Di Ciuenlai - La “messa a disposizione del Partito” di Walter Verini saprà anche di antico, ma ricorda la serietà con la quale si faceva politica una volta. Prendersi una gatta da pelare come il Pd Umbro, senza avere nulla in cambio, se non una serie infinita di seccature e di incazzature è cosa di altri tempi. Solo che il desiderio del deputato altotiberino ha poche possibilità di essere esaudito.

Chi glielo ha chiesto (e sono un buon numero) non ha poi provveduto a fare i necessari passi interni e pubblici per formalizzare la candidature. Qualcuno , addirittura, l'ha buttata là per vedere “che effetto che fa”. Il nocciolo è che , oltre agli impedimenti di carattere statutari (di cui abbiamo parlato in http://www.umbrialeft.it/notizie/pd-umbro-%E2%80%93-segretario-ineleggibile ), restano in piedi quelli di carattere politico.

Il Pd è letteralmente bloccato a Roma come a Perugia, da tutto quel “provincialissimo” mondo renziano, emerso negli ultimi anni, che, come dice l'ex Ministro Formica “è entrato nel negozio di lusso e ha odorato la merce”. La paura di non poterlo farlo più, di essere spazzati via dall'onda delle sconfitte, li porta ad essere sospettosi nei confronti di soluzioni che non provengano dal loro interno. Hanno paura di perdere tutto, ma sanno che senza di loro, anche in Umbria, sarebbe impossibile arrivare ai 126 voti necessari ad eleggere un nuovo segretario, nell'eventualità di una convocazione da parte di qualche organismo (la Commissione di Garanzia, Gli organi Nazionali ecc.) dell'Assemblea Regionale.

Prima si spartivano il potere. Di quello dopo le recenti batoste ce n'è rimasto poco. Allora oggi si aggrappano all'unica struttura che può tenerli a galla ed in vita. L'unica che può ancora garantirgli un ruolo, anche se fittizio. La sigla del presunto partito (Il Pd). Per questo la disponibilità di Verini è vista come una vera jattura. Quindi, salvo miracoli o contrordini, ha poche possibilità di trasformarsi in atti concreti. E allora c'è già chi sta lavorando per aggirare l'ostacolo.

Se non si riesce a trovare una soluzione unitaria, l'unica cosa praticabile è il Commissariamento dell'Umbria. E il Commissario lo nomina Roma. Verini anche lì gode di buona stampa, non solo per la sua nota vicinanza a Veltroni, ma perchè anche l'attuale reggente, Martina, lo stima e lo ha scelto per ricoprire un importante incarico come quello di Responsabile della Giustizia. Ci sono già esempi in altre parti d'Italia di responsabili nazionali chiamati a traghettare delicate situazioni locali. “Verini Commissario del popolo”, è questo il terrore che fa venire in brividi, anche se fuori fa 40 gradi all'ombra, ai renziani doc dell'umbria.

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