La Sinistra per Perugia chiede un nuovo piano casa per abitazioni sociali
Perugia, 7 set. – La Sinistra per Perugia denuncia “la grave situazione economica e sociale che stanno vivendo anche i cittadini della nostra città e regione. L’inflazione a due cifre, la disoccupazione soprattutto giovanile, il lavoro sottopagato, l’aumento esorbitante delle bollette, della benzina e di tutte le necessità giornaliere gettano una luce negativa sulla qualità di vita della nostra comunità e rendono molto precaria e povera la vita delle fasce più bisognose della popolazione”. Data questa premessa, in questo lungo periodo preelettorale, nel quale cominciano a confrontarsi i partiti, le associazioni e le coalizioni, La Sinistra per Perugia propone quindi “un tema molto importante, già da tempo sentito e mai risolto: quello delle abitazioni sociali”.
A entrare nel dettaglio è il rappresentante dell’associazione Giuseppe Mattioli: “Sono usciti in questi giorni dati molto preoccupanti sulla nostra realtà abitativa che confermano le scelte sbagliate della Giunta comunale e di quella regionale che in questi dieci anni hanno incrementato solo nuove costruzioni e consumo di suolo importante, invece che ristrutturare l’esistente. Risultano accatastate a Perugia, alla fine del 2022, circa 90 mila abitazioni, ma il dato preoccupante è che il 20 per cento circa resta libero, non venduto o affittato. Negli ultimi sei mesi sono avvenuti 1.065 sfratti che hanno colpito le varie situazioni di povertà e aumentato le disuguaglianze sociali. Inoltre, Perugia, città universitaria di antica storia, è colpita pesantemente anche dalla mancanza di abitazioni soprattutto per gli studenti fuori sede. Occorre dare risposte certe e immediate, altrimenti si mette a rischio il diritto allo studio e si perde la presenza di centinaia di giovani studenti. Nonostante questo si continua incessantemente a costruire, con i relativi danni ambientali, ecologici, di traffico e di peggioramento della vita”.
“È chiaro che – sottolinea Mattioli –, senza un nuovo piano di investimenti in case popolari, si scatena una guerra fra poveri per le poche a disposizione, che declassifica la nostra comunità regionale e non risolve le gravi situazioni di disagio, povertà, difficoltà di tanta parte della nostra gente. A questo proposito è necessario coinvolgere, nell’ottica innovativa e partecipativa, tutte le parti interessate: Anci, Ater, associazione regionale delle imprese, delle cooperative di produzione o lavoro, rappresentanti degli inquilini e dei proprietari. Invece che aspettare tempi molto lunghi in attesa del mercato, potrebbero essere messe a disposizione e utilizzate per affrontare il problema delle emergenze abitative. Del resto altri Paesi europei come Inghilterra e Francia hanno un numero di alloggi sociali superiore di almeno cinque volte rispetto all’Italia. Proponiamo che il Comune e la Regione acquistino o prendano in affitto parte delle nuove abitazioni non occupate per essere assegnate e concesse a prezzi accessibili a famiglie e studenti in difficoltà a trovare alloggio alle condizioni del mercato e incapaci a ottenere prestiti agevolati. Occorrono, dunque, politiche nuove e coraggiose per le abitazioni sociali, nella visione di uno sviluppo produttivo e democratico della città”.
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