Da una sanità pubblica dell’eccellenza al declino. Un processo da invertire

di Rossella Brasacchio

Ho lavorato per 38 anni come anestesista-rianimatrice prima al Policlinico, in seguito al Silvestrini. Attualmente sono in pensione.

Io farò un po’ la storia dell’Ospedale di Perugia anche per fare il confronto tra quello che è stato questo ospedale, quello che in passato l’Amministrazione regionale e aziendale sono riuscite a garantire in termini di diritti sanitari e quello che oggi abbiamo, perché non è tanto un problema di finanziamenti che sono venuti meno con l’aziendalizzazione e l’introduzione del pareggio di bilancio; è un problema di visione politica, perché quei finanziamenti che ci sono si possono impegnare nel pubblico, nella difesa della sanità pubblica, oppure li si può dividere col privato, e quindi: convenzioni, esternalizzazioni, …; è questione di visione politica diversa, se stiamo dalla parte della salute pubblica oppure se vogliamo introdurre il privato nel pubblico; che poi economicamente neanche conviene.

Negli anni ’70 avevo scelto di frequentare la facoltà di medicina a Perugia perché si presentava come una delle facoltà più quotate in Italia.

Professore ordinario di Clinica medica era il Prof. Larizza, che fra l’altro ha scritto un testo di clinica medica adottato in quasi tutte le università italiane.

In clinica medica svolgeva la sua attività anche il Prof. Del Favero, farmacologo illuminato.

 Dalla clinica medica sono nate nuove specialità:

- gastro-enterologia (Morelli)

- oncoematologia – trapianto del midollo che gode di un riconoscimento a livello Internazionalesia per la cura che per la ricerca

- oncologia        

Dalla clinica chirurgica sono nate nuove specialità   - chirurgia vascolare

                                                                                                     - chirurgia toracica, 

                                                                                                     - urologia

                                                                                                     - neuroradiologia endovascolare  (Caputo sez. angiografica)

E’ stata acquisita la tecnica di chirurgia laparoscopica e robotica.

Sono state  acquisite:   – la cardiochirurgia,

                                 - la  terapia intensiva neonatale,

                                - la chirurgia maxillo-facciale

E’ nato il reparto di unità spinale, fortemente voluta dal dott. Taramelli, da Raffaele Goretti, presidente dell’Associazione paraplegici umbri, e dal direttore generale Truffarelli;reparto che prende in carico i pazienti in una sezione specifica dedicata: prima venivano ricoverati in reparti vari (neurologia, neurochirurgia, urologia).

Sono stati acquisiti macchinari ad alta tecnologia (TAC, RM, acceleratore nucleare, robotica, adesso obsoleti).

Tutta questa proliferazione rispondeva a una precisa volontà da parte  1. della Regione, 2. della Dirigenza  ospedaliera e 3. dell’Università, di attirare le migliori professionalità e di ampliare l’offerta di prestazioni di alto livello, investendo molto sulla formazione degli specialisti anche attraverso la loro permanenza all’estero.

L’ospedale riusciva ad essere  1.  ospedale di alta specialità (che favoriva la mobilità in entrata) e contemporaneamente

2. ospedale regionale e della città di Perugia.

Nel 1992 l’aziendalizzazione ha comportato 1. la nomina di un Direttore Generale (scelto prevalentemente sulla base dell’appartenenza politica)  2. l’introduzione del vincolo del pareggio di bilancio, con premio al direttore che lo avesse conseguito.

Questo ha comportato una riduzione della risorse utilizzabili, per cui

1.  si sono allungate le liste di attesa,

2. si è ridotta la qualità dei servizi,

3. sono state adottate le esternalizzazioni dei servizi (sterilizzazione, pulizie, canarini, …);

4. c’è stato il blocco del turn-over e dei concorsi a tempo indeterminato con grande sofferenza soprattutto nelle aree critiche (rianimazione, medicina d’urgenza,  anestesia, ecc.)

Per quanto riguarda i concorsi primariali è stata adottata la formula del facente funzione, quindi precarietà di tutti i livelli professionali e di tutte le categorie professionali.

Precarietà comporta: instabilità, no investimento: l’operatore non si progetta nel servizio, ma cerca soluzioni a tempo determinato;COSTO: esodo di professionalità formate nell’ospedale

Caso emblematico – il trasferimento di un collega (Dott. Fisher, radiologia interventistica vascolare viscerale); allo stato attuale l’ospedale non garantisce questa alta specialità tranne che per due volte alla settimana da un professionista esterno (gettonista?); ma in urgenza?

Ciliegina sulla torta: la neurochirurgia a Perugia è prevista solo per  gli interventi urgenti, a Terni quelli programmati e quelli urgenti. Non sappiamo però come viene organizzata l’urgenza a Perugia, se con trasporto  a Terni, comunque a grave rischio perché i pazienti sono ad alto rischio.

Non si è provveduto al rinnovo della strumentazione tecnologica : (ecoendosocopio fuori uso, RM non funzionante)

In contemporanea si sono moltiplicate le convenzioni con strutture private non solo per esami strumentali clinici ma anche per la chirurgia minore (meno sicurezza). Sottolineo che solo un ospedale è in grado di garantire interventi in  caso di complicanze (ad es. trasfusione in caso di sanguinamento perché provvisto di centro trasfusionale, ...).

Risultato: il 21% degli umbri sceglie di curarsi presso strutture di altre regioni; il 10% rinuncia alle cure.

Un dato della Fondazione GIMBE dice che nel 2021 si è riscontrato un saldo passivo, dovuto alla migrazione sanitaria, pari a 31,2 milioni di euro, che grava sulle casse della Regione: il dato è in crescita continua.

Così la nostra Azienda ospedaliera che era classificata tra le migliori d’Italia per qualità, alta specialità e attrattività ha subito un crollo, come registrato nelle recenti classifiche.

Possiamo in definitiva affermare che i principi della gratuità e universalità delle prestazioni sanitarie, così come definiti nel Sistema Sanitario Nazionale in attuazione dell’art. 32 della Costituzione, stanno subendo un grave attacco.

Certo, alcuni pilastri rimangono: la garanzia dei  LEA , le eccellenze di alcuni reparti; ma tutto questo bisogna difenderlo.

Arrivati a questo punto bisogna operare per invertire la tendenza: lo possiamo fare se utilizziamo come parametro di riferimento soprattutto la produzione di salute e non il pareggio di bilancio. Bisogna abolire il tetto per la spesa del personale e indire concorsi a tempo indeterminato per medici, infermieri ed altre figure professionali.

Abolire i piani straordinari per l’abbattimento delle liste di attesa e programmare un piano sistematico ed efficiente a tutti i livelli (visite specialistiche ed ambulatoriali, esami diagnostici), reinvestire in macchinari ad  alta tecnologia e risoluzione.

Riqualificare l’ospedale di Perugia anche per quanto riguarda i settori 1. degli espianti-trapianti di organo: eravamo tra i primi 8 fra le regioni italiane, nell’ultimo anno ne sono stati effettuati solo 4 (numeri davvero esigui – carenza di personale ?) e 2. bisogna estendere l’uso della robotica (utilizzata in modo sistematica solo dalla clinica urologica e un po’ meno dalla ostetricia-ginecologia). Forse le cause sono diverse, ma la Direzione generale e l’Università  dovrebbero farsene carico. Fra i vantaggi: la degenza post- chirurgica è più breve, …

Bisogna inoltre 1. indire concorsi primariali in cui i parametri siano la professionalità e le capacità manageriali, perché un primario deve creare un’equipe, una scuola, motivare gli operatori  e possibilmente farli appassionare; 2. valorizzare tutte le categorie professionali; 3. Migliorare le condizioni di lavoro degli operatori, soprattutto nelle aree critiche, per quel che riguarda i turni e le condizioni di tranquillità di lavoro; 4. ridurre le convenzioni e far rientrare quanto più possibile le attività nell’ambito dell’azienda ospedaliera.

Oggi apprendiamo che è stato istituito un gruppo consultivo, il NEB (Non Executive Board) formato da 5 esperti esterni che hanno il compito di affiancare la direzione aziendale e fare da raccordo tra le esigenze espresse dal  sistema sanitario e dal territorio con la dirigenza ospedaliera e delle strutture sanitarie territoriali. Ammissione di incapacità?

Per noi, per quanto riguarda l’ospedale,  il problema non è tanto di affiancare la dirigenza con dei “facilitatori” ma il vero problema è che negli ultimi 4-5 anni sono cambiati 3 volte i direttori generali, che a loro volta hanno nominato i nuovi direttori sanitari e i nuovi direttori ammnistrativi, hanno cioè prodotto la rotazione di tutta la dirigenza ospedaliera. Tutti e 3 provenivano da altre regioni e da altre esperienze, e non si sono preoccupati

1. di entrare in contatto con la realtà locale analizzandone le specificità:

2. di affrontare i problemi dell’azienda ospedaliera e dei fabbisogni dei cittadini. Si sono comportati da “stranieri in terra straniera”, senza confrontarsi con i coordinatori del personale infermieristico, con i primari e i sindacati dai quali si possono avere indicazioni preziosi su come affrontare le criticità del sistema.

Inoltre voglio ricordare che esistono già il collegio dei sanitari e il consiglio di direzione che affiancano la dirigenza

 

 Notizie di stampa ci dicono che 1. E stato attivato l’elisoccorso. Benvenga, era ora;

2. che in questi giorni la Regione ha “sbloccato”  70 milioni per la sanità:

domanda numero 1: “sbloccati” perché? Erano accantonati e disponibili? e allora perché sono rimasti “bloccati”, e da quanto tempo?

domanda numero 2: 70 milioni sono sufficienti ad affrontare tutte le criticità accumulate per tutta la regione in troppi anni di disinvestimento sulla sanità?

domanda numero 3: e con questi 70 milioni davvero si pensa di poter risolvere tutti i principali problemi della sanità umbra con una pletora di interventi “a pioggia” (53 interventi previsti! 10 milioni solo per la nascita del 3° polo, poi adeguamenti antincendio e antisismici, acquisto strumentazioni, il poliambulatorio di piazzale Europa, impianti tecnologici, ecc.)

PS: studentato nei pressi della Stazione di Fontivegge: ho sentito poco tempo fa che la Presidente della Regione propone di istituire uno studentato sopra la stazione ferroviaria come strategia per risolverne lo stato di degrado. Tutti sappiamo che la zona è diventata luogo privilegiato di spaccio delle droghe. Non sembra scelta ottimale per la sistemazione degli studenti fuori sede, che costituiscono un serio e urgente problema per la città tutta e per la sua economia. C’è poi anche il problema del rumore dei treni fin dalle prime ore della mattina.

Che c’entra il sindaco con tutto ciò?

Il sindaco è stato eletto dai cittadini anche per garantire i loro diritti, tra i quali quello salute è uno dei più  importanti. Il nostro sindaco attuale non ha mai rivolto la sua attenzione ai problemi della salute e della sanità.

Ho visto i sindaci di altre città (Spoleto, Norcia, Cascia …) scendere in piazza insieme ai loro cittadini quando le strutture sanitarie locali subivano un attacco.

E’ per tutto quello che vi ho raccontato che noi abbiamo deciso di promuovere una lista elettorale “PERUGIA PER LA SANITA’ PUBBLICA”: ci schieriamo dalla parte di chi vuole difendere la sanità pubblica, coalizione UN PATTO AVANTI, sperando di vincere questa battaglia molto importante.

Condividi