Bonanni: "Senza consenso riforma del lavoro non passa in Parlamento"
“Il premier ha il dovere di cercare le cose che uniscono le realtà sociali. Di concentrarsi su queste. Di valorizzarle”. Raffaele Bonanni, interistato da L'Avvenire, incalza il governo a un atteggiamento di responsabilità. “Questa è l'ora della responsabilità e da parte delle realtà sociali questa responsabilità c'è. Eccome se c'è. Tra me, Camusso e Marcegaglia c'è una solidarietà che è un’assoluta garanzia”. Ancora: “lo direi che tra noi c'è una convergenza sostanziale sugli obiettivi da cogliere. Tutti noi siamo determinatissimi a trovare canali per le assunzioni. Canali efficaci e sperimentati e canali ancora da affinare come l'apprendistato per i giovani. E poi siamo decisi a trovare strumenti per il reinserimento di chi è stato espulso dal mercato del lavoro: penso a tante donne e a tanti ultracinquantenni. Bisogna dare un contributo perché la precarietà non prevalga in un quadro di flessibilità”.
E sull’art. 18, lo incalza l’intervistatore, c'è o no un possibile confronto? “C'è a patto che venga mantenuto come strumento di deterrenza contro le discriminazioni. Esistono ancora i posti di lavoro e Monti se ne deve rendere conto. Detto questo io e Marcegaglia possiamo trovare una convergenza nel renderlo più funzionale. Vuol dire possiamo, anzi dobbiamo, accorciare i tempi dei contenziosi. E magari facilitare un'intesa sulle questioni economiche”.
Ma poi il leader della Cisl ricorda al governo che una riforma fatta senza consenso non avrebbe alle Camere i voti per passare. “Il premier non ci sfidi, perderebbe l'Italia; una riforma del lavoro che scavalca le parti sociali verrebbe bocciata in Parlamento”.
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