“Sono gli anziani i più colpiti dalle manovre correttive”. A denunciarlo è l’Auser, a partire dalle prime stime elaborate come anticipazione del Rapporto sulle condizioni di vita degli anziani che verrà presentato a gennaio 2012. Le ricadute sono pari a 887 euro annui a famiglia, ai quali bisogna aggiungere la cifra già prodotta dalle precedenti manovre del governo Berlusconi: 2031 euro, che porterebbe il totale a 3002 euro annui a famiglia. A tutto ciò occorre aggiungere la nuova stangata delle tariffe di gas e luce che da gennaio 2012 potrebbero aumentare rispettivamente del 4,8% e del 2,7% con una maggiore spesa annua di oltre 53 euro. Il mancato adeguamento di indicizzazione delle pensioni superiori a 1402 euro riguarderà il 22% delle prestazioni. Questa manovra andrà ad accentuare i provvedimenti presi in passato dal governo Berlusconi che prevedevano, per il 2012, per gli assegni da tre a cinque volte il minimo (quindi tra 1400 a 2300 euro) l’adeguamento del 90%. Per chi aveva una pensione pari a cinque volte il minimo, invece, l’adeguamento era del 70%.

Un altro fattore da deunciare è secondo l’Auser la penalizzazione delle donne: “L’accelerazione data all’aumento dell’età pensionabile sopratutto l’agganciamento di quella femminile con quella maschile, rischia di portare con sé un aumento delle disuguaglianze tra i due sessi. Le donne infatti sono già enormemente penalizzate all’interno del mercato del lavoro, con salari mediamente inferiori, con un tasso di occupazione inferiore e con prospettive di carriera inferiori. Agganciare la loro età pensionabile a quella degli uomini anziché un atto di uguaglianza tra i generi, rischia di divenire un ulteriore fattore discriminante”.

Anche l’Imu sarà iniqua per gli anziani: “Sono previsti sconti e detrazioni per le famiglie con figli, chi ci rimette sono le persone anziane che vivono sole, perché non possono usufruire della detrazione per i figli e molto spesso abitano in case più grandi rispetto alle proprie esigenze, quelle che abitavano quando i figli ancora non se n’erano andati. Da questo scenario emerge la necessità di una maggiore tutela della popolazione anziana che si trova sempre più costretta a ricorrere a forme di aiuto informale, non potendo beneficiare di adeguate politiche pubbliche. Diminuire le fonti di reddito principali degli anziani, le pensioni, tagliando anche risorse alle strutture pubbliche di sostegno alle forme di disagio, potrebbe portare a molti anziani un peggioramento della qualità della vita”.

Le statistiche Istat mostrano come negli ultimi 8 anni (2003-2010) la spesa media mensile di un anziano solo cresca esclusivamente per l’abitazione e l’energia (più 2,9%) e dei trasporti (più 0,7%). Al contrario, nel periodo considerato, l’anziano che vive solo ha ridotto soprattutto le spese per l’alimentazione (-1,7%) l’abbigliamento e le calzature (-0,8%) oltre a quelle per l’arredamento (-0,8%e quelle relative ai servizi sanitari (-0,6%).Sopratutto quest’ultima voce di spesa denota un peggioramento abbastanza grave della situazione dell’anziano, che si vede costretto a ridurre una tipologia di consumi considerate fondamentali.

Fonte: Redattore Sociale

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