La “banda dello stendino”
Di Ciuenlai – La signora strilla e impreca; le manca un giaccone invernale, steso al sole ad asciugare dopo il bucato. ”Mi era costato un occhio della testa” brontola disperata. Un' altra scopre che lo zainetto “alla moda” del figlio è “uccel di bosco”. Un'altra ancora che le camice “firmate” del marito le metterà qualcun altro. Sono gli effetti prodotti dalla “banda dello stendino.
Ormai, a Perugia, nella zona Stazione, Bellocchio, Madonna Alta, via Sicilia, via Mentana e dintorni è pericoloso e sconsigliatissimo, soprattutto ai piani bassi, appendere sul terrazzo i panni appena estratti dalla lavatrice. E, a quanto sembra, si tratta di gente esperta, che sa scegliere e conosce il valore dei capi di abbigliamento. Naturalmente questo genera leggende e mette sul banco degli imputati, senza uno straccio di prova, immigrati e stranieri in genere. La zona , indubbiamente, né è ben fornita.
Qualche anziano, scherzosamente, alla domanda dove abiti risponde “ad Harlem” per la presenza nelle strade di molta gente di colore. Ma nessuno ha ancora visto chi organizza e mette in opera questi piccoli furti, che naturalmente nessuno denuncia.
Comunque al di là di chi sia a farli (persona isolata o gruppi più o meno organizzati), la cosa che emerge è che nei quartieri periferici del centro della città ai noti problemi di sicurezza, si aggiungono anche questi di piccolo cabotaggio, che rendono l'area sempre meno vivibile a residenti italiani e stranieri. Quello della sicurezza in questa parte della città era uno dei punti forti del programma dell'attuale primo cittadino. A giudicare dai fatti, siamo ancora lontani dalla soluzione. Signor Romizi, ancora uno sforzo.
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