PERUGIA - Dopo il venire meno della cordata cinese rappresentata da Zhou Yue e capitanata dalla Nanchang Zerowatt, che non ha mai depositato la cauzione richiesta, e quello degli iraniani della MMD, che ha ritirato il proprio interessamento richiedendo la restituzione della cauzione versata, sul futuro dell’Antonio Merloni si levano grossi punti interrogativi.

Sul tavolo, ad oggi, restano alcune offerte “minori” di matrice italiana, fra cui la più rilevante pare essere quella dell’imprenditore marchigiano Giovanni Porcarelli. “Il problema – sottolinea Claudio Bendini, segretario regionale Uil - è che, stando sia alle dichiarazioni ufficiali di alcuni mesi or sono sia alle voci che in seguito si sono succedute, queste offerte hanno ricadute occupazionali solo per alcune centinaia di lavoratori e, quindi, salvo enormi cambiamenti positivi, non sono in grado di riassorbire i 2.300 lavoratori attualmente in forza ai tre stabilimenti del ‘bianco’.

La Uil e la sua categoria dei metalmeccanici credono realisticamente che una soluzione accettabile possa a questo punto arrivare solo con una molteplicità di interventi e con lo sforzo congiunto di tutti gli attori coinvolti nella vicenda. In primo luogo – sempre Bendini - chiediamo ai commissari di negoziare con gli acquirenti rimasti, ad iniziare da Giovanni Porcarelli, per innalzare il numero delle assunzioni il più possibile. In secondo luogo chiediamo alle istituzioni centrali e locali di attivare finalmente l’Accordo di programma – che, sottoscritto a marzo 2010, ha stanziato 70 milioni di euro - per offrire tutela a tutti coloro che non dovessero trovare una risposta grazie alle operazioni di cessione, una tutela che deve consistere sia in una speranza di reimpiego con attività di reindustrializzazione, sia in un concreto ed immediato sostegno in termini di ammortizzatori sociali”.

Domani – mercoledì 14 settembre - è in programma un incontro istituzionale presso il Ministero dello Sviluppo economico: “In questa sede – afferma Bendini - speriamo che Governo e Regioni possano trovare una misura comune, fermo restando che a nostra volta ci attendiamo di essere convocati al più presto per apprendere direttamente ed ufficialmente come stanno davvero le cose e per poter avanzare il nostro punto di vista. Temiamo che di fronte alla drammaticità della vicenda ed all’enormità del problema alcuni siano tentati di gettare la spugna e di accettare il triste epilogo del fallimento. Ma noi riteniamo che le oggettive difficoltà, lungi dall’essere motivo di rassegnazione, debbano costituire uno sprone per unire le forze ed evitare che il dramma industriale si trasformi in una tragedia umana e sociale.

L’Accordo di programma – conclude Bendini - è stato un atto bipartisan firmato da istituzioni di colore politico differente ed oggi la sua efficace attivazione dipende proprio dalla capacità di ritrovare una convergenza effettiva fra Governo e Regioni. Pragmatismo e determinazione impongono alla Uil di impiegare tutte le proprie forze affinché ciò avvenga”.

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