Anche sugli ammortizzatori sociali il Governo fa il gioco delle tre carte
di Fabio Sebastiani
“Usciamo dall'incontro con molti più interrogativi che certezze”. Susanna Camusso, leader della Cgil, non è mai stata tra quelle che ha nutrito troppa fiducia nella trattativa con il Governo sulla flessibilità. E oggi, uscendo dall’incontro al ministero del Lavoro, che tante speranze aveva acceso la scorsa settimana, è più sconsolata che mai. Il ministro Elsa Fornero ha annunciato i “nuovi ammortizzatori”, che entreranno in vigore non prima del 2013, ma ancora non ha messo sul tavolo le cifre per coprirli. Un atteggiamento singolare, che da una parte dà un taglio ai grandi capitoli delle cassa integrazione e, dall’altra, vuole spalmare una striminzita indennità di disoccupazione.
E intanto gli imprenditori tornano alla carica sull’Articolo 18, di cui si parlerà il primo marzo. Il Governo starebbe pensando ad una assicurazione con una unica indennità che sostituisca la disoccupazione ordinaria, quella con requisiti ridotti, quella speciale, e la mobilità. Il nuovo strumento sarebbe esteso a tutti i settori, verificando anche la possibilità di allargarlo anche al settore agricolo. Sarebbe poi allo studio, secondo quanto avrebbe riferito Fornero alle parti sociali, una seconda indennità di disoccupazione limitata ai soli soggetti con famiglia e reddito al di sotto di una certa soglia. L’assegno per il periodo di disoccupazione è comunque condizionato alla frequenza ai corsi di formazione, che nessuno si può rifiutare di seguire pena la perdita del sussidio. Dall’altra parte, anche la cassa integrazione ordinaria che terrà in sè anche alcune fattispecie della straordinaria (ma esclude i casi di fallimento e di chiusura dell'azienda) sarà limitata nel tempo e utilizzata solo nei casi di rientro del lavoratore in azienda. Sarà su base assicurativa, ovvero chi contribuisce accede allo strumento, e sarà estesa anche al commercio (anche sotto i 50 dipendenti) e al settore creditizio che adesso ne è privo.
Il nuovo sussidio di disoccupazione, che “dovrebbe essere rafforzato rispetto a quello attuale” addirittura sostituirà alcuni casi di cassa integrazione straordinaria e anche l'indennità di mobilità (adesso erogata a seguito di licenziamenti collettivi). La durata del sussidio sarà connessa agli anni di lavoro e probabilmente anche all'età e ai carichi di famiglia. Per quanto riguarda la flessiblità, il Governo non intende ridurre le tipologie, come richiesto dal sindacato, ma limitarsi a fare qualche controllo in più sulla cosiddetta “flessibilità malata” in ingresso. Quindi, più controlli e sanzioni contro i contratti utilizzati impropriamente (come le associazioni in partecipazione, le false partite Iva e i casi di contratti a progetto utilizzati per rapporti che sono sostanzialmente di lavoro subordinato). In particolare una stretta potrebbe arrivare sulle partite Iva in monocommittenza mentre potrebbero diventare più costosi i contratti di collaborazione a progetto.
Il reintegro nel posto di lavoro per i licenziamenti senza giusta causa o giustificato motivo è il tema sul quale l'accordo sembra più lontano con le imprese che chiedono di limitarlo ai licenziamenti discriminatori e i sindacati che si oppongono. Il Governo ribadisce che non deve essere un tabù e punta, almeno per i licenziamenti per motivi economici (ovvero i casi di giustificato motivo oggettivo), all'indennizzo in luogo del reintegro nel caso il giudice ritenga che il licenziamento sia illegittimo.
Fonte: controlacrisi.org
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