuova qualità dello sviluppo e basato sulla valorizzazione del manifatturiero, della green economy, della riqualificazione urbana e territoriale, incentrato sui beni sociali. Un piano che darebbe veramente il segno di quel salto culturale necessario a legittimare, anche progettualmente, la fase che si apre con il tramonto di Berlusconi e, speriamo, anche del berlusconismo.
Su questo l’Umbria può dare un contributo importante".
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