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Leggendo l'Unità si comprende assai bene chi fa il tifo per la scissione di Rifondazione Comunista. Non passa giorno, infatti, che il quotidiano del Pd non dedichi ampio spazio all'argomento; spazio interamente riservato, naturalmente, a quanti, con un piede dentro e l'altro ormai fuori del Prc, lavorano incessantemente per lacerare questo partito. Oggi l'Unità annuncia con assoluta sicurezza che questa scissione si farà assai presto, sicuramente entro il mese di febbraio, il tempo giusto per raccogliere le firme e presentare, assieme a Sinistra Democratica e qualche manciata di ex verdi ed ex pdcini, una lista per le europee. L'Unità si dice sicura della cosa perché ormai anche Bertinotti non si opporrebbe più a questa eventualità, giudicando assolutamente non sostenibile le scelte di Ferrero su Liberazione. Era stato Bertinotti, si sostiene nell'articolo, a volere Sansonetti alla guida del giornale, un non iscritto al Prc che avrebbe dovuto dare un segnale di apertura e rinnovamento del partito. Il risultato di questa e di altre scelte bertinottiane è sotto gli occhi di tutti, siamo stati così aperti con gli altri che abbiamo perduto ogni contatto con il nostro popolo di riferimento che ci ha punito cancellandoci dal Parlamento. Ora anche gli strali dell'ex presidente della Camera sarebbero indirizzati unicamente verso Ferrero e l'attuale gruppo dirigente del Prc che in blocco viene per comodità definito incorreggibilmente stalinista, questo perché avrebbe come unico scopo quello di commissariare un quotidiano, con scarsissima vendita ed un mare di debiti da ripianare, al fine di piegarlo alla linea uscita maggioritaria dal congresso di Chianciano. E nulla conta che Ferrero ed i suoi continuino a ripetere che per loro non è assolutamente in gioco l'autonomia del giornale, quanto la necessità che questo non tradisca il risultato democraticamente uscito da Chianciano, ovvero che non faccia suo esclusivamente il progetto politico liquidatorio dell'esperienza di Rifondazione Comunista che in quel congresso è stato sconfitto. Sostengono ciò anche se sanno bene che ancora nessuna decisione definitiva è stata presa al riguardo, ma si stanno solo esplorando alcune possibilità per uscire dal vicolo cieco nel quale la gestione Sansonetti ha portato il giornale, allo scopo di poterne garantire la continuazione, senza che questo finisca per tramortire definitivamente il partito che ne dovrebbe ripianare i debiti milionari. "Cornuti e mazziati", direbbero a Napoli. In questa esplorazione ci sta anche l'ipotesi caldeggiata dallo stesso Sansonetti di affidare il quotidiano ad una cooperativa di redattori (purché qualcuno metta sul tavolo i 3,5 milioni di euro occorrenti per ripianare il buco del 2008), come ci sta l'offerta venuta da Luca Bonaccorsi di rilevare Liberazione, e sostenuta dallo psichiatra Massimo Fagioli. Questa cosa è quindi da verificare e perciò va avviata una discussione al riguardo, ma, ha subito messo in chiaro Ferrero, non potrà in alcun modo essere presa in considerazione l'ipotesi di "affidare le pagine della cultura ad un uomo di Fagioli, perché sarebbe un grave errore.....". Una assicurazione che, evidentemente, non basta a chi vede tale eventualità come una sciagura poiché prefigura comunque una sostituzione di Sansonetti. Ed allora giù con gli attacchi e le mobilitazioni a tutto campo, che l'Unità riprende ancora oggi, sia nei confronti di chi ha avanzato questa proposta ed ancor più verso il segretario Ferrero, reo di non averla immediatamente respinta. Ma come - si è giustamente domandato quest'ultimo - Fagioli non è stato per anni l'ispiratore politico di Bertinotti, tanto che egli ha voluto addirittura aprire l'ultima campagna elettorale recandosi a casa sua? E Bonaccorsi non è anche editore della rivista di Bertinotti, "Alternative per il socialismo" (nella foto), nonché sostenitore di "Left", la rivista di riferimento dei vendoliani? E non ha anche sostenuto finanziariamente la prima assemblea dell'associazione per la Sinistra del 13 dicembre scorso a Roma e firmato l'appello per la Sinistra? Dunque questi signori vanno bene quando stanno dalla loro parte e non vanno più bene appena con loro accenno a parlarci io!? Un tasto assai dolente, questo, tanto che fra i vendolian-bertinottiani è iniziata subito una gara allo scaricabarile, a chi prende più le distanze dal duo Bonaccorsi-Fagioli che a questo punto non va loro più bene e che, con un voltafaccia degno di migliore causa, ora tentano addirittura di accasare fra i ferreriani. Se n'è distaccato anche Gennaro Migliore, il coordinatore nazionale dell'area vendoliana, che figurava fra i più assidui discepoli di Fagioli e che ora l'Unità pone accanto a Patrizia Sentinelli fra i più accesi fautori della scissione. Un Migliore che ha messo da par suo il sigillo finale su questa operazione sentenziando che ormai "il Prc fa pena perché in sei mesi Ferrero non ha saputo proporre nessuna linea politica salvo la patetica iniziativa del pane a un euro". Con ciò Migliore è riuscito a scavalcare a destra perfino Nichi Vendola nella disputa apertasi fra i due a chi riesce a lanciare l'insulto più infamante sul partito nel quale hanno pure militato a lungo e dal quale hanno ricevuto non pochi onori. Un Vendola che, come si ricorderà, aveva a sua volta definito il Prc "Una casa piena di spettri". Condividi